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Cibo scaduto? E io me lo mangio

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Lunga vita agli alimenti: le iniziative che spingono a non buttare quelli scaduti. E a valutarli coi propri sensi.

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Più vita ai prodotti alimentari
Lo chiede il movimento anti-spreco, che consiglia di consumarli anche dopo la scadenza indicata in etichetta. Un comportamento che (se attuato con le dovute cautele) non provoca effetti negativi sulla salute, ma che sicuramente comporta effetti molto positivi sull’ambiente. Contribuisce, infatti, a ridurre l’enorme spreco di cibo che avviene nelle case: sono 9 milioni le tonnellate di alimenti che ogni anno finiscono nell’immondizia a causa della scorretta interpretazione delle indicazioni sulla scadenza presenti sulle confezioni. Ecco perché la crociata contro lo spreco alimentare passa prima di tutto dalla revisione di quello che c’è scritto sulle etichette dei prodotti venduti al super.

Cosa cambia in etichetta
Le prime a mettere mano alle etichette dei prodotti alimentari sono state alcune catene distributive in Gran Bretagna, che hanno scelto di prolungare la vita commerciale di alcuni alimenti freschi, come lo yogurt. Come? Eliminando la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…” affinché i prodotti possano restare in vendita più a lungo ed essere consumati in un lasso di tempo maggiore. Una mossa che bypassa le leggi europee, ma senza problemi visto che il Regno Unito non fa più parte dell’Unione Europea. All’interno dei 27 Paesi della Ue, invece, una mossa di questo genere sarebbe sanzionabile. Eppure qualcosa si muove. Anche in Italia. Da un lato Danone ha fatto una campagna pubblicitaria per invitare i consumatori ad assaggiare i suoi prodotti prima di buttarlo perché scaduto, sottolineando che i suoi yogurt si possono mangiare anche dopo la data di scadenza indicata sulle confezioni. Va in questa direzione anche il progetto Etichetta Consapevole di Too Good To Go che incoraggia i consumatori a utilizzare i propri sensi per decidere se consumare o gettare un prodotto scaduto. Per sensibilizzarli, quest’app contro gli sprechi alimentari nel 2021 ha inserito la dicitura “spesso buono oltre” accompagnata da alcuni pittogrammi esplicativi, sulle confezioni di oltre 10 milioni di prodotti di marche famose, come Granarolo, Gruppo VéGé, NaturaSì e Nestlé. E quest’anno vuole quintuplicarla, arrivando a 50 milioni di prodotti, grazie al coinvolgimento di altre aziende produttrici, come Cameo, Eridania, Ferrarini, Mielizia e Vallé.

Chi garantisce?
La “vita” di un alimento viene decisa dall’azienda che lo produce, tranne che per alcuni prodotti (come il latte fresco e le uova) per cui è fissata dalla legge. In tutti gli altri casi sono i produttori che stabiliscono la durata degli alimenti, ossia il periodo per cui possono garantire che manterranno intatte le loro caratteristiche organolettiche, gustative e nutrizionali. Oltre quella data, il prodotto può perdere alcune proprietà organolettiche (gusto, odore) ma rimane “sicuro” e, quindi, può essere venduto anche oltre la data riportata in etichetta.

Come viene calcolata la “vita” di un alimento?
Basandosi su diversi fattori, come la tipologia e la qualità del prodotto, le tecnologie utilizzate per realizzarlo, il tipo di imballaggio e i sistemi di conservazione. Tutti elementi su cui la ricerca e l’innovazione tecnologica ha fatto passi di gigante, permettendo di mantenere i prodotti buoni e intatti sempre più a lungo.

Ma è sicuro?
Prodotti secchi confezionati (come la pasta o i crackers), alimenti in scatola (come legumi e conserve di pomodoro), marmellate e confetture, oli e sott’oli, prodotti surgelati, bevande, salse, spezie ed erbe aromatiche, cereali, miele, caffè, tè e infusi: non sono che alcuni dei prodotti che si possono consumare senza timore anche oltre la data indicata sulle confezioni. Purché siano stati conservati correttamente e sempre dopo averne valutato l’aspetto, l’odore, la consistenza e il gusto. Diverso il discorso per gli alimenti su cui compare la data tassativa di scadenza (come latte fresco pastorizzato, insalate in busta,formaggi freschi, carne, pesce, pasta fresca e salse fresche): oltre questo termine possono rappresentare un rischio per la salute, da semplici problemi gastro-intestinali alle vere e proprie intossicazioni alimentari, perché sono prodotti molto deperibili dal punto di vista microbiologico.

Manuela Soressi
ottobre 2022

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