La famosa prelibatezza ligure potrà vantare da ora in poi l'Indicazione Geografica Protetta. Sarà dunque tutelata dalla comunità europea e potrà essere consumata solo nella zona di produzione.
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Attenzione a quella focaccia. Sì perché non basta certo che si tratti di focaccia e che ci sia del formaggio per chiamarla Focaccia di Recco. Dall’11 novembre nessuno potrà più nominarla invano, a meno che non si tratti proprio di lei: la Focaccia di Recco in persona.
La strada era già stata intrapresa da tempo e la sigla era già stata attribuita (clicca qui). Ma dall’11 novembre è iniziata ufficialmente la produzione tutelata di Focaccia di Recco con marchio IGP anche a livello europeo e si è incominciato a sfornare il prodotto di eccellenza gastronomica ligure seguendo le normative europee. Questo significa per esempio che non sarà più possibile utilizzare il marchio “Focaccia con il formaggio di Recco” senza incorrere in sanzioni e cause per il risarcimento dei danni.
E significa anche che si potrà proporre nel menù questa prelibatezza solo se ci si troverà nei comuni di Recco, Avegno, Sori e Camogli. Solo qui la celebre Focaccia al formaggio di Recco potrà dirsi tale, potrà essere prodotta e degustata. Attenzione alle imitazioni infine, perchè un bollino servirà a riconoscere quella autentica da quella "taroccata" (clicca qui).
Dietro a questa ricetta c’è un’arte fatta di ingredienti (dicono che persino la qualità dell’acqua giochi un ruolo importante), mestiere (l'impasto va tirato in sfoglie sottilissime, meno di un millimetro, con un movimento rotatorio delle mani), un disciplinare rigido e tecniche precise e collaudate. Nel disciplinare che regola la produzione è prevista solo farina di grano tenero tipo “00”, acqua, olio extravergine d'oliva italiano e sale per l'impasto. Il formaggio fresco a pezzetti con cui si farciscono le sfoglie è un prodotto speciale realizzato esclusivamente per i maestri focacciai di Recco.
L’Igp è tutelato a livello normativo e chi lo usa impropriamente commette il reato di frode in commercio. La contraffazione o l’alterazione delle sigle DOP e IGP sono punite con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a 20 mila euro.