Giovanni Della Casa, più conosciuto come Monsignor Della Casa o monsignor Dellacasa (XVI secolo, foto sotto), è stato un letterato, scrittore e arcivescovo fiorentino, noto soprattutto come autore del manuale di belle maniere Galateo overo de' costumi (pubblicato postumo nel 1558), che fin dalla pubblicazione godette di grande successo. Nel 1544 papa Paolo III lo nominò nunzio apostolico a Venezia dove, già grande amante della vita mondana, frequentò la migliore nobiltà veneziana e si circondò di artisti, poeti e letterati. Nel 1551 si ritirò Nervesa, un paese del trevigiano, dove probabilmente scrisse il famoso libro Il Galateo overo de' costumi, così chiamato perché dedicato a monsignor Galeazzo Florimonte, vescovo, che lo aveva ispirato (Galatheus è la forma latina del nome Galeazzo).
L’opera
Il Galateo overo de' costumi il cui titolo completo è lunghissimo: Trattato di messer Giovanni della Casa, nel quale sotto la persona d'un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, si ragiona de modi, che si debbono o tenere, o schifare nella comune conversatione, cognominato Galatheo overo de costumi, oggi noto comunemente come Galateo. Il trattato è infatti scritto in forma di dialogo platonico, con il lettore/interlocutore/ giovinetto in ascolto del “vecchio” del titolo per tutto il trattato; il volume condensa le molteplici esperienze di diplomazia e di vita cortigiana accumulate in qualità di Nunzio apostolico a Venezia e Segretario di stato durante il pontificato di Papa Paolo III.
La prosa del volume oscilla felicemente tra il serio e il faceto, mettendo alla berlina maleducazione e bizzarria, inanellando esempi spassosi, proponendo norme di comportamento e di conversazione (che talvolta confessa di non avere sempre rispettato). Trenta capitoli riassumono i principali dettami rinascimentali e propongono una serie di consigli e regole tali da consentire una vita armonica e semplice nella propria comunità. Il Galateo di Monsignor Della Casa si distingue dai numerosi manuali di condotta molto diffusi nel Rinascimento perché scrive delle preoccupazioni quotidiane, dalla postura alle barzellette alle buone maniere a tavola, con uno stile casual e un umorismo asciutto – una prosa che ne fa uno dei libri più pubblicati e tradotti in tutta la storia della letteratura italiana e un classico della cultura europea contemporanea e dei secoli seguenti.
Precetti di convivenza civile (e osservazioni divertenti)
Ecco qualche esempio delle regole da seguire in società:
«Un gentiluomo non deve mai menzionare, né fare, né pensare cose spiacevoli che invochino nella mente dell'interlocutore immagini disdicevoli (evitare di fare vedere che si è in procinto di andare o si è appena tornati dal bagno, soffiarsi il naso e guardare nel fazzoletto come se vi siano diamanti o pietre preziose, sputare, sbadigliare in pubblico e punzecchiare con il gomito)».
«Non si dovrebbero infastidire gli altri con cose come i sogni, soprattutto perché la maggior parte dei sogni sono in generale idioti».
Ecco anche i comportamenti da tenere a tavola come il «…non grattarsi, non riempirsi troppo la bocca, non pulirsi i denti con il tovagliolo, né tantomeno con lo stuzzicadenti e non sputare, prendendo in questo esempio da quei popoli di cui si era tanto sentito parlare, i persiani, che non avevano mai avuto quest'abitudine».
«Non sta bene né interrompere qualcuno mentre sta parlando, né tantomeno aiutarlo a trovare le parole se in difficoltà perché significherebbe incentivarlo alla pigrizia».
Curiosità e aneddoti
Francesca Tagliabue
novembre 2023