Qual è il segreto delle fettuccine Alfredo? È lecito ritenere che non ci sia piatto italiano - spaghetti e pizza esclusi - che abbia mai raggiunto una tale fama all’estero. Un semplice piatto di pasta al burro nato in una trattoria romana, per gli americani è un ormai un mito. Questa è l’interessante storia, quasi una favola hollywoodiana, delle fettuccine Alfredo.
Un esordio in sordina
Cremosa e invitante nella sua mantecatura, all’estero la pasta burro e parmigiano ha un solo nome: le mitiche “fettuccine Alfredo”. In tanti pensano che il piatto sia un’invenzione puramente americana, ma in realtà c’è un Alfredo nella loro storia: si tratta di Alfredo di Lelio (foto sopra), gestore nel 1908 della trattoria della madre a Roma. La storia vuole che la moglie di Alfredo, debilitata dopo un parto faticoso, fosse gravemente inappetente. Preoccupato, Alfredo condì con triplo burro (fresco, dolce e cremoso) e il miglior parmigiano reggiano grattugiato che trovò delle fettuccine di pasta freschissima, realizzate con molte uova.
La moglie gradì il piatto a tal punto che Alfredo lo inserì nella carta del suo ristorante appena aperto in via della Scrofa (foto sotto) – era il 1914. Tuttavia, sarebbero passati tredici anni prima che il piatto diventasse famoso, soprattutto negli Stati Uniti.
Un primo successo
La vera fortuna delle fettuccine Alfredo la fecero però due grandi stelle hollywoodiane del tempo, Douglas Fairbanks e Mary Pickford (foto sotto) che, in viaggio di nozze in Italia nel 1920, arrivati a Roma si fermarono a mangiare nel ristorante di Di Lelioin Via della Scrofa, dove furono loro servite le fettuccine, che venivano regolarmente fatte a mano e servite poi in tavola da un “mantecatore”, perché fossero impeccabilmente cremose: i Fairbanks se ne innamorarono, fino a cenare al ristorante di Alfredo ogni sera durante la loro vacanza a Roma.
Il ritorno del Maestro
Come la maggior parte dei locali, "Alfredo alla Scrofa" (allora gestito dal figlio Armando, detto Alfredo II) chiuse durante la guerra. Nel 1943 Di Lelio vendette il ristorante originale di via della Scrofa - menu incluso - ai suoi camerieri, che alla fine della guerra riaprirono negli stessi spazi mantenendo il nome di Alfredo alla Scrofa.
Nel 1950, Alfredo Di Lelio rivolle aprire, sempre con il figlio Armando, un suo ristorante, cui diede il nome “Il Vero Alfredo”, a pochi passi dal primo Alfredo alla Scrofa, in piazza Augusto Imperatore, dove tuttora si trova - ed è gestito dal nipote Alfredo III con la sorella Ines Di Lelio.
I due ristoranti gareggiarono vigorosamente, con crescente iperboli nei menu, come “il re delle fettuccine”, il “mago delle fettuccine”, l’“imperatore delle fettuccine” e infine, le “maestosissime fettuccine all'Alfredo”, per le quali Alfredo Di Lelio fu invitato a dare dimostrazione in Italia e all’estero.
Alfredo Di Lelio si dimostrò anche imprenditore e grande showman, con i suoi grandi baffi e la giacca bianca (che anche il figlio Armando, detto Alfredo II, adotterà) e lavorò astutamente e intensamente per rinforzare la reputazione della sua ricetta di fettuccine tra i vip in visita: teneva un fotografo al ristorante e si faceva scattare foto con le celebrità a tavola, mentre teneva in mano enormi mucchi di fettuccine. Foto che finivano direttamente sulle pareti del locale, con star americane come Jimmy Stewart, Bob Hope (che si drappeggiò le fettuccine in testa per la foto), Anthony Quinn, Bing Crosby, Gary Cooper, Jack Lemmon, Ava Gardner e Tyrone Power, come pure Walt Disney e star del cinema internazionale come Sophia Loren (foto sotto), e tanti altri.
Il Made in Italy non si copia (e poi mancava il mantecatore)
Negli anni Sessanta la fama delle fettuccine Alfredo si era ormai diffusa nel mondo del cinema e in quello della musica degli Stati Uniti. Pare che anche Jimi Hendrix, dura chitarra rock, avesse un debole per questo piatto. Negli anni seguenti, in tutta America apparvero versioni riviste delle “Fettuccine all’Alfredo” in cui, per raggiungere la cremosità per cui erano famose, si faceva abbondante uso di panna, a volte arricchita da tuorli, e perfino aglio e prezzemolo.
I cuochi e gli chef americani si lamentavano di non riuscire a ottenere burro e parmigiano reggiano (foto sopra) della stessa qualità di quelli utilizzati in Italia e per questa ragione il piatto non riusciva come avrebbe dovuto: introdussero quindi la panna e poca farina per addensarla, creando una specie di besciamella liquida, e questa divenne la ricetta americana standard per le fettuccine Alfredo, anche se riviste prestigiose come Bon Appetit ne difesero (e diffusero) la ricetta originale, spiegando che gli ingredienti erano solo tre – fettuccine, burro, parmigiano reggiano – e che il condimento cremoso non era dovuto dall’aggiunta di panna ma da “un'emulsione perfetta tra il parmigiano grattugiato, il burro fuso e l'acqua di cottura”.
Sempre magnifiche, e alla portata di tutti
Dopo un secolo, queste fettuccine sono ancora amatissime anche in Italia, dove più modestamente le chiamiamo fettuccine al burro, perché nella loro semplicità sono un piatto irresistibilmente buono. Sfoglia tirata sottilissima e un trionfo di burro e parmigiano di ottima qualità che, mantecati ad arte, creano una deliziosa cremina che si fonde al meglio con la pasta e la esalta.
Francesca Tagliabue
febbraio 2023