D’acacia, millefiori, di eucalipto, oppure di girasole, corbezzolo, tiglio, castagno o agli agrumi. Sono tante le varietà di miele disponibili sugli scaffali dei negozi e non sempre è facile scegliere. Anche perché, oltre ai fiori da cui deriva, che influiscono quasi esclusivamente su colore e sapore, ci sono tante altre variabili a determinare la qualità: lavorazione artigianale o industriale, biologico o convenzionale. E poi come valutare la freschezza del prodotto e qual è il giusto prezzo? Ecco una breve e semplice guida per acquistare il miele giusto.
Cosa ci dice l’etichetta
Il miele è prodotto a partire dal nettare dei fiori o dalla melata (una linfa zuccherina presente sulle gemme o sulle foglie di alcune essenze arboree), che le api domestiche raccolgono e trasformano. Se il miele proviene principalmente da un’unica origine botanica che lo determina nella composizione e nelle caratteristiche organolettiche (come profumo e sapore), allora è venduto come monofloreale (ad esempio, “miele di tiglio” o “miele d’acacia”). Se è ottenuto dalla melata, sulle confezioni c’è scritto “miele di melata” o “miele di bosco”. Invece “millefiori” significa che non è stato possibile individuare con precisione l’origine botanica.
Poi bisogna fare attenzione al termine di consumo: una specie di “data di scadenza” che va indicata per legge sulle confezioni. Il miele dura da 18 a 24 mesi, dopo comincia a perdere le sue qualità.
In Italia si produce meno miele di quello che si consuma, quindi una quota è importata, in gran parte da Paesi dell’Ue. Sull’etichetta si può leggere l’indicazione della provenienza: “miele italiano”, oppure “miscela di mieli originari della Ce” o ancora “miscela di mieli non originari (o extra) Ce” e “miscela di mieli originari Ce e non originari Ce”.
Il vasetto, colore e consistenza
Il miele può essere venduto solo in contenitori chiusi ermeticamente, per evitare alterazioni. Per essere sicuri meglio scegliere i vasetti dotati di sigillo di garanzia, che tutelano da ogni eventuale manipolazione. Fare attenzione ai mieli che presentano la parte liquida separata da quella solida, oppure schiumosi, o con evidenti bolle di gas. Sono indicatori del fatto che il prodotto ha fermentato perché è stato estratto dall’alveare quando ancora non era del tutto maturo, oppure conteneva troppa acqua. Mangiare un miele fermentato non è dannoso per la salute, è solo sgradevole per il palato.
Biologico o convenzionale?
I test condotti da alcune associazioni di consumatori (come Altroconsumo) non hanno trovato differenze nutrizionali tra miele biologico e convenzionale. La differenza è nei processi produttivi: per il miele bio le arnie devono essere lontano da zone inquinate e preferibilmente su terreni coltivati con tecniche a basso impatto ambientale. Nell’apicoltura convenzionale sono ammessi prodotti chimici di sintesi mentre chi pratica apicoltura biologica può usare solo acidi organici e oli essenziali naturali. Ma i residui di prodotti chimici presenti nei mieli convenzionali, sono considerati insignificanti.
Artigianale o industriale?
Il miele artigianale è espressione del territorio in cui è prodotto, a cui è fortemente legato e da cui prende il sapore e i profumi. Ha il pregio di non essere sottoposto a trattamenti invasivi come la pastorizzazione, quindi è più genuino ed esprime tutta la biodiversità. Ma bisogna fare attenzione a scegliere l’apicoltore giusto e che osservi le norme di igiene e sicurezza alimentare.
Il miele industriale offre garanzie in termini di sicurezza e igiene e non risente delle variazioni stagionali perché in genere è una miscela di mieli diversi scelti per garantire sempre le stesse caratteristiche di colore, consistenza e sapore.
Manuela Soressi
settembre 2016