Lo si capiva già dall’espressione contrita dei metereologi in tv che Caronte, l’anticiclone africano che ha colpito la nostra penisola nel mese di luglio, ci avrebbe fatto patire tanto e a lungo. E così è stato. Ma ora che finalmente si respira e si tirano le somme, il bollettino dei danni è peggiore del previsto.
La straordinaria ondata di caldo ha infatti messo in ginocchio sia il settore ittico che quello agroalimentare, come si evince dalle notizie che in questi giorni ansa.it batte senza tregua, dando seguito all’allarme lanciato da Coldiretti.
In mare è stata una strage. Vicino alla coste, dove ci sono gli impianti di allevamento, l’acqua ha raggiunto addirittura i 35°. In realtà a questa temperatura i pesci possono forse sopravvivere, il problema sono le alghe, che nell’acqua calda proliferano sottraendo ossigeno e quindi causando l’asfissia dei pesci. La moria ha coinvolto specie ittiche di tutti i tipi e di tutte le taglie - cozze, vongole, orate, anguille, cefali, saraghi - riducendo la produzione globale di ben il 40% e mettendo in crisi interi settori produttivi.
L’area colpita è molto vasta e riguarda in particolare le zone lagunari delle regioni del Nord fino all’Emilia Romagna e alla Toscana, dove maggiormente si sviluppa la pesca e l’acquacoltura. Impressionante il caso della laguna di Orbetello, dove da una settimana vengono raccolte circa 40 tonnellate di pesci morti; tutti poi bruciati nell’inceneritore per scongiurare problemi igienici e sanitari. Proprio ieri la giunta della Regione Toscana ha deliberato la stato di calamità naturale, per risarcire i pescatori e investire nel ripristino dell’ambiente.
Non va meglio nel settore agricolo dove è allarme pomodori. L’irrigazione è stata potenziata, ma le colture soffrono ugualmente e i pomodori in particolare maturano anzitempo, costringendo gli agricoltori a organizzarsi in fretta e furia per anticipare la raccolta. Il problema riguarda soprattutto il nord dove però si stima che entro fine stagione verranno comunque prodotte 2,6 milioni di tonnellate di pomodori: la notizia è sorprendente perché questa cifra testimonia che metà dei pomodori italiani vengono prodotti al Nord.
Nonostante il problema caldo, che verrà in parte contenuto con la raccolta anticipata, ci sono buone notizie in termini di qualità: l’afa eccezionale ha favorito un alto livello di zuccheri e le caratteristiche organolettiche dei pomodori saranno eccellenti.
Il prossimo allarme rischia di riguardare gli allevamenti. Le mucche stressate dall’afa producono in media il 10-15% di latte in meno, il che andrà a ricadere anche sul resto della filiera casearia.
Al momento sono centinaia le imprese di terra e di mare, con migliaia di addetti, che vedono a rischio la propria sopravvivenza.
Cristiana Cassé
30 luglio 2015