Kiwi piccoli come frutti di bosco, mele grandi quanto palline da tennis, melanzane della stessa taglia di un peperoncino e cocomeri della dimensione di una pesca: decisamente la moda di frutta e verdura "baby" è scoppiata anche in Italia. Una tendenza partita dal Giappone, dove sono diffuse da tempo e amate soprattutto per il loro aspetto, e arrivata poi in Europa, dove nel 2001 ne è stata consentita la coltivazione e la vendita. Da allora produzione e vendite sono cresciute, come anche la richiesta da parte dei consumatori che ne apprezzano la comodità.
In effetti la frutta mignon ha la dimensione giusta per ogni momento: la metti nello zaino della scuola o nella sacca della palestra, e la mangi come snack, senza bisogno di coltello o forchetta perchè in genere è talmente tutta tenera che non va neppure sbucciata. Oppure la gusti a fine pranzo, senza appesantirti e senza trovarti poi avanzi da mettere in frigorifero. Idem per le verdure, perfette per la spesa dei single e così piccole da essere pronte in un baleno.
In Italia frutta e verdura baby piacciono perché sono una novità sfiziosa, che può aiutare ad avvicinare ai prodotti dell'orto e del frutteto anche chi solitamente non li consuma. Come bambini o anziani (per cui questo prodotti tenerissimi sono ideali) o come chi si porta la "schiscetta" in ufficio e cercano frutta e verdura ready-to-eat ma senza scarti.
Oltretutto sono prodotti "sani": in genere la loro coltivazione, sia in campo che in serra, richiede meno trattamenti chimici o viene condotta secondo le regole della produzione integrata. Inoltre questi vegetali non sono nati dall'ingegneria genetica e non hanno nulla a che vedere con gli Ogm (organismi geneticamente modificati).
Per ottenerle si impiegano diversi sistemi naturali e tradizionali. Ad esempio, alcuni (come il baby kiwi Nergi, coltivato in Piemonte, e la mini melanzana siciliana Perlina) derivano da selezione naturale ed esistono in natura, magari in altri continenti. Altri (come le mini-mele Rockit coltivate in Valtellina e l'anguria Solinda) sono frutto di sementi speciali ottenute con la selezione genetica tradizionale, ossia incrociando tra loro piante di diverse varietà che hanno tra le loro caratteristiche genetiche quella di dare frutti di dimensioni ridotte. Una terza tecnica, usata per i mini-cavolfiori, è l'affollamento del terreno: aumentando la densità delle piantine, non hanno spazio per ingrandirsi. Ma ci sono anche altri prodotti (soprattutto carote e fagioli) che vengono raccolti quando non sono ancora maturi, in modo da bloccarne la crescita.
A dire il vero, gli ortaggi bonsai un paio di "difetti" ce li hanno: durano meno di quelli di "taglia XL" ma, soprattutto... sono così buoni che uno tira l'altro.
Manuela Soressi
11 dicembre 2015