Il vino antico, quello di 3 mila anni fa, era tutt’altro che una preparazione rudimentale. Che egizi, greci e romani lo producessero e consumassero non è una novità, sono nuove tuttavia le scoperte sulla sua composizione.
Questa bevanda è presente in quasi tutte le civiltà passate che non l'hanno proibita per motivi religiosi: gli otri sono raffigurati nelle pitture, se ne parla nei racconti epici e ci sono anche i ritrovamenti archeologici. Però finora si sapeva poco su ingredienti e metodi di lavorazione. Recenti studi invece adesso svelano qualcosa in più e raccontano sulle abitudini dei nostri antenati: a sorpresa scopriamo che i loro vini erano elaborati in modo raffinato.
Il team dell’archeologo Andrew Koh, della Brandeis University, ha condotto un’analisi su una quarantina di giare risalenti a 3.600 anni fa, in piena età del bronzo e ritrovate nel sito di Tel Kabri, nello stato di Israele. Ma secondo Koh nonostante il luogo del ritrovamento, il palazzo non sarebbe ebraico.
Il vino non era il prodotto della semplice fermentazione dell’uva, ma era aromatizzato con miele, resina, olio di cedro, ginepro, menta, cannella e bacche profumate. E non solo: i residui ritrovati mostrano che i vignaioli di un tempo amavano sperimentare, infatti un gruppo di vasi non contiene tracce di aromi, un altro ne ha solo alcuni e un altro ancora ne ha diversi mix.
Gli studiosi avanzano l’ipotesi che il luogo del ritrovamento più che un magazzino fosse una cucina adiacente alla sala da pranzo, dove il mastro sommelier mixava le bevande prima di servirle agli ospiti. Tutto lo studio è stato pubblicato sul sito internazionale PlosOne, dove si trovano tutti i dettagli e le immagini del lavoro degli scienziati.
Nel corso dell’anno gli archeologi continueranno gli scavi, la speranza è di trovare anche altre suppellettili come statue, gioielli o vasi con residui alimentari. Chissà che si possa scoprire qualcosa in più anche sulla produzione dell’olio e di altri antichi prodotti gastronomici.
Barbara Roncarolo
28 agosto 2014