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Fico d’India, un istrice dal cuore tenero (e goloso)

News ed EventiPiaceriFico d’India, un istrice dal cuore tenero (e goloso)

Non c’è rosa senza spine, e neanche fico d’India. Originario del Centro America, questo cactus dai frutti golosi oggi regna incontrastato in Sicilia e nel nostro Meridione. Impariamo a conoscerlo e… gustarlo

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La pianta, che può raggiungere anche 5 metri di altezza, appartiene alla famiglia delle Cactacee (Opuntia ficus-indica): ha tronco e rami formati da pale ovali e appiattite chiamate cladodi. Le spine (che sono in realtà quanto rimane delle foglie) sono dappertutto: sulle pale sono più grosse, mentre sui frutti, sono molto piccole ma insidiose.

La fioritura della pianta inizia in primavera, mentre i frutti crescono dal periodo estivo. Sulla sommità delle grosse pale sbocciano dei fiori di colore giallo (foto sotto), dai quali nascono i frutti.

Cactaceae. Opuntia ficus-indica. FIORE

Il mese dei fichi d’India è tipicamente settembre; i primi frutti, chiamati agostani o latini, vengono appunto raccolti alla fine di agosto; i frutti delle specie più tardive, chiamati scozzolati o bastardoni, solitamente più grossi, arrivano a maturare anche a novembre. Queste piante non hanno bisogno di alcun intervento dell’uomo per potersi sviluppare, per la gioia dei loro agricoltori.

FICODINDIA MARE

Origini incerte ma affascinanti
Il fico d’India, talvolta scritto anche ficodindia, originario del Messico dove era conosciuto fin dal tempo degli Aztechi, pare sia arrivato in Europa nel 1493 con il rientro della spedizione di Cristoforo Colombo, convinto di essere di ritorno dall’India, da cui il nome. In Italia si trova nel meridione della penisola, in Calabria e soprattutto in Sicilia, nelle isole minori e alle pendici dell’Etna, dove si è ambientata molto bene diventando una pianta tipica della regione, al punto di guadagnarsi due Dop, Ficodindia dell'Etna Dop e Ficodindia di San Cono Dop.

Fico d'India - Incisione xilografica del 1571 - Courtesy of Wellcome Trust (London, UK)

Un’altra teoria sulla loro origine li fa invece risalire alla dominazione araba dell’isola di Sicilia, nel IX secolo. Le principali varianti di fico d’India sono Sulfarina o Nostrale (con polpa gialla, saporita e consistente), Muscaredda o Sciannarina (con polpa bianca dal gusto delicato), e Sanguigna, con polpa rossa succosa e sapore dolce e corposo. Non mi chiedete qual è la migliore: ogni tipologia ha i suoi estimatori.

FICHIDINDIA POLPA

Frutto e proprietà
Si presenta come una grossa bacca ovale con un buccia che presenta una peluria spinosa e spine più grandi. La polpa ha un colore variabile dal bianco all’arancio fino al rosso-viola intenso dei più maturi, ed è piena di semini. Un fico d’India può pesare dai 150 ai 400 grammi. La polpa del fico d’India ha proprietà dissetanti e depurative; è ricca di minerali, come calcio, ferro, potassio, magnese, magnesio, sodio e selenio, contiene un’alta quantità di antiossidanti e fibra viscosa, utile al transito intestinale; i semi contengono fosforo e zinco. Decisamente dolce e pastoso, il frutto richiede abilità nell’essere sbucciato.

FICHI SBUCCIA

Raccolta e pulizia: istruzioni per l’uso
I raccoglitori esperti hanno i loro metodi collaudati e in poco tempo riescono a raccogliere grandi quantità di fichi d’india. Per la raccolta fai-da-te è sempre meglio indossare guanti da giardiniere o di pelle. Colti i frutti, vanno lavati a lungo sotto un forte getto di acqua e messi a bagno in acqua fredda per 40-50 minuti per ammorbidire tutte le spine: se ne rimanessero, prendeteli con guanti spessi e utilizzate una pinzetta.  Una volta spinato il frutto, con un coltello si eliminano le due estremità e lo si mette verticale; si praticano delle incisioni nella buccia per tutta la lunghezza, dall’alto verso il basso. Infine, si tirano i lembi con le dita, aprendoli e rivelando la polpa del frutto. In alternativa, tirate la buccia con il coltellino dopo la prima incisione (foto sotto). Tenete le bucce: passate nell’uovo e nel pangrattato e poi fritte sono gustose chips. I frutti possono essere conservati qualche settimana in frigorifero, ma l’ideale è consumarli quanto prima possibile, dopo un massimo di 2 giorni al freddo.

FICHIDINDIA FRUTTI MISTI

In cucina
Il Ficodindia dell’Etna Dop viene generalmente consumato fresco, ma questo prodotto può essere utilizzato come ingrediente di dolci caratteristici siciliani e per la produzione di un liquore antichissimo, il Rosolio di Ficodindia dell’Etna Dop; con la polpa dei suoi frutti si preparano inoltre macedonie, confetture, dolci, gelati, gelatine, succhi e canditi.

Oltre che fresco, il Ficodindia di San Cono Dop si gusta arrosto; sbollentato, può diventare ingrediente di sfiziose insalate con olive, arance e formaggio (foto sotto); farcito con provola e cipolla, viene poi fritto e condito con salsa di pomodoro. Il succo può essere usato per preparare un gustoso risotto. Viene anche usato per condire spaghetti, riso o piatti a base di carne o pesce. Può essere ridotto in confettura o mostarda, da gustare con i formaggi.

INSALATA FICHIDINDIA

Le pale del fico d’India che in Messico sono una delicatezza (foto sotto), hanno la consistenza delle taccole: da provare tagliate a listarelle e lessate fino a quando si ammorbidiranno; possono essere consumate anche grigliate. Le più tenere si possono mangiare fresche, in salamoia, sott’aceto, candite, ma scoprite anche qui come cucinarle.

FICHIDINDIA MESSICO

Curiosità
La pianta del fico d’India in Messico viene coltivata per l'allevamento di un parassita, la cocciniglia, dalla quale si estrae un colorante naturale, il carminio. In Europa, questo tipo di allevamento viene portato avanti a Lanzarote, nelle Isole Canarie.

 

 

Francesca Tagliabue
agosto 2023

Immagine incisione xilografica del 1571 - Courtesy of Wellcome Trust (London, UK)

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