“Natale 1948. Con tanti cari auguri. Pinuccia”. Quando compro un libro usato mi rimane sempre la curiosità di sapere a chi è appartenuto o chi era la persona che lo ha regalato. Nel mio caso non saprò mai chi era Pinuccia ma sicuramente il proprietario del libro era un appassionato di storia. Già, perché senza volerlo, un giorno di qualche anno fa, per ingannare l’attesa di un treno in notevole ritardo, sono entrata in un piccolo negozio di libri fuori commercio all’interno della stazione Termini e il mio occhio è caduto su alcuni volumi dell’opera La seconda guerra mondiale, scritta da Winston Churchill tra il 1946 e il 1952.
I quattro libri che avevo per le mani erano solo una parte di quelli pubblicati, ma erano troppo ghiotti per lasciarli sul bancone della libreria, anche perché tutti erano prime edizioni dell’opera stampata in Italia da Arnoldo Mondadori: 1948, 1949 e 1950.
Così da Roma a Milano, così dalle mani di Pinuccia alle mie. E nelle mie una versione inedita dello statista, quella di prolifico scrittore di saggistica e premio Nobel per la letteratura nel 1953 "per la sua padronanza della descrizione storica e biografica".
A Churchill piaceva scrivere e anche dipingere ma altre due cose l'attiravano: l'Italia e il suo cibo. Nel 1944 era spesso ospite a Napoli del generale Maitland Wilson, comandante supremo delle forze alleate nel Mediterraneo, che lo portava con la lancia dell’ammiraglio a Ischia, Procida, Capri e Sorrento. La sede del comando era a Villa Rivalta, una splendida dimora di fine ‘800, requisita nel 1943, dopo l’armistizio, dal comando inglese. Posta nella parte alta di Posillipo godeva di un grande terrazzo e di una magnifica vista, dove si racconta che lo statista inglese si godesse il tramonto con il sigaro in bocca.
Ma non era solo il tramonto a incantare il primo ministro, bensì anche la cucina napoletana, di cui adorava soprattutto la parmigiana di melanzane e i maccheroni alla puttanesca conditi con olio, pomodoro, aglio, capperi, olive di Gaeta e prezzemolo. A Villa Rivalta il 12 agosto del 1944 avvenne anche un incontro segreto tra lo statista inglese e il Generale Tito, che si concluse con tartine farcite con salame napoletano, fusilli fatti in casa conditi con pomodoro e melanzane fritte, filetti di sgombro all’aceto e origano e mele al forno, il tutto annaffiato dal vino bianco di Pozzuoli.
E la parmigiana? Non la mangiò quel giorno, ma tutte le altre volte che visitò Villa Rivalta, gustandosela da solo. Magari al tramonto con il mare di fronte. Magari già pensando di scrivere la storia della seconda guerra mondiale.
Laura Maragliano, direttore di Sale&Pepe
luglio 2020