I maiali che scorrazzano liberi tra gli ulivi delle colline del Chianti, nelle terre del Podere Bernardello sembrano felici. E il loro stato di benessere si trasferisce anche nelle loro carni, sode e di qualità, dalla cui lavorazione si ricavano il prosciutto cotto, quello crudo stagionato e la mortadella a marchio Fior Fiore Coop, etichettati come provenienti da “suini allevati senza uso di antibiotici”. Infatti, durante gli ultimi quattro mesi di vita, questi suini crescono senza entrare in contatto con i farmaci veterinari normalmente usati per trattare le infezioni e limitare la diffusione delle malattie provocate dai batteri.
Un approccio innovativo, che rientra nell’iniziativa “Alleviamo la Salute”, lanciata da Coop in collaborazione con il ministero delle Politiche Agricole, per offrire ai consumatori carne, salumi e uova provenienti da allevamenti dove l’uso di antibiotici è razionalizzato, ridotto o persino escluso. L’approccio di Coop è il più ampio e sistematico realizzato finora in Italia (e anche il più oneroso visto che la catena distributiva vi ha investito oltre 5 milioni di euro per sostenere gli allevatori) ed è la punta dell’iceberg di un movimento, che vuole ridurre o abolire il ricorso agli antibiotici negli allevamenti. Un obiettivo non facile da raggiungere, ma estremamente importante. Per tutti. Vediamo perché.
ANTIBOTICI: NELLA UE SONO AMMESSI SOLO PER CURARE
È dal 1970 che l'Unione Europea autorizza l'uso degli antibiotici come additivi nell'alimentazione degli animali da allevamento, specificando quali sono consentiti per singola specie animale, come vanno somministrati (ad esempio, nell'acqua o nel mangime) e in quali quantità. I dosaggi sono stabiliti in base al principio di sicurezza: il livello dell'antibiotico non deve risultare dannoso o rischioso né per la salute degli animali né per quella umana. Con il passare degli anni il ricorso agli antibiotici è aumentato. Perché? Perché funzionano e hanno ricadute positive: aiutano a tutelare la salute animale (evitando anche che soffrano inutilmente), a ottenere allevamenti più produttivi e alimenti più sicuri e vicini alle richieste dei consumatori.
L'Unione Europea ha posto un freno a quest’escalation nell’uso degli antibiotici stabilendo che possono essere somministrati solo sui capi malati (e solo per prescrizione del veterinario) per curarli o evitare che infettino altri animali. Dal 2006 in tutta la Ue gli antibiotici non possono essere dati agli animali sani né a scopo preventivo né per farli aumentare di peso e farli crescere più in fretta (come invece tuttora accade altrove, come negli Stati Uniti e in Cina). Inoltre gli animali curati con antibiotici devono essere isolati e solo dopo la fine del cosiddetto "periodo di sospensione" ossia quello necessario all'animale per smaltire l'antibiotico) possono tornare insieme agli altri animali.
IL FRONTE “ANTIBIOTIC FREE”
Ora gli antibiotici sono vittima del loro successo visto che l’aumento del loro uso ha avuto un effetto inatteso: questi farmaci sono diventati meno efficaci perché i batteri si sono fatti più forti e meno attaccabili dai farmaci. Questo fenomeno, che viene definito "antibiotico-resistenza", non riguarda solo gli animali ma anche gli uomini, ed è in costante crescita, tanto che l’Organizzazione mondiale per la della sanità (Oms) ritiene che nel 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte al mondo.
Queste considerazioni stanno spingendo gli operatori delle filiere dei prodotti di origine animale a “ripensare” il loro approccio agli allevamenti, in modo da ridurre (o abolire) il ricorso agli antibiotici. Questo significa gestire gli allevamenti in modo diverso, più attento e rigoroso, puntando sulla prevenzione dei problemi di salute animale per ridurre il rischio di malattie. Si lavora sul miglioramento delle condizioni in cui crescono gli animali, per diminuirne lo stress (come ho visto nell’allevamento in Toscana), perché si sa che la salute degli animali e l'incidenza delle malattie sono influenzate da tanti fattori, come il sovraffollamento, il tipo di nutrizione e le condizioni igieniche degli allevamenti. Via libera, dunque a recinti più ampi, ad alimentazione senza Ogm, all’analgesia negli interventi di castrazione e all’abolizione di pratiche, come la limatura dei denti o il taglio della coda dei suini.
MENO (O ZERO) ANTIBIOTICI NEI PRODOTTI COOP
Prima le carni avicole, poi le uova, quindi le carni di scottona e vitellone, e le carni e i salumi suini: continua a tappe precise la campagna Coop “Alleviamo la salute”, che, nel giro di un anno, ha coinvolto 1.600 allevamenti di fornitori dei prodotti a marchio Coop, per un totale di 26 milioni di polli e galline, 130.000 bovini e 270.000 suini, tutti allevati senza ricorrere a questi farmaci oppure riducendo e razionalizzandone l’uso (ad esempio, abolendoli negli ultimi 4 mesi di vita dell’animale).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: sono 35 le referenze avicole a marchio Origine Coop, 190 i milioni di uova ottenute da galline allevate senza antibiotici, e 50 le tipologie di salumi e carni suine fresche che in etichetta hanno l’indicazione “Allevato senza uso di antibiotici” o che riportano in un bollino le garanzie ottenute da Coop riguardo la riduzione del ricorso a questi farmaci.
ANTIBIOTICI: CHI LI HA ABOLITI
Mentre l’associazione del settore avicolo Unaitalia comunica che, negli ultimi cinque anni, si è dimezzato l’uso di antibiotici negli allevamenti italiani di polli e galline, l’offerta di alimenti “antibiotic free” cresce velocemente. E sugli scaffali dei supermercati c’è sempre più scelta, anche da parte di marche note. Come le uova Le Naturelle Rustiche arrivano da una filiera dedicata e certificata, che ha richiesto oltre due anni di lavoro e in cui non vengono mai somministrati antibiotici.
O la gamma dei Salumi Liberi di Raspini, ottenuti da una filiera in cui gli animali sono allevati senza antibiotici dalla nascita. O il Pollo Campese Amadori, allevato all’aperto senza ricorrere ad antibiotici. O la linea Naturals Rovagnati che offre salumi caratterizzati dallo 0% di antibiotici, nitriti aggiunti e Ogm negli ingredienti. Una novità recente sono i salumi della linea “Zero Antibiotici” di Parmacotto: prosciutto crudo, prosciutto cotto alta qualità e petto di pollo nazionale, ottenuti nel rispetto della sostenibilità ambientale e del benessere animale.
Manuela Soressi
maggio 2018