Mentre usciva questo numero di Sale&Pepe, a Colognola ai Colli sgranavano e cucinano piselli a tutto spiano, perché dal 24 al 27 maggio è andata in scena la seconda parte della 66a edizione della Sagra dei Bisi, iniziata la settimana precedente: una festa corale molto sentita da tutta la comunità, perché solo qui nasce la dolcissima varietà Verdone nano e la sua produzione, dagli anni Cinquanta, è un tutt'uno con il paese. Colognola è un comune di circa 9 mila abitanti, costituito da sei frazioni sparse all'imbocco della Valle d'Illasi, a soli 18 km da Verona. È facile da raggiungere: usciti dall'autostrada e lasciati alle spalle aziende e capannoni che costeggiano la strada regionale, si svolta in via Montanara. Il paesaggio cambia subito e compaiono vigneti, morbide colline, case sparse, pievi, ville storiche e si respira un senso di benessere. La felice esposizione al sole dei colli del borgo e il terreno vulcanico ricco di basalti hanno creato le condizioni ideali per la coltivazione dell'ulivo (si produce l'olio Veneto Dop) e della vite: non a caso Colognola è "Città del vino" per due tra le maggiori Doc italiane, il Soave e il Valpolicella. Ma prima di olio e vino sono stati proprio i piselli a dare sostentamento alle famiglie contadine. Nel secondo Dopoguerra, con i campi distrutti e l'allevamento del baco da seta non più remunerativo, bisognava trovare altre risorse; così gli agricoltori cominciarono a piantare tra le vigne una varietà di pisello nana, precoce, dolcissima, dal colore verde brillante e dalla buona conservabilità. L'intento era duplice: la leguminosa portava azoto al terreno fertilizzandolo e, quando la vite iniziava la vegetazione, i piselli erano pronti per la raccolta (diventando la prima fonte di reddito per le famiglie); quel che restava della pianta veniva sotterrato creando altro fertilizzante. Il successo di questa varietà fu tale che venne istituito un vero mercato agricolo e nel 1957 ci fu la prima sagra. Negli anni Ottanta il consumo di piselli in scatola e l'arrivo dei surgelati portarono però a un declino della produzione e il Verdone nano rischiò l'estinzione. La ripresa è stata 10 anni fa con la nascita dell'Associazione bisicoltori, oggi composta da 26 aziende agricole che, insieme alla Pro Loco e alle diverse amministrazioni comunali che si sono succedute, ha lavorato per valorizzare questi tenerissimi bisi. Grazie all'Associazione, il Verdone nano ha un suo disciplinare che non prevede l'uso di antiparassitari e diserbanti e consiglia l'avvicendamento delle colture nei terreni. La semina avviene da novembre a febbraio in modo da consentire maturazione e raccolta a scalare e assicurare il prodotto sino a tutto maggio. La raccolta è manuale, per farla occorrono delicatezza e… fatica, perché la pianta è nana e i bisi si raccolgono stando accucciati. Un ulteriore omaggio al prodotto è rappresentato quest'anno dalla realizzazione del docufilm Bisi e sorrisi, voluto dalla Giunta comunale. L'opera del regista Mauro Vittorio Quattrina, racconterà l'evoluzione del territorio attraverso la coltura dei bisi e verrà presentata ufficialmente al prossimo Festival del Cinema di Venezia. A Colognola ai Colli ho scoperto, oltre ai bisi, suggestivi itinerari da fare a piedi o in bici, sei cantine pronte a far degustare i loro vini, numerose ville cinque-seicentesche, reperti romani e chiese, come il Santuario di Santa Maria delle Pieve datato tra l'XI e il XII secolo. La sua storia si intreccia intimamente con quella dei colognolesi e il suo esterno, così semplice, potrebbe trarvi in inganno e farvi tirare diritto. Invece entrate, non ve ne pentirete.
Laura Maragliano,
giugno 2024