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Insetti nel piatto: ne abbiamo davvero bisogno?

News ed EventiNewsInsetti nel piatto: ne abbiamo davvero bisogno?

Sono nutrienti, economici da allevare e a basso impatto ambientale. Ecco perché saranno il nostro cibo del futuro

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Grilli, formiche, scarafaggi: siamo davvero arrivati al punto da doverli mangiare al posto di pasta, bistecche e insalata di mare? È quello che verrebbe da pensare seguendo il fervente dibattito scatenato dalla decisione della Commissione Europea di autorizzare gli insetti anche nell’alimentazione umana, riconoscendo quelli interi sia come nuovi alimenti sia come prodotti tradizionali da Paesi terzi. Non si tratta di una boutade. Né di un fuoco di paglia. Le previsioni diramate dall’istituto di ricerca Nomisma dicono che, entro il 2030, gli alimenti realizzati usando insetti commestibili arriveranno solo in Europa a oltre 260 mila tonnellate destinate a 390 milioni di consumatori. Ma cosa significa, in pratica? E come cambierà concretamente (se lo farà) il nostro modo di mangiare?

Perché gli insetti
La Fao li ha definiti “il cibo del futuro”, perché sono la soluzione più praticabile per assicurare il nutrimento (soprattutto proteico) a una popolazione mondiale in continua crescita e che vive su un pianeta dalle risorse non illimitate. Gli insetti sono un’ottima fonte di proteine (a parità di peso i grilli ne apportano più del doppio della carne di manzo), hanno una composizione nutritiva equilibrata in vitamine, fibre, minerali e oligoelementi e sono un alimento sostenibile. Per ottenere un kg di proteine da insetti basta un quarto dell’acqua necessaria per ottenere la stessa quantità di carne bovina. E il loro allevamento produce 80 volte meno emissioni rispetto a quello dei bovini, richiedendo oltretutto 15 volte meno superficie per l’allevamento (fonte Fao). Affermazioni incontestabili ma che si scontrano con il disgusto alimentare. Come rileva un sondaggio Coldiretti, un italiano su due è contrario a portare in tavola gli insetti. Eppure già oggi oltre 2 miliardi di persone li consumano e, probabilmente, lo facciamo anche noi. Inconsapevolmente, come nel caso delle bevande e degli alimenti resi rossi grazie al colorante ottenuto dalla cocciniglia. Sia chiaro: qui non si tratta di consumare grilli fritti (come si fa in Messico) o uno spiedini di scorpioni alla griglia alla maniera cinese perché gli insetti entrano (ed entreranno sempre di più) nel nostro piatto come ingredienti o come isolati proteici utilizzati in alimenti di uso comune, come crackers, pasta o snack. 

Come arrivano in tavola
Il 24 gennaio 2023 la Commissione europea ha autorizzato la vendita di farina, parzialmente sgrassata, ottenuta dai grilli domestici (Acheta domesticus), a seguito del via libera degli esperti dell’Efsa che ne hanno valutato la sicurezza in termini di sistema di allevamento, nutrizione e rischio di provocare allergie. Due giorni dopo è arrivato il via libera anche per la commercializzazione della larve di verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), che possono essere vendute in diversi modi: essiccate, congelate, in polvere o in pasta. In queste stesse forme sono già commercializzati la Locusta migratoria e la larva gialla della farina (Tenebrio molitor). In genere da questi insetti sono ottenute delle farine destinate all’alimentazione animale, come quelle prodotte in Italia a Ittinsect – Feed for the Ocean, che li usa in mangimi per pesci d’allevamento, come trote e storioni, e presto anche per spigole e orate. Ma da inizio 2023 si è ufficialmente aperto anche il fronte del menu di noi umani, visto che la farina di grilli può essere aggiunta a diversi alimenti, dal pane alle barrette di cereali, dalla birra al cioccolato, dalle zuppe di legumi ai sostitutivi della carne, ma sempre in quantità ridotta: ossia solo dallo 0,1% al 5% di tutti gli ingredienti. E la loro presenza dev’essere indicata in modo chiaro in etichetta. Per arrivare a essere autorizzati come alimento gli insetti devono rispettare un iter preciso.  Le aziende devono dimostrare di rispettare precisi requisiti in termine di rischi di sicurezza per la salute umana, presentando un apposito dossier scientifico alla Commissione europea e specificando gli usi specifici a cui sono destinati i prodotti, che saranno poi gli unici consentiti.

Dove si trovano
Le previsioni dicono che le farine di insetti finiranno soprattutto in pane e prodotti da forno, e in misura minore nella pasta, e che saranno usati come ingredienti alimentari. Al momento si può già gustare il Grillo Cheeseburger (fagioli cannellini, patate e 1,6% di farina di grillo), proposto da Pane&Trita nei suoi locali in Lombardia, e si possono comprare patatine e biscotti della Fucibo. Tra poche settimane si potrà acquistare il pane con farina di grilli preparato dall’artigiano panificatore Enrico Murdocco di Tellia a Torino così come si potranno comprare al supermercato gli spaghetti, realizzati con la farina di grillo, e le penne con farina di larve. L’assortimento più ampio lo offre il sito di e-commerce 21-bites (basato a Londra ma fondato da due italiani), dove si trova di tutto a base di insetti, compresi i prodotti a marchio Fucibo, realizzati in Italia e presto in vendita anche nei negozi fisici. Dietro questi prodotti ci sono aziende specializzate, in genere start-up. Come la torinese Italian Cricket Farm, la prima azienda italiana ad aver ottenuto l’autorizzazione a commercializzare questi nuovi alimenti e a proporre la pasta con farina di grilli, importati dalla casamadre vietnamita. Ma c’è anche chi lavora a una produzione 100% italiana. È la Alia Insect Farm, una start-up fondata da Carlotta Totaro Fila per creare una filiera nazionale, sicura e controllata, di grilli commestibili, da cui ricavare una farina utilizzabile per produrre alimenti sia dolci che salati. A cui dare un twist interessante per il benessere: un aumento del contenuto di proteine e una maggiore azione antiossidante, com’è emerso dalla ricerca condotta dall’università di Pavia.

Manuela Soressi
marzo 2023

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