Li conosciamo, sono i voucher forniti dal datore di lavoro per pagare il pasto (in mancanza di mensa aziendale) o per comprare generi alimentari. Dei buoni pasto, i cosiddetti “ticket”, ne dispongono circa due milioni e mezzo di italiani - oggi, in tempi magri, assai invidiati!
Il loro valore è riconosciuto e può essere speso solo in imprese ed enti convenzionati. Finora classicamente sono stati i bar – per il pranzo veloce, i ristoranti e le trattorie e i supermercati.
Il Ministero dello Sviluppo Economico – con decreto del 7 giugno 2017, entrato in vigore il 9 settembre – ha ampliato le categorie che possono essere convenzionate. Potranno aderire al sistema dei ticket anche mercati, mercatini, fiere, spacci aziendali e persino agriturismi e ittiturismi. Unica limitazione: bisogna che si tratti comunque di prodotti alimentari.
Si allarga dunque il “dove” si possono spendere i buoni pasto. Ma si amplia anche e soprattutto il “quanto". Finora per legge era possibile utilizzarne uno solo al giorno. Adesso invece sarà possibile spenderne fino a 8 al dì, per un totale di spesa che arriva a circa 40 euro. Il “quanto” torna anche a influire sul “dove”, perché grazie all’ampliamento del tetto massimo di spesa nuove realtà hanno deciso di aderire – per esempio la catena di supermercati Esselunga.
Si rende di fatto legale una pratica oramai consolidata, quella di cumulare ticket, che a questo punto però – almeno così nell’intenzione del Ministero – verrà maggiormente controllata. Ottima cosa per gli aventi diritto, forse un po’ meno per gli esercenti, che non ricevono i soldi subito (ma dopo 3 o 6 mesi) e pagano una commissione.
Altra novità è che con questo decreto ci si avvia verso la scomparsa definitiva dei buoni pasto cartacei in favore di quelli elettronici: sono carte simili a bancomat, introdotte l’anno scorso, che funzionano via Pos – sempre dell’anno scorso il provvedimento legislativo che obbliga tutti i commercianti e i professionisti ad averne uno, e di permettere il pagamento con la carta per spese anche di soli 5 euro.
“È una opportunità per 4 italiani su 10 che fanno la spesa dal contadino, negli agriturismi e nei mercati degli agricoltori” ha commentato Coldiretti. Via libera dunque a mele, insalata, cavoli e formaggio direttamente dall’orto e dalla stalla, pagati – magari strusciando una carta – col ticket aziendale.
Carola Traverso Saibante
novembre 2017