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News ed EventiPiaceriIl suono del cibo: mai mangiato con le orecchie?

Il suono del cibo: mai mangiato con le orecchie?

Se un cibo “suona” bene lo si apprezza di più. Lo si prova in una mostra a Trento

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Si mangia prima di tutto con gli occhi, ma anche le orecchie fanno la loro parte. Ed è più importante di quel che si pensa, come si scopre visitando l’interessante e sorprendente mostra “Food sound, il suono nascosto del cibo”, aperta al Muse di Trento sino al 11 gennaio 2026. Un’esposizione che approfondisce come la componente sonora entra in gioco in tante situazioni, da quando cuciniamo a quando facciamo spesa, e come viene sfruttata dal marketing delle aziende per guidare le nostre scelte.

Immergersi nei suoni prodotti dai cibi

Il punto di partenza è assolutamente scientifico (d’altronde la mostra è ospitata dal Museo delle Scienze), ma i risultati e le scoperte delle ricerche legate alle neuroscienze non sono semplicemente raccontati ma fatti sperimentare direttamente dai visitatori, che, tramite avveniristiche cuffie , vivono un’esperienza sonora tridimensionale e possono immergersi in tante situazioni (come la cucina di casa, un fast food, una trattoria o un negozio) e sentire come i suoni influiscono sulla percezione del cibo e sull’esperienza alimentare. Ad esempio, accomodandosi ai tavoli del nel lounge bar e toccando un campanello si può degustare una pietanza “con le orecchie”, mentre nell’area del mercato si possono esprimere le proprie scelte alimentari basate solo sull’ascolto dei diversi cibi. Un curioso, insolito e coinvolgente percorso immersivo sonoro da cui si esce con una maggiore consapevolezza di come il cervello, proprio attraverso il suono, percepisce e risponde agli stimoli alimentari.

Conoscete l’”effetto crunch”?

I suoni (anche quelli prodotti dai cibi, quando li si cucina o li consuma) sanno toccare corde profonde e, quindi, accendono ricordi e generano emozioni. E perciò guidano la percezione, le preferenze e le scelte degli alimenti. In che modo? Lo rivelano le ricerche sul tema svolte dagli esperti di psicologia, antropologia, neuroscienze e sociologia e che sono sempre più utilizzate dalle aziende agroalimentare per definire le loro strategie di marketing. Avete mai fatto caso a quanti alimenti o locali (soprattutto pizzerie) usano il termine “croccante”? Solo in un supermercato ci sono 1.755 prodotti che hanno questa parola ben evidenziata sulle etichette, rileva l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy. Come mai? Perché si è scoperto che la croccantezza di un alimento (come patatine e lattuga) viene percepita non solo in bocca ma anche nelle orecchie, poiché produce dei suoni ad alta frequenza (ossia sopra i 5 kHz). Questi suoni spingono il nostro cervello a elaborare il croccante come “sano” e a ottenerne un maggior piacere. Ecco perché le aziende cercano di enfatizzare l’"effetto crunch" nei loro prodotti, in modo che siano più appetibili, più stimolanti e, quindi, inducano a consumarne di più. Non solo. Più sono croccanti sotto i denti e producono un “suono” netto, più gli alimenti vengono vissuti come buoni e freschi. Un effetto che le aziende alimentari conoscono e utilizzano regolarmente per sottolineare l’attrattiva dei loro prodotti, coinvolgere i consumatori e stimolare l’appetito.

Locale rumoroso? Si rischia di mangiare di più

Il suono legato al cibo è anche quello prodotto dall’ambiente in cui si mangia. Un maggior rumore di sottofondo spinge a mangiare di più perché annulla i suoni prodotti dalla masticazione. Al contrario un “tappeto sonoro” adeguato amplifica il piacere del cibo. Ecco perché molti locali hanno introdotto rumori di sottofondo, musica e paesaggi sonori appositamente progettati per migliorare l’esperienza di degustazione. Anche quando si è in volo, il rumore dell’aereo incide sulla percezione dei sapori perché disturba la trasmissione al nostro cervello di alcuni segnali neurologici. Alcuni studi hanno rivelato che i suoni presenti nella cabina di un aereo attenuano le sensazioni di dolce, aspro e salato, e che enfatizza l’intensità dell’umami. Ecco perché uno stesso alimento, consumato a bordo o sulla terraferma, ha un sapore sembra avere un sapore diverso e risultare decisamente più amaro.

Manuela Soressi,
marzo 2025

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