Si chiamano Ermes e Venere e sono risi italiani: pregiati, salutari, gustosi e aromatici arrivano nella nostra cucina per deliziare il palato e ridestare il naso
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Riso nero: riso venere Nel breve volgere di alcuni anni, una parte del riso italiano ha assunto colorazioni sconosciute, aromi intensi e variegati, consistenze inattese.
Capostipite di questa nuova generazione è il riso nero Venere, frutto a sua volta di ibridazione tra un antico riso cinese riservato solo al piatto dell’imperatore, e una qualità italiana. Nonostante il fascino esotico, il Venere è stato creato e brevettato a fine anni Novanta dall’italianissima Sapise, società che ancora oggi cura l’intera filiera produttiva: dalla semina alla lavorazione del risone, attraverso una rete di coltivatori chiamati ad attenersi a un disciplinare che garantisce basso impatto ambientale ed elevata qualità.
Riso Rosso: Ermes Ermes, un riso intensamente rosso (al pari delle vareità rouge camargue e red thai), ha una storia simile, cominciata nel 2006 dall’incrocio tra il Venere e un riso bianco dal chicco allungato. Entrambi integrali, il rosso e il nero assicurano un elevato apporto di antociani, preziosi antiossidanti naturali responsabili del loro colore. Questi bellissimi chicchi però sono anche intensamente aromatici.
Abbinamenti: Il profumo si sprigiona fin dall’apertura del sacchetto e continua durante la lunga cottura (40 e 35 minuti) e nel piatto: Venere incanta con sentori di dolcezza e pane fresco, a cui Ermes aggiunge note speziate. Sensazioni da sublimare con l’abbinamento a carni e molluschi, verdure croccanti, creme di formaggio o legumi. La consistenza tenace, affilata ed elastica di questi chicchi poco vocati ai risotti, può anche essere accompagnata da una vellutata che la ammorbidisca e la contrasti. Esaltandola.