Espresso, cappuccino, macchiato o caffè lungo: il tipo di caffè che beviamo ogni mattina la dice lunga sul carattere e sul nostro approccio alla vita. Perché il caffè è forse l’alimento per eccellenza che consumiamo in pubblico, con il partner, gli amici, i colleghi o sotto gli occhi di perfetti sconosciuti.
Ognuno tende ad avere il “suo preferito” e una ricercatrice della Los Angeles University si è divertita a spiegare il perché. Ramadi Durvasala, autrice del libro Sei perché mangi, ha voluto approfondire il tema analizzando il comportamento di un migliaio di persone alle prese con il caffè, stilando poi un vero e proprio identikit correlato alle diverse tipologie (per info clicca qui).
Cappuccino: chi lo sceglie ha un carattere molto sensibile e tende a voler controllare tutto.
Caffè nero: generalmente chi lo consuma è un amante della tradizione, al contrario non ama i cambiamenti. Chi sceglie l’americano è un individuo generalmente rilassato, che tende a vivere alla giornata; chi predilige l’espresso ha già qualche tara in più e viene definito “rigido e inflessibile”; chi ordina il caffè freddo ama sperimentare, è creativo ed è dotato di una grande fantasia.
Latte macchiato: chi lo consuma è definito dalla psicologa un nevrotico ossessivo, sempre alla ricerca di conforto e con un animo infantile.
Decaffeinato: è il peggiore, perfezionista, tende a voler tenere tutto sotto controllo, in primis l’alimentazione.
In realtà, al di là delle tanti varianti nelle quali si può gustare e dell’eventuale lettura psicologica, l’Italia risulta essere solo al 42° posto nella classifica dei Paesi più forti consumatori di caffè: siamo in coda dopo i tutti i Paesi del Nord Europa, Brasile, Indonesia e Turchia e, insospettabilmente anche dopo Regno Unito e Australia, per tradizione legati al consumo di tè. Nel Belpaese se ne bevono, 0,3 tazze al giorno, contro le 2,4 dei Paesi Bassi, primi in classifica.
Ma ancora in tanti in Italia amano iniziare la giornata con un bel caffè. E chissà se prima o poi sbarcherà anche da noi la moda in voga negli States del “breakfast dating”: in alcuni locali ci si ritrova a fare colazione in compagnia di perfetti sconosciuti ancora assonnati. Cinque i minuti a disposizione per parlare con chi ci si trova davanti tra un espresso o un cappuccino.
E chissà se ora, grazie al “manuale” della psicologa americana, sarà più facile capire la personalità del nostro interlocutore osservando il tipo di caffè che ordinerà.
Silvia Tatozzi
2 dicembre 2015