Italiani popolo di creduloni? Forse si, anche se la maggior parte degli intervistati per un’indagine Doxa-Aidepi dice di non credere a tutto ciò che trova online. Il web e i social, specie per quanto riguarda le notizie su cibo e alimentazione, sono fonti ricchissime, preziose, ma da non prendere sempre come oro colato, perché le informazioni che circolano a volte non sono corrette, sono fuorvianti e, grazie al gioco di rimandi social, si diffondono a una velocità e con una capillarità impressionante.
Chi è in rete può essere lettore e autore contemporaneamente e i blogger sono in prima linea nel processo di diffusione delle informazioni e la responsabilità di chi si occupa di comunicazione a qualsiasi livello è alta, perché per 4 italiani su 10 Internet e i social media sono una fonte attendibilissima quando si parla di food e dintorni, seconda solo al parere del medico e più credibile rispetto ad amici esperti, tv e riviste specializzate.
Se per chi ha tra 30 e 49 anni il testa a testa tra medico e Rete presenta uno scarto piccolo, ma ancora favorevole al primo, le proporzioni cambiano via via che scende l’età del campione. Secondo il 61% degli under 30 facebook, twitter e youtube sono persino più credibili dei medici. Per i più grandi resta la consapevolezza che non sempre le informazioni sono vere e verificate, idea che però si perde tra i Millennials.
Interessante è anche lo scarto tra ciò che viene dichiarato e ciò che succede nella pratica quotidiana. In altre parole gli italiani predicano bene, ma razzolano male: dicono di non credere a tutto ciò che trovano online, ma è raro che si prendano realmente la briga di verificare nel mondo reale la veridicità di ciò che trovano online.
La responsabilità di chi fa comunicazione in rete è quindi davvero alta, per questo Aidepi (clicca qui), “Merendine Italiane” (clicca qui) e il blog Ore17 (clicca qui), che hanno lanciato #OperazioneFalsiMiti e voluto la ricerca Doxa, hanno pensato di smascherare le bufale più famose, coinvolgendo proprio alcuni (autorevoli) blogger.
I blogger coinvolti sono: Manuela Cervetti (Mamme Acrobate - cliccca qui), Serena Sabetta (Bismamma - clicca qui), Carla Medda (La torre di cotone - clicca qui), Silvio Petta (Superpapà - clicca qui) e Barbara Squilini (Genitori Channel - clicca qui). Il loro compito è stato intercettare quelle notizie non corrette che sono diventate col tempo luoghi comuni diffusi e difficili da sradicare nelle credenze di chi bazzica il web (cioè tutti).
L’indagine ha stilato una lista delle bufale alimentari più diffuse e le ha smentite con l’aiuto degli esperti coinvolti da Aidepi (Fabio Antoniazzi, tecnologo alimentare; Valeria Del Balzo nutrizionista e biologa; Michelangelo Giampietro, medico chirurgo specialista in scienza dell’alimentazione e medicina dello sport; Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista). Vediamole.
L’ananas brucia ai grassi: lo credono 8 italiani su 10, ma non è vero. O meglio, il merito di questa proprietà sarebbe della bromelina, peccato che questa sostanza sia contenuta soprattutto nel gambo dell’ananas che nessuno mangia e che le quantità da consumare affinché sia efficace sono così alte da essere improponibili.
Gli agrumi possono prevenire influenza e raffreddore. Ci crede il 61% degli italiani, ma non è vero. La vitamina C fa sicuramente bene alla salute, ma non è in grado di prevenire l’influenza. Oltretutto, a ben vedere, peperoni, rucola e kiwi ne contengono quantità superiori.
L’additivo E330 è tossico. Falso. La notizia ha preso a circolare a fine anni ’90, con un elenco anche dei prodotti che la contenevano. In realtà si tratta dell’acido citrico, contenuto anche in arance e limoni. È stata smentita più volte, ma in molti continuano a crederla vera.
Mangiare gluten free fa dimagrire. Questa, insieme alle diceria che il lievito fa male alla salute, saltare colazione e merenda fa perdere peso ed eliminare i latticini e sostituirli con latte di soia, riso o avena rende la dieta più salutare, è una delle bufale moderne che si stanno diffondendo, modificando le abitudini alimentari di molti.
Le intolleranze sono spesso bufale in sé: per certe sostanze non esistono nemmeno test specifici per verificare se realmente si è intolleranti. In ogni caso eliminare drasticamente dalla dieta determinati ingredienti, senza un vero consulto con esami specifici richiesti e vagliati dal gastroenterologo, può provocare danni seri alla salute.
La conclusione è che tutti dovrebbero difendersi non tanto da ciò che arriva nel piatto, quanto piuttosto dalle bufale che circolano online. Vaccinarsi contro i falsi miti è possibile. È sufficiente verificare le fonti di informazione, cercare conferma parlando direttamente con un medico o un nutrizionista, non dimenticare mai che l,a scienza è una materia complessa e non bisogna essere assoluti, perché si rischia di prendere clamorosi abbagli, non credere alle mode e alle estremizzazioni mediatiche, ascoltare anche chi non la pensa come noi, cercando di diversificare le fonti di informazione.
Barbara Roncarolo
1° ottobre 2015