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Il buon riso che piace anche al pianeta

News ed EventiNewsIl buon riso che piace anche al pianeta

Dalla pulitura a pietra dei chicchi, all’auto produzione di energia e lo studio di varietà naturalmente resistenti, l’azienda pavese Riso Scotti è un esempio di sostenibilità “integrata”

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In agricoltura mettere d'accordo il buono e il bello non è sempre scontato, soprattutto se si tratta di coltivazioni estese e di processi produttivi altamente industrializzati, come nel caso del riso che dal campo alla distribuzione può essere impattante per il territorio. Ma non è sempre così. In Italia un esempio di virtuoso in questo settore è Riso Scotti, l'azienda pavese che da oltre 160 anni lavora e distribuisce riso in oltre 80 Paesi nel mondo e che, non a caso, all’ingresso dello stabilimento ha installato una scultura alta oltre 4 metri che rappresenta Leonardo da Vinci, il genio (tra l’altro) dell'idraulica applicata all’agricoltura. È a lui che si ispira l'azienda per un approccio ecologico con sfruttamento delle acque senza sprechi. Chi pensa che la coltivazione del riso sia un'attività idrovora qui nel pavese, che “galleggia” su un giacimento sotterraneo di acqua grande come 400 campi da calcio, deve ricredersi. Infatti, l'acqua che scende dalle Alpi arriva a costo zero attraverso il Po e il canale Cavour alle pianure, si adopera per irrigare e allagare i campi, grazie alle piogge moltiplica il suo volume e torna in falda senza aver usato nemmeno un Kw di energia.

Sostenibilità integrata

È il ciclo virtuoso dell'acqua da accompagnare, però, con un attento studio dei fenomeni geologici e climatici per adattare alla situazione attuale, che non è più quella leonardesca, semina, cura delle piantine, lavorazione e logistica perché tutto funzioni bene, anche tutelando l’ambiente. Per farlo Riso Scotti sceglie solo partner che condividono gli stessi valori di “sostenibilità integrata”, una collaborazione forte, costante e comunitaria.

Semi e trasporti sempre più sostenibili

Una società specializzata affianca l'azienda nello studio dei semi per crearne di più robusti, perché un tempo per stare al passo con i tempi bastavano 10 anni, oggi occorrono sempre più spesso nuovi ibridi resistenti agli effetti dei cambi climatici. Anche le società di trasportatori utilizzano spesso furgoni Euro 6, alimentati con gas naturale liquefatto o navi a motori ibridi per ridurre le emissioni di inquinanti. Inoltre, il reparto logistico aziendale sta studiando una nuova combinazione di trasporto furgoni/treni ha ottimizzato i volumi dei carichi ricucendo del 10% il numero di viaggi per 200 mila chilometri in meno percorsi.

Anti spreco riutilizzando gli scarti

Pure sull’aspetto anti spreco in azienda si è fatto molto, per esempio ricavando dalla lolla (la “pellicina” che avvolge il chicco di riso) un combustibile naturale per produrre bevande vegetali a base di chicchi di Carnaroli rotti. È stato costruito anche un mulino per produrre farine senza glutine con i chicchi di scarto e mangimi studiati ad hoc per la dieta equilibrata di polli, mucche, capre e cavalli.

Una produzione green

Grazie a un cogeneratore che sfrutta i flussi di scarico per trasformarli in energia i fumi prodotti in lavorazione non sono più scaricati nell’ambiente ma recuperati, anche per alimentare delle speciali unità per il trattamento dell'aria che migliorano il benessere dei lavoratori generando aria pura e diminuendo la presenza di insetti tipica degli ambienti dove si lavorano i cereali. Considerando che l'azienda ha bisogno di 25 milioni di Kw annui e che ne autoproduce 21 può considerarsi molto green.

L'approccio leonardesco

Il riso, inoltre, viene pulito come da tradizione con pietra smeriglio per un'abrasione delicata che non altera le proprietà nutrizionali del cereale. Se poi fosse sempre di varietà autoctona, sarebbe anche utile per promuovere l'italianità del riso fuori dai confini nazionali. Per questo si sta pensando al ripopolamento della varietà Selenio, adatto per il sushi al pari del riso giapponese ma non più coltivato perché un più complicato da gestire. Ma se c'è tanta richiesta come ora agli agricoltori che riforniscono i silos di Riso Scotti coltivarlo conviene. Potrebbero contare, come sempre, sul supporto di una task force di agronomi specializzati che collaborano con l’azienda per ottimizzare semina, raccolto e utilizzo di supporti hi-tech. Un approccio leonardesco attualizzato: interventi di precisione robotizzati per interventi naturali mirati al milligrammo e a impatto mini come già si fa per gli altri risi dell’azienda, certificati senza residui e confezionati in cartoncino riciclato.

Silvia Bombelli,
ottobre 2024

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