La notizia è arrivata improvvisa, cogliendo tutti di sorpresa: ieri sera è morto Stefano Bonilli, 67 anni, giornalista capace come pochi altri in Italia di interpretare e indirizzare l'evoluzione del gusto e cambiare il nostro approccio al mondo della cucina. Diffondendo presso un pubblico sensibile e attento, ma non elitario, la conoscenza della gastronomia.
La carriera di Stefano Bonilli inizia come cronista al Manifesto nel 1971, ma la svolta professionale è di 15 anni più tardi, quando dà il via all'avventura del Gambero Rosso, prima come costola gastronomica del quotidiano e poi come mensile sul gusto e sugli stili di vita dei protagonisti del mondo del cibo e del vino. La sua autorevolezza è indiscutibile e nel tempo il brand Gambero Rosso si declina in mille espressioni, tutte all'insegna della qualità: la Guida dei Ristoranti e quella dei Vini d'Italia, il canale satellitare dedicato a cibi e vini, la Città del Gusto a Roma. E fondamentale è anche l'apporto alla diffusione dell'associazione Slow Food, di cui Bonilli firma il documento istitutivo con Carlin Petrini, Valentino Parlato, Dario Fo e molti altri.
Ma Stefano Bonilli non è tipo da godere della sua rendita di posizione: con il cambio di proprietà al Gambero Rosso insorgono dissidi che lo spingono a rimettersi in gioco. Cosa che decide di fare attraverso il blog gastronomico Papero Giallo nel settembre del 2004, passando con disinvoltura dalla carta stampata al web quando i colleghi della sua generazione rifiutano ancora internet e le nuove tecnologie. A fianco del blog personale debutta poi nel dicembre 2011 il magazine online Gazzetta Gastronomica, oggi tra le testate di settore più autorevoli in rete.
Tra mille iniziative che Stefano Bonilli lascia in sospeso, il progetto di un libro sulla storia della cucina italiana del dopoguerra e l'appuntamento previsto per il 20 e 21 settembre a Bologna sulle prospettive della critica gastronomica in Italia.
Enza Dalessandri
4 agosto 2014