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News ed EventiNewsCinquanta sfumature di Lambrusco

Cinquanta sfumature di Lambrusco

Un vino apparentemente umile rivela tante nuove potenzialità. Anche grazie a una generazione di vivaci Lambrusco boys

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Esiste un unico Lambrusco? E, se non è così, è possibile tracciare una geografia di questo vitigno e delle sue… sfumature? Se ne è parlato, con bicchieri alla mano, il 21 giugno a Matera durante la prima edizione italiana delle Giornate Mondiali del Lambrusco (la prima World Lambrusco Day in assoluto essendosi tenuta lo scorso anno in Parigi), un’idea nata durante il periodo della pandemia quando, impossibilitato a raggiungere l’Emilia, un gruppo di italo-brasiliani suggerì al Consorzio di brindare a distanza. 

Lambrusco di tutte le specie

Nelle due province di Modena e Reggio nell’Emilia dei 16mila ettari coltivati a vite, ben 10mila sono a Lambrusco (leggi qui la scheda sul vino firmata da un esperto ONAV), per oltre 135 milioni di bottiglie prodotte tra DOC e IGT.  In effetti il registro nazionale delle varietà di vite ne contempla 13 specie, molte delle quali si distinguono per il nome dell’area di maggior diffusione, dai collinari Grasparossa (di Castelvetro) e Montericco (nel Reggiano) al Salamino (di Santa Croce) che alligna soprattutto nella pianura modenese (lambrusco.net). 

Colori, profumi, sapori

Vini tanto diversi nel colore, nel profumo e nel sapore da sembrare figli di uve che nulla hanno a che vedere tra loro. Alla variabilità organolettica consegue la (non) scontata versatilità in cucina. Di certo anche gli stili di vinificazione garantiscono una certa variabilità alle bottiglie, approfondendo il solco tra le dissimili caratteristiche varietali. Esemplare da questo punto di vista l’avvicinamento tra Il Ligabue Reggiano DOC della Cantina di Gualtieri, dalla possente spuma e contrassegnato da colore rubino intenso, un vino mantico secondo le aspettative tradizionali di Lambrusco, con il La.Vie Modena DOC, un Lambrusco di Sorbara della Cantina Ventiventi di Medolla. L’attività di questa recente realtà familiare si snoda su percorsi alternativi: il colore cerasuolo, l’effervescenza sottile che massaggia la lingua e la sfumatura amaricante appena percepibile sono manovre di avvicinamento verso un pubblico più giovane

Miti e falsi miti

Senza volere prescrivere abbinamenti di alcun tipo, il primo parrebbe adatto a libagioni a base di pappardelle al ragù d’anatra e zampone, l’altro ad aperitivi e merende con salumi e Parmigiano Reggiano. Un’altra leggenda da sfatare è che i vini da uve Lambrusco vanno consumati entro due anni. Lo sosteneva anche Mario Soldati nel suo celebre Vino al vino (Mondadori ed.). Da allora sono trascorsi cinquant’anni buoni e il modo di avvicinarsi al vino è cambiato come sono mutati gli stili di vita

Nuove frontiere per il Lambrusco

Allo stesso modo i Lambruschi, nella loro presunta umiltà, stanno esplorando le strade di una vera e propria redenzione che li porterà a breve -è una scommessa e al tempo stesso un auspicio- a rivedere anche le mappe dei vini italiani metodo classico. Tra questi, ne sono stati fatti provare alcuni a Matera. Come il Puro 2013 della Francesco Bellei, Lambrusco di Sorbara metodo classico Dosaggio zero. Con i suoi oltre 9 anni trascorsi sui lieviti si veste giallo dorato brillante, possiede un naso pungente e agrumato con un’acidità elettrica in bocca, che si fa quasi ruvida. Dal canto suo la Cantina Settecani si sta cimentando dal 2020 nella elaborazione di metodo classico. Le note tanniche del suo Settimocielo Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC si liquefanno via via le bollicine prendono il sopravvento. Le sensazioni gustative di visciole sono a… scoppio ritardato, invitando a un altro sorso e quasi a voler dialogare con l’avventore. Vino da caviale il primo, da ostriche Belon il secondo. 

La rivoluzione dei Lambrusco boys

La riforma del Lambrusco, dei Lambruschi, è appena cominciata. Ne sono interpreti le nuove generazioni, i Lambrusco boys che, pur mantendo intatta la composizione ampelografia del territorio, ne stanno percependo la potenzialità delle diverse declinazioni. Ci sarà tempo fino al giugno 2025, alla prossima Giornata del Lambrusco in una diversa città italiana, di commentare questa evoluzione in attesa di altre sorprese. 

Riccardo Lagorio,
luglio 2024

TAG: #Lambrusco

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