Un tuffo nella natura a caccia di prelibatezze di stagione, da scovare con un pizzico di fortuna e rispetto per l'ambiente
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Andar per funghi fa bene: al fisico perché ci si muove all'aria aperta, allo spirito perché nel bosco non si va mai da soli. Ma non fa affatto bene al razziatore ossessionato dalla preda: lui non è mai contento, neppure quando ha il cesto pieno, convinto che se avesse scelto quel sentiero più alto lo avrebbe riempito ancora di più.
Fa bene invece al fungaiolo per passione, il cui piacere non si limita al momento esaltante in cui gli si para davanti il porcino più pingue della stagione, ma si emoziona ancora all'incontro con uno scoiattolo o un fiore, e prova un'autentica voluttà camminando su un morbido tappeto muschioso. In fondo è secondario il piacere della tavola, di solito non per sé, ma per il gusto di offrire, con malcelato orgoglio, il raccolto agli amici.
Non si dedica a questo hobby ad ogni costo, sa che i funghi non amano il bosco polveroso per il secco, né il sottobosco calpestato da troppi piedi, non amano i pendii franati per i temporali irruenti, ma quelli morbidi per le pioggerelle rigeneranti, né amano l'invasione di rovi, edera, ramaglie o altri ostacoli dovuti all'abbandono.
Chi ama andar per funghi, quindi, ama l'ambiente sano con la natura che esplode di vita, affronta i prati e i boschi solo se le condizioni ambientali sono ideali, ovvero se nel periodo precedente c'è stata pioggia seguita da giorni in cui il tepore del sole ha asciugato le fronde, ma non troppo. E soprattutto non c'è stato vento e la temperatura è quella in sintonia con la stagione e quindi con le corrispettive specie di funghi.
Allora è il giorno giusto (e sarebbe meglio evitare la ressa del week end e i boschi troppo calpestati il lunedì dopo) e si parte in compagnia, con gli scarponi adatti per non rischiare brutte cadute, con il cestino e il coltellino a punta e non seghettato.
Occorre partire all'alba? Non è detto, perché i funghi continuano a crescere anche di giorno e non solo di notte. Certo, però, che se, giunti sul posto, si scopre che non c'è uno spiazzo dove parcheggiare per l'invasione di altri fungaioli non ha senso raccoglierne gli avanzi o correre per arrivare in quel posticino giusto prima di loro. Quando il sito è già occupato, ci si sposta dove magari di solito i funghi sono di meno, ma almeno sono rimasti.
Ma l'hobby del fungaiolo fa bene anche all'ambiente? Bene no, ma male neppure, sempre se il fungaiolo non è un razziatore, ma un appassionato che non vuol far danni. Non conta quanti funghi si raccolgono: sono i frutti di una misteriosa "pianta" fatta di sottilissimi filamenti che invadono il terreno o altri substrati per loro nutrienti. È come raccogliere i frutti di un albero.
Tuttavia, non ha senso esagerare: i funghi vanno puliti, lavati e cucinati al più presto, già il giorno dopo hanno perso buona parte del loro pregio. Quindi vanno raccolti solo in una quantità che si riesce a lavorare in tempi rapidi. La cosa più importante è raccoglierli bene, ovvero asportandoli interi con una leggera rotazione e non tagliandoli alla base, e solo quando hanno "seminato" le loro spore mature. Forse è pretendere troppo rinunciare ai porcini piccoli, con il cappello non ancora aperto e quindi immaturo, ma almeno bisogna evitare di grattare il terreno cercando quelli ancora sotto terra.
È altrettanto importante pulirei funghi sul posto per non asportare inutilmente humus fertile (facilitando oltretutto il successivo lavaggio a casa) e trasportarli in un recipiente rigido e aerato per non accelerare il già rapido processo di decomposizione.
Rispettare i funghi significa rispettarne l'utilità che hanno per il bosco stesso: i chiodini, parassiti, uccidono gli alberi malati per lasciar spazio a quelli giovani; mazze di tamburo e cardoncelli, saprofiti, demoliscono i detriti vegetali trasformandoli in humus fertile; infine porcini, ovoli, finferli, funghi simbionti, contribuiscono a una fronda più rigogliosa degli alberi con cui convivono.