Salse e condimenti, noodles e risi particolari, spezie essiccate ed erbe fresche, frutti e ortaggi esotici: sono solo alcuni esempi di prodotti etnici, come sono comunemente chiamati quelli che provengono da paesi lontani, tipici delle cucine asiatiche, sudamericane o africane. Chi ama esplorare i sapori “degli altri”, apprezza anche le specialità occidentali provenienti da tanti paesi europei, dalla Gran Bretagna alla Romania passando per la Spagna, così come dagli Stati Uniti: ci piace avere in dispensa un vasetto di Marmite (la crema british a base di lievito) o di peanuts butter, di sottaceti rumeni o di chorizo, la salsiccia spagnola aromatizzata alla paprica affumicata. Ma dove scovare queste specialità?
Dove si comprano i prodotti esteri?
Alcuni di questi ingredienti sono ormai così comuni da trovarsi anche al supermercato vicino a casa, e spesso compaiono nei negozi di alimentazione naturale. Molti altri si possono scovare solo nei negozi specializzati. Dove la scelta e l’acquisto non sono sempre facili, anche solo per banali per problemi di lingua. E a volte viene persino da chiedersi se siano sicuri dal punto di vista della provenienza, della produzione e della conservazione durante gli spostamenti e negli stessi punti vendita.
Regole e controlli
Secondo le normative vigenti, per poter entrare nell’Unione Europea gli alimenti “extracomunitari” devono garantire gli stessi standard di sicurezza delle nostre produzioni. Tutti i prodotti alimentari in commercio devono rispondere ai medesimi requisiti per quanto riguarda etichettatura, condizioni igieniche, corretta temperatura di conservazione e così via. Nel nostro Paese, i controlli sono fatti da appositi organismi sin all’arrivo in porti, aeroporti e frontiere e verificano, fra l’altro, che siano rispettati i limiti di sostanze potenzialmente nocive, come i pesticidi, e l’assenza di patogeni. L’attività dei distributori e dei negozianti è invece monitorata sul territorio dalle Asl e dai Carabinieri dei Nas.
La scelta al super e nei negozi bio
Stabilito che gli alimentari di importazione passano attraverso filtri rigorosi, trovarli non è più difficile come un tempo, quando esistevano solo poche drogherie specializzate (come il celebre Castroni a Roma) in cui era possibile trovare ingredienti oggi assai comuni come la salsa di soia o gli spaghetti di riso. Negli ultimi anni, la stessa Gdo ha ampliato notevolmente l’offerta di prodotti esteri, cui in alcuni casi sono dedicate intere corsie dei supermercati più forniti, mentre al reparto ortofrutta si trovano zenzero e curcuma freschi, daikon, coriandolo, lime. Questo testimonia non tanto l’evoluzione in chiave multietnica della nostra società, quanto quella del gusto, sempre più global. Agli scaffali del super si avvicinano tanti italiani curiosi di sperimentare ingredienti e ricette inusuali ma, al contempo, un po’ timorosi di recarsi nei punti vendita o ai banchi del mercato gestiti dagli stranieri. Altro canale ben rifornito sono i negozi specializzati in alimentazione naturale dove è possibile trovare prodotti apprezzati dalle cucine vegane e macrobiotiche come tofu, alghe, condimenti a base di sesamo, curcuma e altre spezie. Fra l’altro, spesso di origine biologica, in armonia con la filosofia che ispira questo genere di punti vendita.
Meglio i grandi store multietnici, i minimarket o la rete?
Per le normative citate, offrono un’assoluta sicurezza gli store multietnici, come il milanese Kathay, il più grande d’Italia, o il supermercato italocinese Union a Prato. Il valore aggiunto di questi grandi magazzini, che effettuano spesso anche vendite online, è l’assortimento davvero esteso di referenze: accanto ai barattoli di chili messicano si possono trovare i soba giapponesi, il burro di arachidi statunitense, il pepe di Sichuan cinese, il pane Naan indiano, l’harissa maghrebina... Molto ben riforniti anche gli e-commerce che non hanno un corrispondente “reale” ma vendono esclusivamente in rete e sono, spesso, iniziative imprenditoriali 100% made in Italy. È il caso di Tuttelespeziedelmondo, sito con sede a Milano che offre una vastissima varietà di spezie, aromi, miscele e condimenti selezionati in tutti i continenti dalla founder, Francesca Giorgetti. Tornando ai negozi fisici, la rassegna non sarebbe completa senza prendere in considerazione gli empori etnici che costellano i quartieri delle nostre città. I cosiddetti minimarket attirano sempre più clientela italiana: molti si fermano per comprare una cipolla, un paio di limoni o un po’ di frutta ma poi si lasciano tentare dai sacchetti di riso Basmati, dai vasetti di salse agrodolci, dalle buste di peperoncini e curry. Nel caso di questi piccoli o piccolissimi punti vendita, la prima regola è... guardarsi intorno: un locale lindo e ordinato, con merce ben esposta su scaffali puliti è senza dubbio già un buon biglietto da visita.
