Questo melone, che pare sia un discendente di un melone introdotto in Canada dalla Francia dai gesuiti alla fine del XVII secolo, raggiunse l’apice del suo sviluppo e diffusione nel 1800.
Si trattava di un grande melone retato con polpa verde e uno squisito profumo speziato (vedi l'immagine del periodo, sotto) Entro il 1880 era una delle varietà più ricercate negli Stati Uniti. Quasi un secolo e mezzo fa, i residenti della Manhattan più elegante e mondana, presi dalla voglia di gustare un dessert speciale, dolce e freschissimo, si sarebbero seduti in un ristorante elegante e avrebbero ordinato una succosa fetta di melone di Montreal. Che avrebbero pagato oro, o almeno come una bistecca – una fetta di questo straordinario melone a polpa verde costava ben 1 $, il prezzo di una costata (circa $ 30 in valuta odierna). Per una sola fetta di melone.
Ai tempi, il melone di Montreal era considerato lo Champagne dei meloni. Un giornale del 1885 lo descrive come un frutto “dalla dimensione grande... quasi rotondo ma appiattito su entrambe le estremità, dalla scorza verde profondamente reticolata, polpa molto spessa e dal sapore tra i più fini”.
Alcuni meloni interi pesavano più di 18 chili e Victoria, la regina d'Inghilterra, ne riceveva uno ogni anno, accuratamente avvolto in un cesto di legno progettato appositamente per proteggere il delicato frutto.
Ma andiamo con ordine, perché il melone di Montreal ha una storia particolare.
Una vicenda misteriosa
A un certo punto il celebratissimo melone di Montreal scomparve. Per riapparire e poi scomparire di nuovo. Oggi la sua discendenza sta ritornando in vita ancora una volta, resuscitata da un gruppo di monaci trappisti in un'abbazia a nord–est della città di Montreal, nel Quebec, in Canada.
"Il melone di Montreal ha una storia romanzesca come nessun altro frutto o ortaggio”, afferma il giornalista Barry Lazar, il primo a scrivere del prodigioso melone in tempi moderni, nel suo articolo del 1991 su The Montreal Gazette. Conosciuto anche come melone muschiato, Montreal market o melone noce moscata, il melone di Montreal suscitò per la prima volta l'interesse di Lazar durante una passeggiata nel suo quartiere a Montreal. Lazar nell’articolo racconta «Stavo passeggiando nei dintorni della strada in cui vivo, Old Orchard, e mi sono reso conto che qui prima c'erano solo campi coltivati, fin dal XVIII secolo». Il quartiere urbano di Lazar a Montreal, Notre Dame de Grâce, era infatti un tempo terreno agricolo con un pendio soleggiato, un drenaggio perfetto e un suolo ricco concimato con letame di cavallo raccolto dai quattro ippodromi della città. Perfetto per la coltivazione dello splendido melone di Montreal (vedi foto sotto), che apparve qui per la prima volta e conquistò i cuori e i palati della vicina e ricca New York. Ma con la crescita della città, negli anni le case pian piano soppiantarono i terreni agricoli e il melone di Montreal perse il suo fertile terreno. Addio tavole eleganti della New York gourmet.
Prima “resurrezione” e seconda scomparsa
Un collega di Lazar alla Gazette, Mark Abley, rimase così colpito dalla storia che riuscì a rintracciare alcuni semi presso la collezione del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ad Ames, Iowa. Abley conosceva la persona giusta cui affidarli per “resuscitare” il melone di Montreal: Ken Taylor, ex professore di chimica e agricoltore con azienda e campi appena fuori Montreal, nell'Île Perrot, la cui passione erano la frutta biologica e le varietà locali che venivano coltivate in passato. Ken Taylor iniziò gli sforzi per riportare in produzione questo delizioso melone ed entro l’autunno era riuscito a coltivare meloni – del peso intorno agli 11 chili – talmente buoni che avrebbero deliziato i gourmet newyorkesi di inizio secolo, quelli disposti a pagare una fetta di melone verde come una costata. Lazar scrisse «All’assaggio li ho trovati eccezionali. Avevano una bella polpa verde, speziata, con un leggero retrogusto di noce moscata. Molto dolce, molto elegante. Al gusto apparivano una combinazione riuscita tra un melone perfettamente maturo e una mielata; qualcuno ne fece una confettura, ed era davvero deliziosa».
