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Eccellenze italiane: quando dalla passione nasce un buon vino

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Racconto di vita e vigne: l’armacord di Natalino Bartolomei, fondatore dell’azienda vinicola Ciù Ciù

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Natalino Bartolomei è testimone di un mondo che non c’è più.
Il suo libro “Ciù Ciù, Una storia di vino nelle Marche” (Capponi Editore, 10 euro) narra della tradizione contadina del secolo scorso in Italia e più nello specifico nel territorio del Piceno, tra le fertili colline delle Marche.
Nella sua autobiografia Natalino ripercorre una vita segnata da passione, caparbietà e scommesse vinte. La terra lui non l’ha ereditata, l’ha conquistata. Con scrittura asciutta ed essenziale riporta gli aneddoti più curiosi, gli amori, le incertezze, le fatiche e i sacrifici che l’hanno condotto al successo in ambito vitivinicolo sui colli della prospera Offida.

“Sono nato il 2 marzo 1943 a Ripatransone, un paese della provincia di Ascoli Piceno, nel sud delle Marche”. 

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Natalino nasce in una casa colonica da una famiglia contadina, mezzadri nei terreni concessi dalla curia di Ripatransone. In quegli anni il potere contrattuale dei proprietari terrieri è molto alto, in quanto i contadini sono tanti e la terra da coltivare poca. Così spesso capita di essere licenziati anche per futili motivi e di doversi cercare altri terreni concessi a mezzadria.

L’economia è basata sullo scambio delle merci e il contadino produce tutto ciò di cui ha bisogno. Per esempio, la zia Marta tesse al telaio, con il filo ricavato dalla canapa coltivata nei loro campi, le stoffe con le quali confeziona poi vestiti e biancheria per tutta la famiglia.

Per Natalino, come per tutti i bambini, la vendemmia è una vera festa. Momenti indimenticabili che lo portano ad appassionarsi al vino, dalla raccolta a mano alla spremitura, fino alla preparazione del vino “scottato” fatto con uve bianche e nere il cui mosto viene fatto cuocere per ore in un recipiente di rame.

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Siccome il lavoro nei campi è molto pesante, la giornata viene spezzata da gustosi intermezzi gastronomici nei quali il vino non può mancare. Sono riti che scandiscono il tempo.
Si inizia alle 6 del mattino con “lu becchierì”, acqua, zucchero e Strega, per continuare alle 7 con “Lu sdiù”, merenda con pane e salame; poi alle 9 c’è la colazione a base di coniglio o baccalà e alle 12, per pranzo, pastasciutta o brodo di gallina. Nel pomeriggio, alle 3 circa, è il turno della “vevetella” con ciambelline e vino cotto; salsicce sott’olio e carne di maiale conservata sotto strutto fanno da merenda. Infine, per cena si sta leggeri: solo insalata, uova sode, tonno, lonza e acciughe dette “sardelle”.

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Natalino, che è un ragazzo sveglio e come tutti i marchigiani ha i piedi ben piantati per terra, nota che chi produce vino vive meglio. Ha a disposizione più soldi per acquistare non solo gli attrezzi più moderni per la mietitura, la falciatura o la trebbiatura, ma anche beni voluttuosi come la radio o addirittura la motocicletta.
Nel 1962, dopo vari spostamenti, la famiglia si trasferisce in Contrada San Carro, a Offida, dove tuttora vive Natalino con la moglie Anna. Ma per acquistare casa e terreno - nove milioni e mezzo di lire - Natalino è costretto ad abbandonare la campagna e le sue amate viti per diventare autista di camion. 

 “…Il mio pensiero fisso era sempre lo stesso: poter tornare a lavorare le vigne. Ero pazzo per le viti, ero appassionato del vino. Di lì a poco, per fortuna, avrei realizzato il mio sogno”.

Infatti, nel 1974 Natalino lascia il lavoro di autista e inizia a produrre e vendere vino. Le prime bottiglie etichettate “Ciù Ciù” sono degli Anni 80. Si inizia con il Rosso Piceno, poi il San Carro, altro rosso corposo molto apprezzato che segna la svolta: è la pietra miliare del nuovo corso dell’azienda vitivinicola Ciù Ciù. Ciù Ciù è il soprannome della famiglia Bartolomei, ma il perché di questo appellativo si è perso nella notte dei tempi. Si sa solo che il termine onomatopeico indica quel suono confuso che si fa quando si parla a bassa voce, si bisbiglia e, a volte, si spettegola.

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Natalino ha trasmesso l’amore per questo mestiere ai figli e dal 1997 l’azienda è affidata interamente a loro. Walter segue promozione e commercializzazione del prodotto finito, mentre Massimiliano si occupa della coltivazione dell’uva e della lavorazione del vino.
Le colline che si affacciano sul mare Adriatico sono un habitat ideale per la vite.
Oggi i vigneti Ciù Ciù si estendono su circa 150 ettari coltivati a biologico. L'azienda ha saputo affermarsi nel mondo dell’enologia grazie alla particolare attenzione posta ai vitigni autoctoni del Piceno come Pecorino e Passerina, fino ai più conosciuti Montepulciano, Sangiovese, Merlot, Barbera, Pinot e Chardonnay.
Con un milione e mezzo di bottiglie all'anno, Ciù Ciù è tra i produttori più importanti del sud delle Marche, grazie alla dinamicità di Walter e Massimiliano Bartolomei, alla viticoltura biologica certificata e a una gamma di ottimi vini dal prezzo abbordabile.

Ciù Ciù è famosa anche all’estero, tanto che nel suo libro Natalino ha voluto la traduzione inglese del testo. Adesso è pronto a volare oltreoceano per portare la testimonianza di un contadino nato nelle Marche, alla metà del ‘900.

Monica Pilotto
28 gennaio 2016

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