Il tratto tra piazza Gae Aulenti e via Gaetano de Castillia, nel quartiere Isola, tra i più trendy di Milano, sarà dedicato a Luigi Veronelli. È la recente e felicissima decisione del comune meneghino.
Un omaggio a un personaggio che chi ha poche primavere sulle spalle forse nemmeno conosce. E invece dovrebbe. Perché si tratta di una di quelle personalità che fioriscono solo raramente in un popolo, seppure fantasioso come quello italiano. Uno di quei grandi che restituiscono ai milanesi, spesso derisi per la parlata sguaiata o le manie modaiole, un po’ di sano campanilismo.
Veronelli, infatti, è nato e vissuto a Milano (1926 – 2004), proprio nel quartiere Isola, un tempo “isolato” rispetto al resto della città a causa della ferrovia. Nella sua vita ha fatto tantissimo e tutto quello che ha fatto è stato importante. Assistente di filosofia in università, politico di fede anarchica, scrittore, editore, collaboratore dei quotidiani più diffusi.
Ma la sua grande passione, quella che lo ha reso noto nel mondo, è stata l’enogastronomia. Il cibo e il vino. Una predilezione a cui è arrivato grazie al grande legame con la sua terra e con chi la terra la lavorava da mane a sera. Veronelli difendeva, anche con durissime battaglie, l’unicità dei prodotti italiani, e si batteva per i diritti di produttori e contadini esponendosi in prima persona (al punto da finire in prigione).
Senza arroganze da primadonna e con parole semplici (ma senza mai semplificare), ha portato nelle case, attraverso i giornali e la televisione, la conoscenza del nostro inestimabile patrimonio agroalimentare. Lo stesso che oggi ci ha valso l’onore di diventare sede di Expo.
Sapere che Milano dedica una via al grande anarchenologo, come lo definì una rivista d’altri tempi, è una notizia bellissima e anche l’insperata occasione per parlare di lui.
Cristiana Cassé
16 settembre 2015