“Le buone maniere sono la consapevolezza sensibile dei sentimenti degli altri. Se hai quella consapevolezza, hai delle buone maniere, non importa quale forchetta tu stia usando.”
Emily Post, autrice di Table Manners e scrittrice americana famosa per essere esperta di etichetta, enfatizza l’importanza della sensibilità e del buon senso in qualsiasi situazione sociale, ma in realtà è tutt’altro che clemente nel caso della forchetta sbagliata o di una postura scorretta a tavola. Insomma non c’è come il convivio a svelare le inadeguatezze in fatto di galateo e la vera classe delle persone. Se poi il pranzo o la cena sono di lavoro le attenzioni sono ancor più doverose per evitare che un incontro nato per concludere un affare si trasformi in un disastro totale.
Julia alle prese con le escargots
Pretty women docet: la pellicola cult ci mostra una deliziosa Julia Roberts alle prese con la forchetta giusta nel corso di un incontro di affari e svela, con le esagerazioni di un film, come l’etichetta a tavola sia articolata e al tempo stesso come a tavola si possano portare a termine trattative complicatissime. Il mondo delle convenzioni gastronomiche è per l’appunto un mondo, tanto da essere stato oggetto di una moltitudine di film che hanno fatto la storia del cinema, ritraendo l’italianità più becera e quella più blasonata proprio a tavola.
Lapalisse
Iniziamo col dire che a tavola non si emettono versi (tanto meno si digerisce rumorosamente), non si mettono i gomiti sul tavolo, non si parla ad alta voce, non si affrontano temi disgustosi, si assume una postura dritta e composta, non si parla con la bocca pienaecc: insomma, il kit di sopravvivenza è assolutamente intuitivo e di buon senso.
Mani nel cibo
Poi vengono le regole più articolate, quelle convenzioni che impongono di apparecchiare tavola in un certo modo, di rivolgersi al personale di servizio con discrezione, di segnalare che si è sazi riponendo le posate nel piatto, di pulirsi delicatamente la bocca con il tovagliolo prima e dopo aver bevuto (orrendo il segno del rossetto lasciato sul bicchiere e ancor peggio quello di unto), di non portare mai e per nessuna ragione al mondo il coltello alla bocca, di non mangiare con le mani nulla che non sia pizza al taglio, crostacei o alcuni molluschi. Via libera alle mani anche con i pasticcini e il formaggio grana, che andrebbe servito già tagliato a tocchetti, e ovviamente con i cosiddetti finger food, piccoli piattini e antipasti da consumare con le mani. Da sfatare la leggenda della coscia di pollo, severamente vietata dall’etichetta che impone poi, in caso di frutta, un rigido protocollo: quasi tutti i frutti vanno consumati con coltello e forchetta, ma alcuni si possono mangiare con le mani in un solo boccone. Fa casta a sé l’uva, che va staccata acino per acino con la mano destra e tenuta rigorosamente con la sinistra.
Chiamiamola eleganza
Tono di voce, gestualità, conversazione, abbigliamento sono poi altre componenti essenziali delle buone maniere, sempre all’insegna della discrezione e della sobrietà. In questo caso è il buon senso, l’intelligenza e l’educazione a tutto tondo a guidarci verso i comportamenti corretti, a prescindere dalla forchetta giusta. Giova rivedersi le lezioni di etichetta date dal portiere dell’albergo a Vivienne-Julia Roberts in Pretty Women, ma sarebbe anche bene che, soprattutto nelle cene di lavoro, si evitassero cibi impegnativi da affrontare. Lust but not least c’è il capitolo alcol che stabilisce che chi viene ospitato deve attenersi alla condotta e alle scelte di chi ospita. E anche se può apparire lapalissiano rimarchiamo che un bicchiere di troppo a volte può far saltare un affare, ma persino un rapporto (soprattutto se il bicchiere in più è di vodka). Anche se in taluni casi l’effetto leggermente disinibente può favorire il business e non solo. C’è poi un galateo che stabilisce chi deve iniziare prima a mangiare (la padrona di casa e prima tra tutte la più matura), come consumare il bordo e una miriade di altre sotto regole che forse varrebbe la pena di leggersi attentamente almeno una volta nella vita. Non è detto che si decida di osservarle, ma è bene conoscerle per affrontare disinvoltamente qualsiasi situazione con qualsiasi commensale. Controversa infine è la questione telefono, ma ci sembra comunque un'azione buona e giusta non tenerlo a tavola e, soprattutto, silenziarlo, evitando a commensali e soci, amici e vicini di tavolo, rumorose sonerie che disturbano la sacralità di un pasto insieme.
Emanuela Di Pasqua,
ottobre 2019