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“Etichettologo” si diventa: la guida per leggere correttamente le etichette

News ed EventiConsigli pratici“Etichettologo” si diventa: la guida per leggere correttamente le etichette

Non ci sono più le etichette di un tempo. Tra nuove indicazioni, bollini e claim è difficile capire cosa c’è scritto sulle confezioni dei prodotti alimentari. Ma un esperto ci spiega come riuscirci. Facilmente

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Siamo tutti (diventati) “etichettologhi”: volenti o nolenti, non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle tante e sempre più numerose indicazioni presenti sulle confezioni dei prodotti alimentari. Tra diciture obbligatorie e informazioni volontarie, tra bollini e certificazioni, tra claim salutistici e tabelle nutrizionali le etichette sono diventate dense e fitte, a volte quasi illeggibili. Invece, vale la pena di non farsi scoraggiare perché “l'etichetta è la carta d'identità dell'alimento e su di essa vengono riportate tutte quelle informazioni che sono indispensabili per poter scegliere in modo consapevole” spiega Roberto Albanesi nel suo utile e chiaro manuale “Come leggere le etichette”, edito da Tecniche Nuove.
Un libro che è un vero vademecum, visto che per ogni categoria di prodotti (dal food al cibo per animali, dai cosmetici ai prodotti per la pulizia, dall’abbigliamento all’automobile, dal giardinaggio agli elettrodomestici) spiega come “decifrare” le etichette, quali informazioni cercare e come usare queste informazioni per orientarsi nella scelta di cosa acquistare.


Il decalogo del consumatore informato
Impossibile riassumere tutte le informazioni contenute nelle 131 pagine, anche perché ogni categoria rappresenta un caso a sé. Non esiste, infatti, un’etichetta universale, valida per ogni prodotto. Ma una regola universale, comunque esiste. Anzi sono ben dieci e sono quelle contenute nel decalogo stilato dal ministero della Salute, e che l’autore del libro ha commentato e puntualizzato, in modo da renderle ancora più concrete e attuali.


1. Non farti fuorviare da indicazioni poco significative
Le etichette sono sempre più ricche di informazioni, sia obbligatorie che volontarie. E per capirle tutte occorre documentarsi sul loro significato, ad esempio consultando i portali delle associazioni dei consumatori. Ma c’è una scorciatoia: se ci sono troppe indicazioni, individua quella più evidente o eclatante e verifica se è davvero importante. Ad esempio, Albanesi sottolinea che la dicitura “senza polifosfati”  è sì un plus per un prosciutto cotto ma è poco interessante se però il prosciutto contiene i nitriti come conservanti. Un altro esempio citato nel libro è quello dell’olio di palma: molte aziende che lo hanno utilizzato per anni oggi si vantano di fare prodotti “senza olio di palma”. Ma spesso lo hanno sostituito con oli equivalenti come qualità o, addirittura, peggiori.


2. Leggerezza: tutta da verificare
Tutti vogliamo essere in salute e in forma. E, perciò, anche nella scelta di cosa mangiare prestiamo attenzione alle caratteristiche e ai benefici nutrizionali di un alimento. Le aziende lo sanno bene e talvolta “ci marciano”. Ecco un esempio, suggerito nel libro di un’indicazione che può essere fuorviante: l’apporto calorico. Non fermarti a quello relativo alla porzione, perché ogni azienda la definisce in modo arbitrario (a volte le porzioni sono davvero mignon), ma cerca il valore energetico per 100 g/ml di prodotto, che va obbligatoriamente specificato su ogni confezione.  


3. Vai oltre le immagini riportate sulle confezioni
Le illustrazioni riportate sulle confezioni sono puramente indicative, com’è infatti spesso specificato sulle etichette. Ovviamente il produttore ha tutto l'interesse ad attrarre il consumatore e l'illustrazione è l'equivalente di uno spot televisivo di promozione di un prodotto: quanto più è accattivante tanto più si vende.


4. Verifica l'ordine e la quantità degli ingredienti
L’elenco degli ingredienti è la carta d’identità di un prodotto alimentare. Tranne rare eccezioni (come latte, frutta fresca o acqua minerale) va sempre indicato sulle etichette. Consultarlo è il modo più sicuro per sapere cosa si compra. Basta ricordare che gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente in base alla quantità presente nel prodotto finito (ossia dal più importante al meno rilevante). E fare attenzione alla quantità indicata: due confetture possono avere la frutta come primo ingrediente ma in percentuale presente anche molto diversa.  


5. Controlla entro quando consumarlo davvero
La lotta allo spreco è diventato un tema per tutti noi, che stiamo sempre più attenti a evitare di gettar via quel che compriamo per cucinare. A guidarci è la data di scadenza, fondamentale per la salute del consumatore e, quindi, obbligatoria per molti alimenti, come la carne in vaschetta, i formaggi freschi o i salumi affettati. Ma la maggior parte dei prodotti confezionati e conservati a temperatura ambiente riporta sull’etichetta il termine minimo di conservazione, ossia la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà se conservato in condizioni adeguate. Quindi, quando leggi “da consumarsi preferibilmente entro...” non significa che da quella data il prodotto non è più buono ma solo che inizia a perdere le caratteristiche che lo rendono appetibile, come sapore, fragranza e consistenza.


6. Attenzione al peso (e quindi al prezzo) reale del prodotto
Confezioni maxi, contenuto mini. Capita, ancora di più negli ultimi tempi, in cui le aziende alimentari devono affrontare forti aumenti dei costi di produzione che si riflettono, poi, sulle politiche commerciali della Gdo. Per non aumentare il prezzo esposto a scaffale, spesso si alleggerisce il contenuto delle confezioni. Quindi, è sempre bene non fermarsi alle dimensioni delle confezioni ma verificare il peso netto/sgocciolato dell'alimento (sempre indicato in etichetta) e controllare il prezzo al kg (obbligatorio sui cartellini segnaprezzo esposti a scaffale).


7. Occhio agli allergeni
Nell'elenco degli ingredienti va sempre segnalata la presenza di eventuali allergeni (come soia, arachidi o glutine), che vengono infatti evidenziati in modo che siano più visibili. 


8. Subito in frigorifero o in freezer
Il consiglio sempre valido è di mantenere sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull'etichetta e, quindi, di metterli nel frigorifero o nel congelatore il più rapidamente possibile. Ma bisogna, comunque, ricordare che il freddo non uccide i batteri, bensì ne impedisce temporaneamente la crescita o la rallenta. Quindi, non è mai una buona idea riempire frigoriferi e freezer e conservarvi gli alimenti troppo a lungo.


9. Cerca l’etichetta anche per i prodotti venduti sfusi  


Ovviamente, non essendo confezionati, viene messa sui cartelli esposti sulle cassette di frutta e verdura, oppure sul bancone del pesce fresco in pescheria o nell’apposito documento consultabile da tutti che si trova vicino ai banchi di panetterie, pasticcerie e gastronomie.


10. Meglio le confezioni sostenibili
Un tema quello degli imballaggi a cui siamo tutti più sensibili ma su cui c’è anche tanto greenwashing, per cui spesso si punta sull'ecoIogia delle confezioni per promuovere un prodotto che tanto sostenibile non è. Quindi, anche in questo caso è bene non fermarsi agli slogan roboanti sull’attenzione al pianeta ma verificare il materiale di cui è composta la confezione, per controllare se è sostenibile (ad esempio è plastica riciclata) e se e come può essere riciclato.


Manuela Soressi
Febbraio 2022

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