Purtroppo, come coltivazione, il melone di Montreal si rivelò estremamente capriccioso. Taylor scoprì che doveva piantarli prima degli altri meloni, metterli in un luogo ventilato e sollevati da terra. E anche con tutte queste coccole, i meloni di Montreal esigevano un clima perfetto, se no, nulla. Inoltre, sfortunatamente, il melone di Montreal (come molti meloni di quei tempi) iniziava a marcire a tre giorni appena dalla raccolta, rendendolo inadatto ai viaggi lunghi e alla produzione industriale – che stava prendendo il controllo dell'agricoltura in Nord America – e quindi, con tutte queste problematiche, la sua popolarità diminuì. Entro la metà del XX secolo il melone di Montreal sembrava essere estinto (di nuovo).
Il ritorno del melone (o meglio, della sua discendenza)
Mentre il melone di Montreal entusiasmava i palati newyorkesi all'inizio del XX secolo, un gruppo di monaci trappisti a Oka, piccolo villaggio sulla sponda settentrionale del fiume Ottawa a nord–ovest di Montreal, stavano lavorando a nuovi prodotti alimentari nella loro scuola agricola. Tra gli altri svilupparono il pollo Chantecler – il primo pollo di origine canadese – adattandolo ai rigidi inverni della provincia del Quebec.
Nel 1912, il monaco Athanase Montour incrociò dei semi del melone di Montreal con quelli di un melone banana (vedi foto sopra), un’altra cultivar antica, per creare il melone Oka, polpa arancione molto vivo e scorza suddivisa in circa 10 meridiani (foto sotto). Con la chiusura della scuola agricola del monastero, il melone Oka prese la deriva della memoria quando i più comuni meloni, come la varietà Athena oggi in ogni fruttivendolo o supermercato, guadagnarono velocemente in popolarità.
Ma come successe con il suo leggendario progenitore dalla polpa verde, un paio di coincidenze hanno riportato in vita il melone Oka. Una decina di anni fa Jean–François Lévêque, agricoltore biologico appassionato di semi antichi, si imbatté nel melone Oka nella banca dei semi Seed Savers Exchange – organizzazioni come Seed Savers Exchange e Seeds of Diversity stanno tentando di preservare, tra le altre, le varietà antiche di melone in via di estinzione.
Lévêque aveva sentito parlare del leggendario melone di Montreal, e si incuriosì dalla varietà da lui derivata creata dai monaci di Oka. Nel 2014 andò a trovare i monaci trappisti nella nuova Abbazia di Val Notre–Dame a Saint Jean de Matha, che curiosamente è molto vicino alla sua azienda agricola, e portò loro dei semi di melone Oka: i monaci non avevano idea di cosa stesse parlando! Con il passare degli anni e la chiusura della scuola, nessuno se ne ricordava più: i monaci si entusiasmarono al pensiero di far rivivere parte della loro vocazione agricola, così piantarono i semi e i meloni Oka crebbero di nuovo.
Oggi all’Abbazia ne crescono circa quaranta, ben formati, a stagione, che nutrono i monaci rimasti. Anche qualche coltivatore per passione di varietà antiche coltiva il melone Oka, che dall’augusto antenato, il melone di Montreal, ha ereditato sia una dolcezza speciale sia l’incapacità di resistere al trasporto, condannandolo a un mercato molto ridotto.
E così il melone Oka sopravvive, almeno tra monaci e appassionati giardinieri. Il suo progenitore, il melone di Montreal, non ce l’ha fatta, per lo meno direttamente.
Per i monaci trappisti e il giornalista Lazar, recuperare queste varietà antiche di melone è valso gli sforzi e i costi, non foss’altro per la soddisfazione di raccontare la storia succosa del leggendario melone di Montreal.
Francesca Tagliabue
luglio 2022