La storia dell'angostura, innanzitutto, ha qualcosa di affascinante. La sperimentò per primo un medico tedesco che, negli anni dell’eroe rivoluzionario Simon Bolivar, mise a punto la bevanda partendo dalle erbe medicali, dopo anni di ricerche e analisi sulle molteplici virtù delle piante tropicali, con l’intento di curare i problemi intestinali e le febbri alte dei soldati e stimolarne l’appetito. Il medico si chiamava Johann Gottlieb Benjamin Siegert e l’angostura venne così battezzata perché si trovavano nella ciudad Angostura, oggi ciudad Bolìvar.
Ma cosa contiene?
Si sa per certo che l’angostura contiene ben 40 ingredienti, tra spezie esotiche e frutta, che la bevanda in sé è molto amara e che è alcolica al 44,7 per cento. In particolare si ottiene tramite l’infusione della corteccia di una pianta, la Cusparia Febbrifuga, alla quale vengono aggiunti chiodi di garofano, radice di genziana, cardamomo, essenza di arance amare e china.
A braccetto con i cocktail
Fu solo a metà del 1800, a Londra, durante l'Esposizione Universale, che la bevanda iniziò a essere usata per la miscelazione di bevande alcoliche e perse il suo scopo terapeutico. Oggi è imprescindibile nella preparazione di alcuni cocktail (si pensi solo al Manhattan o all’Old Fashioned) e anche in alcune ricette di carne e pesce (per esempio in alcuni arrosti, nelle salse da accompagnare ai secondi, nelle torte di frutta).
Quell’etichetta sovradimensionata
Un’altra curiosità riguarda il suo packaging, nato di un errore entrato a far parte della storia. Fu infatti per un errore tipografico che alla sua piccola bottiglietta fu abbinata un’etichetta decisamente oversize. Ma questo errore piacque e incuriosì e fu così che si decise di non cambiare il prodotto, mantenendo l’errore e il packaging. L’angostura viene prodotta nell’isola di Trinidad e Tobago, nei Caraibi ed è distribuita da D&C. Ingredienti e processi di produzione sono sconosciuti ai più e nessuno è autorizzato a fare foto durante la produzione.
Emanuela Di Pasqua,
giugno 2018
credits: Dominic Lockyer/Flickr
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