Chi frequentava Londra a metà degli anni Ottanta sa che i ristoranti della città mostravano un’offerta limitata, con carte standard e menu essenziali. Oggi, come riferisce la rubrica di Food&Travel di Usa Today, la città del London Eye è considerata la capitale europea del cibo e ha decisamente superato Parigi in fatto di qualità e varietà.
Com’è stato possibile questo cambiamento? Secondo il magazine statunitense le ragioni vanno cercate nell’apporto dell’immigrazione e nella particolare attitudine degli inglesi (o forse meglio dei londinesi) all’innovazione. L’influenza delle altre culture è un dato certo: la Londra del nuovo millennio è un interessante e variegato melting pot, dove oggi convivono persone di origine differente (più di un terzo dei residenti sono nati fuori dal territorio nazionale e si parlano almeno 300 lingue diverse). Ci sono ristoranti stellati sono francesi, italiani, spagnoli, portoghesi, indiani, cinesi… L’immigrazione motiva solo in parte il successo dei ristoranti all’ombra del Big Ben.
Intanto le abitudini dei londinesi sono cambiate: se negli anni Ottanta mangiare fuori casa era considerato appannaggio di un’elite socio culturale, oggi una buona cena fa parte delle abitudini settimanali dei londinesi. La cucina domina il palinsesto televisivo e i libri di grandi protagonisti mediatici come Jamie Oliver, Nigella Lawson e Gordon Ramsey sono da anni nelle liste dei best seller. Dinner, il ristorante dello chef Heston Blumenthal, è considerato il settimo miglior ristorante del mondo dall’autorevole Restaurant Magazine.
Ma non solo: Londra è una città estremamente creativa e dinamica. Che negli ultimi anni ha visto nascere molti trend gastronomici: dalla cucina molecolare (la scienza che sfrutta le trasformazioni chimiche del cibo) alle cene multisensoriali (che suggerisce abbinamenti tra cibo, musica e arte). Insomma, un variegato mix di ingredienti, che dà vita a quello che sta diventando il vero paradiso dei gourmet europei. (Fonte: UsaToday)
di Livia Fagetti