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Alt al glifosato. E l’ambiente ringrazia

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E’ un erbicida molto criticato perché inquina le falde acquifere ed è anche ritenuto cancerogeno. Ma è molto diffuso, anche in Italia. Ma ci sono le prime produzioni ortofrutticole “senza glifosato”.

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Le prime sono state le ciliegie. Poi sono arrivati i meloni e l’uva, e presto sarà la volta delle clementine. Tutti coltivati in Italia senza ricorrere a quattro diffusi e controversi erbicidi dal pesante impatto sull’ambiente, tra cui il (purtroppo) famoso glifosato, tanto discusso per la sua (sospetta) azione genotossica e per il (sicuro) impatto ambientale. Motivo in più per eliminarlo da orti e frutteti, così come Coop Italia ha chiesto a oltre 100 fornitori agricoli da cui acquista prodotti ortofrutticoli freschi di filiera venduti con il marchio Coop. 


Ed è solo l’inizio: entro il 2022 saranno 35 le filiere dei prodotti ortofrutticoli Coop in cui i pesticidi saranno progressivamente ridotti fino all’eliminazione. Un’operazione pionieristica, che coinvolge oltre 7mila aziende agricole di tutta Italia, chiamate a modificare le loro tecniche di coltivazione. Inutile cercare le indicazioni “senza pesticidi” o “senza glifosato” sulla frutta e sulla verdura a marchio Coop venduti nei 1100 punti vendita del gruppo: per il momento non compaiono, perché a garantirlo è Coop, che con questa mossa continua il suo percorso di riduzione dei pesticidi avviato ben 26 anni fa. 


“Le molecole che abbiamo messo al bando quest’anno dai prodotti a marchio Coop si aggiungono alla decina già eliminate negli anni passati in base al principio di precauzione – spiega il responsabile qualità di Coop Italia, Renata Pascarelli – Per questo oggi i nostri prodotti di filiera hanno residui di pesticidi inferiori del 70% ai livelli ammessi dalla legge (che sono già ampiamente distanti dai livelli di guardia), e spesso sono persino a residuo zero”. Come sono stati raggiunti questi risultati? E ma come si fa a rinunciare a fitofarmaci tanto diffusi? Siamo andati a scoprirlo all’Apofruit di Vignola, dove crescono le ciliegie vendute (anche) a marchio Coop.


Un’escalation pericolosa per l’ambiente (e la salute)
Dal secondo dopoguerra a oggi la diffusione gobale dei pesticidi è stata netta. E quella del glifosato formidabile, perché è molto efficace nell’eliminare ogni tipo di malerba e perché, nelle coltivazioni OGM, può essere usato anche dopo la semina, senza danneggiare le coltivazioni.


Il che ne ha fatto presto un “blockbuster”, in particolare dal 2000, quando, scaduto il brevetto della Monsanto, i prezzi sono diminuiti. L’Italia è tra i primi Paesi in Europa per il consumo di pesticidi per ettaro coltivato che si possono trovare negli alimenti e al tempo stesso contaminare l’aria, il suolo e l’acqua. Soprattutto le acque superficiali e sotterranee risultano contaminate da pesticidi con una tendenza in aumento che spesso supera i limiti di qualità ambientale


Gli effetti di questo boom sull’ambiente e sulla salute umana sono stati misurati solo in tempi recenti. E hanno generato un profondo dibattito a livello mondiale con prese di posizione contrastanti delle autorità per la sicurezza alimentare. Benché l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro l’abbia inserito tra i possibili cancerogeni, nella Ue il glifosato è ancora ammesso e solo nel 2022 verrà valutato di nuovo dall’Efsa.


Come fare un’agricoltura sostenibile
Dunque, nella Ue si può continuare a irrorare il glifosato su campi e frutteti. Ma si stanno studiando e provando modi diversi per ridurlo o eliminarlo completamente. Per riuscirci le aziende agricole devono cambiare approccio: confrontarsi con tecniche diverse di produzione e fare investimenti in tecnologia, adottando quella che oggi si chiama “agricoltura di precisione”.


Un passo più semplice da fare se, dall’altra parte, c’è un acquirente (come Coop) che mette i suoi agronomi al fianco degli agricoltori per trovare e applicare le soluzioni migliori, condividendo conoscenze e possibili supporti per l’inserimento di nuove tecnologie.


Applicando le metodologie e le tecniche dell’agricoltura di precisione si realizzano coltivazioni con risparmi di acqua, energia e tempo; un’app ad esempio può mappare dove si pone il seme in modo che le successive lavorazioni di concimazione, irrigazione e disinfestazione intervengano esattamente dove serve con risparmio di materiali, minori irrorazioni e aumento della resa. Coop è disposta a riconoscere agli agricoltori un prezzo più alto per compensare le maggiori spese e le minori rese dettate dalla rinuncia ai fitofarmaci. Ma senza ritoccare i prezzi di vendita dei prodotti al pubblico.


Strategie anti-glifosato
Per ridurre il ricorso ai fitofarmaci di sintesi ci sono soluzioni manuali, agronomiche, meccaniche, chimiche o naturali. Alcune sono avveniristiche e ancora in fase di test, come i robot che diserbano in modo ultrapreciso i campi coltivati.


Altre vengono dal passato, come la rotazione delle colture (in particolare per i cereali) e la pacciamatura, ossia la copertura delle colture orticole e degli alberi da frutto (come i ciliegi) con teli biodegradabili o compostabili che li riparano dagli insetti e dalle intemperie. Poi ci sono i “fitofarmaci” di origine naturale, come gli erbicidi ottenuti a partire da acido pelargonico, e quelli “biologici”, ossia con minor impatto sull’ambiente.


Intanto che la ricerca avanza, (occorrono da 5 a 10 anni per sviluppare un nuovo erbicida) si sfruttano le nuove tecnologie che consentono di usare i trattamenti solo quando serve e solo nella dose necessaria, evitando gli interventi a pioggia. E molto fanno anche gli attrezzi meccanici “intelligenti”, come la tranciaerba a dischi metallici con angoli che riescono a eliminare meglio le radici delle erbe selvatiche, e con “denti” più duri e profondi o disposti in zampe di gallina per essere più efficienti nel mantenere pulito il terreno intorno alle piante. 


Fermo restando che in alcuni casi eliminare il glifosato sembra difficile, in particolare per le colture condotte in condizioni difficili o estreme (ad esempio sui terrazzamenti) e in suoli molto sassosi (come accade per vigne e legumi) o per alcune coltivazioni “delicate”, come asparagi e fagiolini.


Manuela Soressi
luglio 2019



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