Leggere l’etichetta
Che siano venduti in negozi grandi i piccoli, i prodotti stranieri devono per legge riportare nella nostra lingua la lista degli ingredienti, i valori nutrizionali, modalità di conservazione e scadenza. Possono essere stampati sulla confezione o, più spesso, su un’etichetta adesiva applicata sull’incarto e permettono di verificare cosa stiamo comprando. Inoltre, devono essere segnalati il nome del fabbricante, l’importatore e/o il distributore europeo o italiano: tutte indicazioni che contribuiscono a comunicare l’origine e la tracciabilità e che, se presenti, sono indice di correttezza del venditore. I negozi meglio organizzati riportano una descrizione dei prodotti anche sui cartellini apposti sugli scaffali, insieme ai prezzi di vendita. Un accorgimento che aiuta molto nella scelta dato che le confezioni originali, coloratissime e accattivanti, hanno spesso scritte in caratteri cinesi, giapponesi, coreani, thailandesi e non sempre illustrano il prodotto, rappresentato solo in foto nel cosiddetto “suggerimento di preparazione”, se non addirittura in disegni in stile “cartoon”.
Come si usano?
Un’indicazione utile, non sempre tradotta, è quella sulle modalità di preparazione, indispensabili soprattutto per le ricette istantanee come ramen e noodles in busta o in barattolo. Se non le trovate in italiano, e non conoscete la lingua degli ideogrammi, non vi resta che... chiedere aiuto alla tecnologia! Molti smartphone hanno infatti applicazioni che permettono di inquadrare le scritte con la videocamera e ottenere una traduzione immediata: per scoprire, per esempio, in quanta acqua e per quanti minuti immergere gli spaghettini con i loro condimenti liofilizzati.
Attenzione alle scadenze
Alcune referenze, magari perché poco apprezzate o conosciute da noi, languono per mesi sugli espositori e purtroppo non è raro che il termine minimo di scadenza (quello indicato con “consumare preferibilmente entro il”) sia prossimo o addirittura superato. Nel primo caso, spesso i prodotti vengono messi in offerta e naturalmente i negozianti più onesti segnalano chiaramente la scadenza ravvicinata. In altri casi, potrebbe capitare di portare a casa qualcosa di già “passato”. Se negli ingredienti a lunga conservazione non ci sono comunque problemi di salubrità a consumarli oltre il termine, è anche vero che ne possono risentire le qualità organolettiche: l’olio di sesamo potrebbe risultare rancido, le spezie aver perso la fragranza, i legumi essere diventati troppo secchi e così via.
Il fresco e il surgelato
Fin qui abbiamo parlato di alimentari “da dispensa”. Ma naturalmente la diffusione delle cucine etniche ha portato molti di noi ad avvicinarsi a frutti e ortaggi dalle origini lontane venduti freschi in botteghe e bancarelle. Vero è che i negozianti fanno normalmente rifornimento ai mercati generali, dove la merce in arrivo dall’estero subisce i controlli già citati per i prodotti confezionati. Oltretutto, data la presenza di moltissimi stranieri nel nostro Paese, diverse aziende agricole italiane si stanno convertendo a coltivazioni “esotiche” e così i fagiolini indiani arrivano dal Veneto, i cavoli cinesi dal Piemonte, gli aji amarilli (i peperoncini peruviani) dalla Calabria. Per verificarlo, anche in questo caso, basta un’occhiata all’etichetta in cui deve essere segnalata l’origine. Ultimi, ma sempre più apprezzati, i prodotti surgelati: ravioli, bao (panini soffici), pancake cinesi, frittelle di kimchi coreano, mochi (dolcetti) di riso glutinoso... Sono tantissime le specialità che invogliano se si getta un’occhiata ai banchi freezer presenti nei negozi più grandi. Le regole da seguire sono le stesse che ci devono sempre guidare nell’acquisto dei surgelati, ovvero controllare che armadi e banchi freezer siano puliti, ben chiusi, senza eccesso di brina, con un termometro che indichi la temperatura, che non deve mai essere superiore a -18°. Sacchetti e vaschette hanno spesso incarti trasparenti tramite i quali verificare che non ci sia ghiaccio all’interno e che i pezzi, in caso di ravioli, polpette e simili, non siano incollati fra loro. Infine, anche nel caso dei surgelati controllate l’etichetta: potrete sorprendervi nello scoprire che molti sono realizzati da aziende italiane!
Francesca Romana Mezzadri
marzo 2022