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Alla scoperta delle colline del Prosecco Superiore

News ed EventiNewsAlla scoperta delle colline del Prosecco Superiore

Paesaggi ricamati dai filari, arte, cultura, cucina e ovviamente buon vino. Tutto questo si può trovare nei territori dei 15 Comuni veneti dove si produce il Prosecco di Conegliano Superiore Docg. Per conoscere e apprezzare le numerose bellezze di questi luoghi sono disponibili anche degli itinerari turistici. Ecco un esempio di cosa si può ammirare e assaggiare

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Cosa sarebbe l’Italia senza i vigneti? Secolo dopo secolo hanno “addomesticato” colline e tappezzato pianure, creando un paesaggio “fatto” a mano nel corso dei secoli e così bello da essere tutelato dall’Unesco. Infatti, le terre del Veneto, dove viene prodotto il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, sono ufficialmente candidate a entrare nel Patrimonio mondiale dell’umanità come paesaggio culturale che combina natura e cultura (intesa come conoscenza). Infatti, senza generazioni di agricoltori che hanno strappato la terra ai rovi e ai boschi per impiantare le vigne, non vedremmo queste colline ricamate dai vigneti e non berremmo quelle bollicine amate in mezzo mondo. Pronti, allora, per andare a scoprire le bellezze (e le bontà) delle terre del Prosecco? Adesso è il momento giusto, perché è appena iniziata la Primavera del Prosecco Superiore 2017 che, fino al’11 giugno, offre ben 17 mostre enogastronomiche dedicate a chi vuole scoprire le bellezze, le bontà e le tipicità in una sorta di festival diffuso del meglio delle colline trevigiane.

Il primo percorso enoturistico d’Italia
È tra Conegliano e Valdobbiadene, nell’area di 15 Comuni, che nasce il Prosecco Superiore DOCG, tutelato dall’omonimo Consorzio, a cui aderiscono 178 case spumantistiche tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. Le più amate bollicine italiane arrivano da una terra pettinata dai vigneti abbarbicati sulle colline e con pendenze da capogiro, dove l’uva si vendemmia solo a mano e si trasporta su piccole teleferiche che mostrano i segni del tempo. Un paesaggio unico che vale un viaggio lento, sulle piccole strade tortuose che carezzano i colli con le loro viti a strapiombo, i boschi di castagni e querce, le case coloniche, che oggi sono diventate cantine e agriturismi. Una terra da scoprire seguendo i sei itinerari che si snodano lungo la Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, il più antico percorso enoturistico italiano, che ha appena festeggiato i suoi primi 50 anni. Un tragitto lungo 120 km, che partono dalla pianura e si inerpicano sulle colline, portando a scoprire scorci di paesaggio di inaspettata bellezza e paesini minuscoli dall’atmosfera antica.

Il bello del paesaggio
L’angolo più fatato e inaspettato bisogna andarselo a cercare. Ossia lasciare l’auto e farsi una breve passeggiata, da cui all’improvviso compare un mulino ad acqua poggiato sulla roccia a fianco di una piccola cascata del Lierza. È il Molinetto della Croda a Refrontolo, che risale al 1600 ma che ha continuato a macinare cereali fino al 1953. Dopo anni di abbandono, è stato restaurato in modo scrupoloso e ne è stata ricostruita la macina, che oggi è di nuovo funzionante e viene usata per ottenere la farina di mais. E poi è un angolo così quieto e fuori dal tempo che è l’ideale per un picnic o una passeggiata naturalistica. Ma anche per degustare (e acquistare) nella piccola bottega il vino tipico, il Refrontolo Passito Docg, citato anche nel “Don Giovanni” di Mozart.
Ripresa l’auto si comincia a salire verso Rolle tra colline sempre più ripide, paesi sempre più piccoli e campanili sempre più alti. Passarci al tramonto, quando la luce diventa soffusa e le nubi sembrano ingoiare le vigne, è davvero magico. La strada si snoda per quindicina di chilometri tra i vigneti più impervi (alti anche 400 metri) e i punti panoramici più strepitosi. L’ideale anche per ciclisti eroici, quelli che scelgono di percorrere la ciclovia dell’amicizia Monaco-Venezia che passa di qui, o per ippoturisti, che possono approfittare del maneggio dell’agriturismo Prime Gemme.
È in questa zona che si trovano le cantine più apprezzate, come Col Vetoraz, sulla sommità dell’omonima collina, nel punto più alto del Cartizze Superiore, una sottozona di soli 107 ettari che rappresenta il cru della produzione della Docg. A fianco della cantina c’è un vecchio casolare in cui si trova la prima (e unica) Osteria senza oste, dove non c’è personale e si possono consumare salumi, formaggi, pane e vino lasciando un contributo libero. L’ha voluta Cesare De Stefani, macellaio e norcino di grande abilità, famoso per il muset, il salame e le soppresse Invernenghe.

