Bibita fredda mon amour. D'estate aumenta la voglia di bere ghiacciato, a casa, ma soprattutto nei locali pubblici.
Non molti di noi però sono consapevoli dei pericoli che si possono nascondere all'interno di un trasparente cubetto.
E se viaggiando nel sud del mondo la nostra allerta è piuttosto alta, quando siamo a casa ci sentiamo completamente al sicuro.
Purtroppo non è affatto così.
A lanciare l'allarme è stato l'Istituto nazionale ghiaccio alimentare (Inga) che, grazie all'impegno di Ice Cube, primo produttore in Italia di ghiaccio (con 3 mila tonnellate prodotte ogni anno), alla collaborazione di NFI (Nutrition Foundation of Italy) e a quella del Ministero della salute, ha appena presentato il primo "Manuale per la produzione di ghiaccio alimentare”.
Il volume, unico al mondo sull'argomento, pone l'Italia ai primi posti nella battaglia contro i rischi del ghiaccio affrontando tutti gli aspetti igienici e di sicurezza legati alla produzione industriale e artigianale (compreso il freezer domestico che, quando non viene pulito, può trasformarsi in un incubatore di microbi).
Contrariamente alla percezione comune, infatti, questo alimento non è sterile di per sé: il processo di congelamento non è in grado di sterilizzarlo e il rischio di contaminazione si rivela altissimo, sia in fase di produzione che di conservazione.
Il pericolo freddo d'altronde non è una novità: già all'inizio di aprile l'Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato che ogni anno ben 2 milioni di persone muoiono per colpa di alimenti velenosi indicando proprio il ghiaccio fra i maggiori responsabili di queste morti.
La tesi è avvallata dallo stesso manuale che, per la prima volta, indica tutte le norme necessarie a garantire che il ghiaccio arrivi al consumatore privo di pericoli fisici, chimici, ma soprattutto biologici. Questi ultimi, infatti, rappresentati da batteri come salmonella ed escherichia, ma anche da virus, parassiti e micotossine, possono causare danni gravissimi alla nostra salute.
I controlli dei Nas e le analisi di laboratorio effettuate dalle Asl in bar, discoteche o ristoranti che producono ghiaccio "artigianale" ci dicono che spesso i campioni prelevati non raggiungono i requisiti minimi richiesti per poter essere definiti "alimentari" (cioè sicuri per l'alimentazione). E, anche quando si utilizzano appositi macchinari, il ghiaccio di questi esercizi talvolta è risultato non a norma, poiché la macchina non viene sottoposta alle necessarie operazioni di pulizia e manutenzione.
Il mercato del ghiaccio alimentare confezionato, dal canto suo, è molto più ampio di quanto si creda: a livello mondiale vale quasi 4 miliardi di euro e in Europa supera i 280 milioni di euro.
L’Italia, in cui le stime al momento parlano di un giro d’affari per 3 milioni di euro, è indicata come il Paese europeo con il potenziale di crescita più alto, con richieste che sfiorerebbero i 200 milioni di euro.
Ecco perché una maggiore garanzia per il consumatore si impone.
Nell’intenzione degli ideatori del manuale, questo documento potrà rappresentare una linea guida per gli organismi preposti al controllo della sicurezza alimentare e per tutte le aziende produttrici di ghiaccio, ma anche per i locali e i negozi che si sentono responsabili verso la salute dei clienti. Ma il testo si pone anche come riferimento per una normativa condivisa che non solo salverebbe molte vite umane, ma favorirebbe lo sviluppo corretto di un’area industriale in forte crescita.
Il pdf del Manuale è disponibile gratuitamente sul sito www.ghiaccioalimentare.it.
Daniela Falsitta,
20 maggio 2015