Ora in etichetta va indicato il paese di origine. E così se ne scoprono delle belle
Pinoli della Mongolia, pistacchi dell’Iran, noci della California, uvetta della Turchia, fichi della Grecia, nocciole e mandorle italiane: fa viaggiare con la mente l’arrivo, a inizio 2025, dell’etichettatura di origine per la frutta secca e per altri prodotti vegetali, come capperi, fichi secchi, uvetta e zafferano. Una novità introdotta in tutta l’Unione Europea dal Regolamento n.2429 per garantire ai cittadini una maggiore chiarezza sui prodotti e sulla loro provenienza. Perché è importante?
Dal primo gennaio 2025 sulle etichette e/o sugli imballaggi ora è diventato obbligatorio indicare, in modo chiaro e visibile, le indicazioni sul paese d’origine della frutta secca e su quello dov’è stata confezionata la frutta secca. Che la Ue ritenga più importante far conoscere da dove provengano i prodotti rispetto a dove siano stati lavorati lo si evince dal fatto che la prima indicazione dev’essere messa più in risalto della seconda. La ragione?
Innanzitutto il fatto che si tratta perlopiù di prodotti d’importazione. E anche l’Italia, nonostante la sua lunga tradizione in fatto di frutta in guscio, dipende in gran parte dalle importazioni che arrivano soprattutto dai paesi extra-europei.
Un flusso di import che, finora, era poco noto ai consumatori, rassicurati dalla presenza di brand italiani. Logico, quindi, pensare che fossero noci, nocciole, mandorle o pinoli made in Italy mentre nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti che in Italia vengono solo confezionati. Dunque, ora, l’indicazione obbligatoria sulle etichette permette di distinguere chiaramente il luogo di origine del prodotto da quello di confezionamento.
Per evitare che i consumatori siano indotti in errore o siano vittime di frodi, il regolamento europeo entrato in vigore a inizio 2025 stabilisce che le indicazioni sul luogo di origine e su quello di lavorazione devono essere disponibili prima dell’acquisto anche per chi compra online o a distanza.
Inoltre, anche le fatture e i documenti di accompagnamento della frutta secca (escluse le ricevute per il consumatore) devono recare il nome e il paese d’origine dei prodotti.
Manuela Soressi,
febbraio 2025
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi
Curiosa e gioiosa, non a caso è emiliana, lavora come giornalista freelance specializzata nel settore consumi e food di cui scrive per molte testate di settore (economiche e gourmand). Tra un reportage e l’altro trova anche il tempo di scrivere dei libri. Uno, per esempio, è dedicato ai limoni e un altro ai radicchi e ha ricevuto dall’Accademia italiana della cucina il Premio Gianni Fossati per l’impegno nella promozione e divulgazione della buona tavola tricolore. @manuelasoressi