Se qualcuno pensa alla leggerezza e alla delicatezza della carta di riso, dovrà cambiare radicalmente ottica quando troverà montati sulla sua auto quattro pneumatici prodotti proprio grazie al riso. Un'eventualità che potrebbe realizzarsi già entro il prossimo anno.
L'azienda americana Goodyear ha messo a punto una nuova tecnica per la realizzazione delle gomme per automobile partendo dalla lolla, la parte più esterna che riveste i chicchi del cereale. Questa tecnologia permette di sfruttare la silice (anidride salicilica) contenuta negli scarti della lavorazione del riso e i risultati ottenuti sono davvero promettenti, tanto da aprire le porte a innovazioni di grande impatto. Non solo i pneumatici prodotti con questa materia prima sono completamente riciclabili, ma riducono anche notevolmente l’attrito con l’asfalto abbattendo drasticamente le emissioni di gomma nell'aria: e tutto questo mantenendo le stesse prestazioni dei pneumatici tradizionali.
La lolla, che viene prodotta durante la lavorazione del riso, è solitamente destinata alla vendita in ambito alimentare e ha diversi impieghi: lettiere per animali, concimi organici, combustibile solido per la produzione di energia elettrica.
Ora, però, si è scoperto che il 18% del suo peso è rappresentato dalla silice, l'elemento che viene utilizzato negli pneumatici per ridurre la resistenza al rotolamento aumentando l’efficienza del veicolo senza diminuire la capacità di tenuta, soprattutto sul bagnato. Se si pensa che ogni anno vengono prodotti circa 80 milioni di tonnellate di lolla e che in molte zone del mondo viene bruciata a cielo aperto senza sfruttarne le potenzialità, è facile immaginare che l'industria ora pensi seriamente a utilizzarla con profitto.
Goodyaer ha quindi avviato contatti con produttori agricoli negli Stati Uniti, in Brasile e Asia, aree in cui si concentra la maggior produzione di riso. Ma non è la sola azienda a muoversi in tal senso. A Meleiro, nel sud del Brasile, Pirelli sta sviluppando con successo un processo di estrazione della silice dalla lolla con l'obiettivo di coprire il 30% del fabbisogno del Sud America entro il 2017.
Tra i vantaggi di questa tecnica, c'è anche l'abbattimento di oltre il 90% di "Carbon Footprint", l'impronta di carbonio, rispetto a quella dovuta alle lavorazioni tradizionali.
Alessandro Gnocchi
9 febbraio 2015