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Cibi senza lattosio: etichette più chiare

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Gli intolleranti allo zucchero del latte non sono obbligati a rinunciare ai prodotti lattiero-caseari: basta che scelgano quelli che ne se sono privi. E da qualche giorno riconoscerli al supermercato è anche più facile

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Golosi di latte, yogurt e formaggi ma preoccupati per il loro contenuto di lattosio. Anche se le statistiche ufficiali dicono che solo il 2,4% degli italiani è realmente intollerante allo zucchero tipico del latte, una ben più ampia fetta di italiani crede di esserlo e quindi tende a non consumare latte e derivati. Un “sacrificio” non necessario, visto che nell’universo lattiero-caseario ci sono tanti prodotti che non contengono lattosio o perché ne sono naturalmente privi o perché viene eliminato durante la loro produzione. Da qualche giorno riconoscerli al supermercato è diventato più semplice, grazie alle nuove e chiare informazioni che sono comparse sulle loro confezioni.

Arrivano i prodotti “naturalmente” senza lattosio
Yogurt, latti fermentati e formaggi a lunga stagionatura (come Grana Padano e Parmigiano Reggiano): questi derivati del latte possono essere consumati in tutta tranquillità dagli intolleranti al lattosio, perché, per effetto del loro processo produttivo, ne contengono quantità minime, talvolta pari a zero. Finora un consumatore doveva esserne informato prima di andare a fare la spesa. Da qualche giorno, invece, l’indicazione “lactose free” compare anche sulle etichette, come spiega l’associazione dei produttori lattiero-caseari Assolatte che ha avuto il “via libera” sull’etichettatura da parte del ministero della Salute.
Oggi, dunque, basta solo verificare che sulle confezioni compaia una di queste due indicazioni: "naturalmente privo di lattosio" (presente sui prodotti che hanno meno dello 0,1% di lattosio) e "naturalmente a ridotto contenuto di lattosio" (in questo caso il valore è inferiore allo 0,5%).

Sì a yogurt e formaggi stagionati
Gli intolleranti al lattosio possono consumare senza problemi yogurt e latti fermentati perché i loro batteri lattici producono la lattasi, l’enzima necessario per la digestione del lattosio a livello intestinale. Non creano problemi nemmeno i formaggi a pasta extra dura (come Parmigiano Reggiano e Grana Padano), perché durante la lunga stagionatura il lattosio viene trasformato in acido lattico.

Via libera ai delattosati
E per completare il menu si può sempre ricorrere anche all’ampia gamma di latti, latticini e formaggi "ad alta digeribilità" o "delattosati". Si tratta di alimenti classificati per legge come “destinati ad alimentazione particolare”, nei quali la maggior parte del lattosio è già stata scissa nei suoi due zuccheri (glucosio e galattosio) ed è quindi perfettamente tollerabile da tutti i consumatori. Latte, crescenza, mozzarella, stracchino, mascarpone, ricotta, burrata e burro “delattosati” sono identici, per gusto e consistenza, ai loro omologhi tradizionali, anche sul fronte nutrizionale. Merito anche dell’evoluzione della tecnologia, che li ha resi più buoni e appetibili.

Buone abitudini per fare pace col lattosio
L’intolleranza al lattosio non è per sempre: basta adottare alcune semplici abitudini e nel giro di un mesetto si può tornare a digerire senza problemi latte e derivati. Il primo step consiste nell’introdurre il latte e i prodotti lattiero-caseari in modo graduale, aumentandone via via il consumo. In questo modo si “aggiusta” la flora batterica del colon che impara a digerire il lattosio senza problemi. Un altro stratagemma è quello di bere il latte insieme ad altri alimenti (ad esempio biscotti, pane, cereali), in modo da rallentare il transito intestinale facilitando così la digestione del lattosio.

Manuela Soressi

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