In una gelateria Grom prima o poi ci siamo capitati tutti. E non è un caso dato che i punti vendita sono ben 67, distribuiti in 34 città italiane e otto straniere (Hollywood, Malibu, New York, Osaka, Parigi, Dubai, Giacarta, Tokyo). Un successo eccezionale che porta con sé una storia bellissima.
Tutto inizia nel 2003, quando due giovani, Guido Martinetti (enologo) e Federico Grom (analista finanziario), ex compagni di liceo, tentano la non semplice impresa di “ricreare” il vero gelato all’italiana. Quello goloso e genuino dei ricordi d’infanzia, con dentro la frutta vera e le uova vere. Per mettere insieme il capitale chiedono aiuto ai genitori e in piccola parte alla banca. Arrivano a poco più di 100 mila euro e danno via alla loro impresa. Nel 2009 registrano un fatturato di 16 milioni di euro. Oggi siamo intorno ai 30 milioni. E a una notorietà straordinaria.
Merito sicuramente di un grande estro imprenditoriale, ma soprattutto della qualità, che per una volta è stata premiata. Nei gelati Grom ci sono solo ingredienti d’eccellenza, come la frutta di stagione, le uova biologiche, l’acqua di montagna e diversi prodotti tutelati da Slow Food (i cosiddetti “presìdi”).
Tutto fa parte una filosofia di sostenibilità che si allarga addirittura alla vita lavorativa dei dipendenti Grom, che lavorano solo se non piove. Non è uno scherzo. Se piove nessuno mangia il gelato, quindi meglio non andare a lavorare e recuperare le ore quando splende il sole. In termini sindacali si è trattato di un contratto di lavoro veramente mai visto, che però ha funzionato. I numeri parlano.
Oggi tutto questo è passato a Unilever, la multinazionale anglo-olandese che detiene i marchi più famosi dei più disparati settori: alimentazione, bevande, detersivi, prodotti per l’igiene e la bellezza. Algida, Lipton, Knorr, Bertolli, Calvè, Findus, Cif, mentadent, Coccolino, Badedas, Fissan… Si potrebbe continuare a lungo, fino a circa 400 nomi. E ora l’elenco comprende anche Grom.
Sulle pagine dell’agenzia di stampa Ansa.it leggiamo che il “il business resterà autonomo e continuerà a essere gestito da Federico e Guido da Torino”. Mentre Kevin Havelock, president Refreshment Category di Unilever, afferma: “Unilever e Grom condividono la stessa passione per il gelato nonché importanti valori aziendali quali l'approvvigionamento sostenibile delle materie prime. I consumatori di Grom continueranno ad apprezzare gli stessi gusti e lo stesso sapore del gelato Grom che amano da sempre. Allo stesso modo, Unilever favorirà l'accesso a nuovi mercati e aiuterà Grom a creare nuove opportunità di crescita”.
La gestione, e quindi la qualità, è salva. E se a dirlo sono Guido Martinetti e Federico Grom possiamo fidarci. Anche se, quando mangeremo un loro gelato, ci dispiacerà pensare che l’ennesimo gioiello del made in Italy ci è stato soffiato da un colosso straniero.
Cristiana Cassé
2 ottobre 2015