Si è appena conclusa a Roma l'edizione europea del Maker Faire, letteralmente, la fiera del fare, l'evento dove gli innovatori del terzo millennio svelano i progetti a cui stanno lavorando e condividono il loro sapere tecnologico e la loro abilità artigianale.
600 startup esposte da inventori di 33 paesi hanno stimolato la fantasia di più di 100.000 visitatori.
Grande interesse ha suscitato la pianta interattiva capace di comunicare il proprio stato d'animo e chiedere maggiori attenzioni o la lampada AUGHm che avverte i genitori quando il bambino si sveglia e che può essere impostata per raccontare al pargolo favole preregistrate. Senza dimenticare il robot quadrupede che imita i movimenti degli animali e M.E.S.S.I., il commissario tecnico dall'occhio digitale in grado di monitorare le prestazioni di una squadra di calcio e analizzarne le tecniche di gioco.
Ma anche nel campo dell'alimentazione e dintorni la fiera non ha mancato di stupire. Le innovative stampanti 3D hanno fatto la parte del leone dimostrando che è possibile "scolpire" nuovi formati di pasta, realizzare spaghetti lunghi decine di metri, cioccolatini dagli aspetti più bizzarri e pizze fantasia.
Un progetto americano sviluppato dalla System & Materials Research Corporation ha già ricevuto dalla Nasa un finanziamento di 125.000 dollari per sviluppare tecnologie di stampa di cibo nello spazio. Per dimostrarne la fattibilità pratica, Vaiva Kalikaité, la responsabile della società, ha "stampato" un lampone partendo dal succo di frutta.
La Link Campus University, università privata romana, ha presentato il Recycling Tree, un progetto che ha come obiettivo la sensibilizzazione sul tema della raccolta differenziata. Il sistema è composto da due bidoni intelligenti che permettono all'utente di raccogliere e differenziare in modo infallibile le bottiglie in plastica dalle lattine in alluminio.
Per riconoscere la plastica viene usato un sistema basato sulla rifrazione della luce, utilizzando un LED luminoso e un sensore di luminosità. Per l'alluminio, viene sfruttata la capacità di conduzione elettrica del fondo delle lattine. Entrambe le strutture permettono la rilevazione del materiale inserito, sia in maniera corretta, sia in maniera errata. Nel caso in cui sia inserita una lattina nel bidone della plastica, questa verrà "risputata" rimarcando così l'errore commesso.
Se la startup sarà implementata, come sembra, anche per altri tipi di spazzatura più difficili da riconoscere, impareremo finalmente a differenziare come si deve: sporcandosi s'impara!
Mauro Cominelli
7 ottobre 2014