In tutto il mondo si bevono ogni giorno circa due miliardi di tazze di caffè. Secondo l’Organizzazione internazionale del caffè (ICO, clicca qui), il consumo mondiale nel 2015 ha superato 152 milioni di sacchi da 60 kg all’anno e sta aumentando a un tasso annuale del 2,5%.
Il caffè si conferma così una delle bevande più amate. Sicuramente per gli italiani rimane un rito quotidiano, soprattutto la mattina appena svegli e a fine pasto.
Negli ultimi anni, però, molti connazionali hanno detto addio alla vecchia ed ecologica caffettiera made in Italy e hanno scoperto la passione per le più pratiche capsule monodose.
In Europa occidentale, nel 2013, per la prima volta la vendita di macchine a capsula ha superato quella di macchine per caffè filtrato e in Italia, secondo Istat/ICO/Comitato Italiano Caffè (clicca qui), la vendita di capsule nella grande distribuzione registra una crescita del 21,3% rispetto al caffè macinato espresso (-2,8%), il caffè in grani (-1,3%) e quello solubile (-3,5%).
La prima comparsa sul mercato delle capsule monodose è stata nel 1986. Da allora la crescita è stata esponenziale e non accenna ancora a fermarsi.
L’interesse di tanti consumatori per questi minuscoli contenitori di pregiato caffè è dato dalla semplicità del sistema: basta inserire la capsula, premere il pulsante e il caffè, con tutto il suo aroma integro, è pronto in un battibaleno.
Il successo della bevanda monodose è senza dubbio meritato, ma lo scarto non biodegradabile è molto elevato e il peso sull’ambiente che l’utilizzo di milioni di capsule causa è diventato insostenibile.
Se ne sono accorti persino nel comune più virtuoso d’Italia, Capannori in provincia di Lucca (clicca qui), dove l’82% dei rifiuti viene riciclato grazie alla perfetta gestione della raccolta differenziata; solo il restante 18% finisce nell’indifferenziato e circa più della metà è composto da capsule. A livello nazionale sono enormi le quantità di plastica e alluminio da smaltire ogni giorno.
Ma anche all’estero il problema non viene sottovalutato.
Ad Amburgo, all’inizio di quest’anno, l’utilizzo delle capsule del caffè negli uffici pubblici è stato vietato. Jan Dube, il portavoce del Dipartimento di Amburgo per l’ambiente e l’energia, afferma che “…le capsule non possono essere riciclate facilmente perché composte da un insieme di plastica e alluminio che rende difficile lo smaltimento negli impianti di riciclaggio comunali. E questa spesa non può essere pagata con il denaro dei contribuenti”.
Secondo l’analista Ross Colbert le capsule costituiscono un terzo del mercato europeo e si prevede che entro il 2020 le vendite saranno triplicate.
Per questo motivo grandi aziende sono corse ai ripari con nuovi progetti di riciclo o sostituendo le capsule tradizionali con nuove compostabili.
Come Nespresso Italia che nel febbraio 2011 ha siglato un accordo con CiAl (Consorzio Nazionale per la Raccolta e il Riciclo degli Imballaggi in Alluminio, clicca qui), Federambiente e il Consorzio CIC (Consorzio italiano Compostatori) per lo sviluppo del progetto The Positive Cup che prevede la raccolta e il riciclo delle capsule in alluminio.
Nei primi quattro anni, solo in Italia, sono state raccolte circa 1.537 tonnellate di capsule usate e nel 2015 la raccolta è cresciuta del 10% (419 tonnellate). Il meccanismo è semplice: gli acquirenti di capsule Nespresso consegnano quelle usate nelle boutique Nespresso e nelle isole ecologiche distribuite su tutto il territorio nazionale (36 boutique e 46 isole ecologiche in 48 città italiane, per sapere dove si trovano clicca qui).
Le capsule vengono trattate per separare l’alluminio dal caffè residuo; l’alluminio viene riciclato al 100% da CiAl risparmiando così il 95% dell’energia utilizzata per produrlo dalla materia prima; il caffè residuo viene trasformato in compost e utilizzato come fertilizzante in una risaia messa a disposizione dall’Unione Agricoltori di Pavia. Il riso coltivato, 268 quintali circa, viene poi donato da Nespresso alla Fondazione Banco Alimentare Onlus.
L’obietivo di Nespresso a livello mondiale è di portare il riciclo delle capsule al 100% entro il 2020. A oggi il riciclo di capsule usate supera l’80%, grazie anche ai 14.000 punti di raccolta distribuiti in 31 Paesi nel mondo.
Le prime capsule compostabili apparse sugli scaffali della GDO sono state quelle della linea Espresso1882 di Caffè Vergnano: lanciate a marzo 2015 in grande distribuzione e su e-commerce, le capsule devono essere gettate, senza bisogno di separare l’involucro dal caffè, direttamente nel bidone dell’umido. Compatibili con le macchine Nespresso e A Modo Mio Lavazza, sono realizzate con poliesteri biodegradabili e compostabili, in parte ottenuti da fonti rinnovabili, capaci di sopportare le alte temperature e la pressione così da mantenere intatto tutto l’aroma delle preziose miscele. Sono state premiate dai consumatori che le hanno elette Prodotto dell’Anno 2016.
Una buona notizia arriva anche dal colosso italiano del caffè Lavazza che, dopo 5 anni di ricerca e sperimentazione, ha realizzato in collaborazione con Novamont le capsule compostabili in Mater-Bi®, un nuovo prodotto biodegradabile che si trasforma in fertilizzante. In vendita sullo store online di Lavazza (clicca qui), questi involucri green sono compatibili con tutta la gamma di macchine A Modo Mio. La capsula si getta nel sacco dell’umido dopo l’utilizzo, quindi viene avviata al compostaggio per trasformarsi, con i residui di caffè, in compost per il terreno.
Oltre alle capsule comportabili, Lavazza ha messo a punto quelle Pelabili, smaltibili nella raccolta differenziata. I diversi componenti sono facilmente separabili attraverso una linguetta applicata alla capsula stessa. Così il corpo va gettato nel contenitore della plastica, il residuo di caffè nella raccolta dell’organico e la pellicola nell’alluminio. Le capsule Pelabili Lavazza In Black Progetto Eco3 sono distribuite in esclusiva per i clienti Nims (clicca qui), azienda che consegna direttamente a casa macchine per il caffè in comodato d’uso.
Esiste anche una nicchia di riciclo creativo: le capsule in alluminio esauste riprendono vita grazie alle mani agili di artigiani esperti o appassionati del fai-da-te.
Dopo averle svuotate, lavate con cura, pressate e lavorate con altri elementi diventano originali gioielli, spille, collane, orecchini e anelli (un esempio nella foto qui a fianco, creazioni di Gioielli di Caffè, clicca qui).Oppure, legate tra loro con fili quasi invisibili, formano maglie luccicanti da utilizzare come paralumi, per rivestire cornici o vasi.
Ci sono capsule ecosostenibili e altre che non lo sono affatto. Se non vogliamo rinunciare alla loro praticità e alla nostra dose quotidiana di caffeina, scegliamo almeno quelle che non fanno male all’ambiente.
Perché il caffè deve essere un piacere, per tutti! Se non è buono, che piacere è?
Monica Pilotto
6 settembre 2016