Forma simile al sedano, ma parente stretto del carciofo, a cui somiglia molto per le sue proprietà nutritive: parliamo dei cardi, ortaggi tipicamente invernali che valle la pena conoscere per le caratteristiche preziose e la versatilità in cucina.
Ne parliamo con la dottoressa Raffaella Melani, biologa nutrizionista, per scoprirlo più da vicino e avere qualche idea per valorizzarli in cucina.
Il cardo è una pianta perenne utilizzata già nell’antichità. Racconta la dottoressa Melani "Se ne trovano tracce a partire dal IV secolo a.C. I greci, i romani e i persi ne facevano uso e lo consideravano un ortaggio pregiato. In queste regioni se ne consumavano, come ancora oggi, i germogli giovani. Nel Medio Evo era coltivato intensivamente in Europa".
È conosciuto infatti già da molto tempo per i suoi effetti epato-protettivi, cioè benefici per il fegato, come raccontano anche numerosi articoli scientifici che lo vedono protagonista. Specifica Melani "E' ottimo infatti per il trattamento di numerosi disturbi del fegato (come il tarassaco) grazie anche alla sua attività antiossidante e antinfiammatoria".
Ma non è solo il fegato a beneficiare delle sue numerose virtù. Approfondisce la nutrizionista "Recentemente è stato valutato un suo effetto anche su reni e cuore. Ha effetto ipocolesterolemizzante e riduce azotemia e uricemia. Per questo, si dimostra efficace anche sulle ipertensioni di origine renale".
Possiede anche altre qualità benefiche.
Specifica Raffaella Melani "Estratti preparati dai frutti di questa pianta sono utilizzati anche come agente preventivo per il carcinoma della prostata e per prevenzione del morbo di Alzheimer. Nel 2014, la pianta si è posizionata al sesto posto tra i venti migliori integratori alimentari a base di erbe tutto grazie alla silimarina, il principale principio attivo che rappresenta una miscela complessa che comprende sette flavonolignani e il flavanonolo, taxifolina".
Se analizziamo la sua composizione, ci sono due aspetti rilevanti da tenere in considerazione: il contenuto significativo di calcio e di vitamina c. Chiarisce Melani "Il calcio contribuisce alla normale coagulazione del sangue, al metabolismo energetico e alla funzione muscolare e di neurotrasmissione. Aiuta gli enzimi digestivi e ha un ruolo nel processo di divisione cellulare e specializzazione. Inoltre è indispensabile per le ossa e denti: coadiuva la normale crescita e lo sviluppo dell'osso nei bambini e, soprattutto, aiuta a ridurre la perdita di minerale osseo nelle donne in post-menopausa".
La vitamina c invece è fondamentale per il funzionamento del sistema immunitario e per contrastare lo stress ossidativo.
Per utilizzare il cardo, bisogna privarlo della parte filamentosa esterna e poi cucinarlo in modo da poter esaltarne le proprietà nutritive. Se si vuole aumentare la funzionalità epatica, ad esempio, si può prepararlo in pastella o fritto, con previa sbollentatura per non fargli perdere i nutrienti, in virtù della seconda cottura. Se invece si vuole esaltare la sua funzione drenante e lenitiva sulla mucosa gastrica, lo si può preparare lessato e condito con olio e limone.
Dal Cardo non si butta via niente. Lui l'amico del pianeta
Il Cardo come abbiamo visto ha molte virtù, ma quello che probabilmente non sapevate è che ha anche la capacità di rigenerare i terreni. Permette infatti di fertilizzare in modo efficace e naturale il suolo depauperato, giocando allo stesso tempo un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico. La canzone diceva "Per fare un albero, ci vuole un seme", qui diremmo "Per fare una bioraffineria ci vuole un cardo". Tutto infatti ha inizio nel 2011 con il progetto First2run coordinato da Novamont per riconvertire dell’impianto petrolchimico di Porto Torres, in Sardegna. È stato il primo passo per creare filiere innovative di bioeconomia circolare. Oltre a essere impiegato nell’estrazione di olio, utilizzabile nella bioraffineria in miscela con oli più nobili, viene usato anche in cosmesi e in altre bioraffinerie, che includono la produzione di biomassa per generare energia. Ma lo si consuma anche per la produzione di farina proteica indirizzata ai mangime degli animali e per i biostimolanti, utili a migliorare la qualità delle coltivazioni vegetali. Grazie a tutto ciò, le sperimentazioni condotte negli anni ha permesso alla filiera di elaborare un protocollo di coltivazione, individuando le pratiche agronomiche che gli agricoltori devono seguire per una produzione sostenibile ed efficiente della coltura.
Elisa Nata - Elena Strappa