Dieta: due miti da sfatare su pasta e perdita di peso sprint. Entrambe le scoperte potrebbero rivoluzionare il modo di vivere l'obiettivo di perdere peso.
La prima, quella che riguarda la pasta e più in generale i carboidrati, viene dall’University of Surrey e ne parla la BBC. Secondo il team di studiosi che fanno capo a Chris van Tulleken e Denise Robertson, facendo raffreddare la pasta e ancora meglio, facendola raffreddare e poi riscaldandola di nuovo, i suoi effetti sull’organismo sarebbero molto più simili a quelli delle fibre che a quelli della pasta al dente appena scolata e condita.
Per capire questo concetto bisogna parlare delle variazioni dell’indice glicemico, ovvero la velocità con cui aumenta la glicemia, assumendo carboidrati. Secondo lo studio britannico, i livelli di glucosio nel sangue hanno picchi inferiori del 50 per cento se la pasta è fredda e scendono di altri 50 punti se la pasta è raffreddata e poi riscaldata. Secondo questi risultati, quindi, gli effetti dell’assunzione dei carboidrati cambiano radicalmente.
Contrordine anche sulla minore efficacia delle diete rapide: secondo una ricerca scientifica citata dal New Scientist, i due tipi di dieta per lo più si equivalgono. E, anzi, la vituperata sprint ha alcuni vantaggi importanti.
L’idea di Nick Finer dell’University College Hospital di Londra le diete graduali, dove la perdita di peso è molto lenta e i risultati si vedono davvero solo nel lungo periodo, ha un alto tasso di abbandono, proprio perché i risultati si fanno attendere. Mentre quando i progressi si vedono presto si è più motivati. Lo stesso Servizio nazionale britannico invita a guardarsi dalle diete rapide, perché finora si era sostenuto che con una perdita di peso repentina, i muscoli tendono a rilassarsi e indebolirsi. E, in più, attenersi a regimi troppo severi non è sostenibile per chiunque.
Secondo Finer si tratta di tesi non supportate con sufficienti prove scientifiche. Anzi, se si fa riferimento alle ricerche condotte dal team di Joseph Proietto dell'Università di Melbourne in Australia negli effetti di lungo periodo non ci sarebbe alcuna differenza tra i due regimi alimentari.
Gli esperti hanno condotto un test su un campione di circa 200 persone obese: l’idea era di arrivare a una diminuzione del peso del 15%. Un gruppo aveva 12 settimane per raggiungere l’obiettivo. In questo caso le misure sono state drastiche: la dieta era di sole 450-800 calorie al giorno e sono stati utilizzati sostitutivi dei pasti e bevande dietetiche.
Il secondo gruppo aveva 9 mesi di tempo per raggiungere lo stesso obiettivo, con una dieta di 1500-2000 calorie e pasti normali e ben equilibrati. Risultato: nel primo caso l’81 per cento ha raggiunto il risultato, mentre nel secondo solo il 50 per cento.
Trascorsi due anni sono stati fatti controlli sull’intero campione e le delusioni avevano lo stesso peso: in entrambi i casi quasi tutti avevano ripreso il 70 per cento dei chili persi.
Barbara Roncarolo
16 ottobre 2014