Il magnifico dell’arte
Basta il nome con cui è noto per capire immediatamente le sue origini. E intuire quanto per un pittore fosse significativo, nel Sedicesimo secolo, essere cresciuto tra i paesaggi soavi del trevigiano. Cima da Conegliano resta ancora oggi uno dei più apprezzati pittori veneti, con quelle sue madonne dolci baciate dalla luce morbida e soffusa e inserite in paesaggi naturali che sono gli stessi che si vedono oggi girando per queste campagne. Una delle sue più belle pale d’altare si vede ancora oggi nel Duomo di Conegliano.
Si lascia Conegliano per andare ad ammirare altri due capolavori del trevigiano: la pieve romanica di San Pietro di Feletto con il curioso affresco del “Cristo della domenica”, che condanna i lavori fatti nei giorni di festa rappresentati dagli attrezzi usati in campagna, tra cui (poteva mancare?) una botte per il vino. L’altra tappa da non perdere è l’Abbazia cistercense di Follina, datata 1268 com’è scritto in una pietra del suo splendido chiostro. A pochi metri c’è Villa Abbazia, un romantico relais di charme, con ristorante stellato e un bistrot dove provare la tempura di verdure dell’orto e il più famoso dolce locale, il tiramisù.

Il buono della campagna
Quest’angolo di Veneto è da scoprire a ritmi squisitamente slow. Anche a tavola, alternando le bellezze del paesaggio (anche culturale) con la bontà dei prodotti locali e della cucina tradizionale. La soppressa di Valdobbiadene alla griglia, gli spiedi d'Alta Marca, i formaggi tipici (come il Monte Cesen o la Casatella Trevigiana Dop) si abbinano con le versatili bollicine del Prosecco Superiore, esportato in oltre 80 Paesi al mondo. Per portarsi a casa un souvenir goloso non c’è che l’imbarazzo della scelta. Prima sosta per fare acquisti, assaggiare i formaggi, vedere i locali di stagionatura e pranzare alla Latteria Perenzin a Bagnolo San Pietro di Feletto. L’azienda è famosa per i suoi strapremiati formaggi, come quello di capra al Traminer e il San Pietro in cera d’api, eletti miglior formaggio d’Europa, rispettivamente, nel 2016 e nel 2015. Molto interessante anche l’azienda Borgoluce, che coltiva viti, ulivi e mais e alleva in libertà suini, bovini e bufale, nutriti coi cereali coltivati nei suoi campi. Nella sede di Susegana c’è uno spaccio dove comprare (oltre al Prosecco Superiore) anche, le farine di mais biancoperla e marano, l’olio extravergine di oliva, le mozzarelle e la ricotta di bufala. Per il radicchio, fresco in stagione oppure tutto l’anno trasformato in creme deliziose o composte dolci (cotte a bassa temperatura e in sottovuoto), messo sott’olio o usato per birre speciale si va a Villorba da Nonno Andrea, azienda agricola certificata “Biodiversity friend” con annessa “country farm”.
Bollicine di qualità si comprano da Fasol Menin, cantine uniche anche per il percorso di arte in cantina creato dai proprietari. Un classico resta Carpenè Malvolti, azienda centenaria al cui fondatore Antonio Carpenè si deve l’introduzione in Italia del metodo della spumantizzazione, nel 1878. Per accompagnare le bollicine e offrire un aperitivo davvero speciale servono i biscotti salati della Biscotteria Bettina a Preganziol, come quelli alle erbette, quelli con Asiago, mais e cipolla o i cantucci alle arachidi.

Manuela Soressi
marzo 2017

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