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Acqua potabile e plastica: va tutto bene?

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L'acqua del rubinetto contiene microplastiche. E quella nelle bottiglie di plastica contiene sostanze tossiche, in particolare il bisfenolo A, un pericoloso interferente ormonale.

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Acqua nella plastica, plastica nell’acqua. La relazione tra il liquido alla base della vita e il materiale sintetico derivato del petrolio più diffuso al mondo non è virtuosa. Per nulla. Una recente ricerca scientifica ha messo in evidenza il problema. Come difendersi?


È uscito da un paio di mesi lo studio “Invisibili – la plastica dentro di noi” commissionato da una Ong all’Università del Minnesota, Usa. I ricercatori hanno analizzato campioni di acqua potabile proveniente dai rubinetti di tutto il pianeta, Europa compresa. Risultato: oltre l’80% dei campioni è risultato positivo alla presenza di microfibre di plastica, ossia fibre microscopiche contenute nell’acqua che beviamo. Certo, che il mare ne fosse invaso si sapeva, ma una presenza così massiccia nell’acqua dolce che versiamo nei nostri bicchieri è stato messo in luce adesso da questo studio che costituisce il più grande mai fatto sull’argomento. Da dove viene? Secondo i ricercatori potrebbe trattarsi dei residui di tessuti sintetici e tappezzeria che a causa  dell’abrasione contamina le acque locali o i sistemi di trattamento e distribuzione. “"Abbiamo abbastanza dati per guardare alla vita selvatica, e l'impatto chequesto fenomeno sta avendo sulla fauna è preoccupante", ha dichiarato Sherri Mason, esperta di microplastiche che ha supervisionato l'analisi "Se sta avendo questo impatto sulla fauna, come possiamo pensare che non stia avendo un qualche impatto su di noi?".


Viene da chiedersi: meglio l’acqua in bottiglia, dunque, almeno da questo punto di vista? Certamente no, per lo meno se la bottiglia è fatta proprio di plastica.


“Non uso più bottiglie di plastica a causa del bisfenolo A – ci racconta Francesco Balducci, esperto di medicina preventiva e antiaging – Sono stati fatti studi ed è accertato che la bottiglia di plastica rilascia sostanze nell’acqua che beviamo”. Come il bisfenolo A (BPA), appunto. Un dossier pubblicato quattro anni fa dall’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, sanitaria ambientale e del lavoro (Anses), che ha fatto una revisione di tutti gli studi scientifici fatti nel mondo in materia, ha confermato gli effetti negativi di questa sostanza sugli esseri umani (e in particolar modo le donne in gravidanza) con cui veniamo in contatto in gran parte (84%) attraverso l’alimentazione. Cibi pronti nella plastica e nelle lattine di metallo. Ma anche l’acqua, che seppur fonte minore è una fonte “significativa”, in particolare quella contenuta nella plastica col marchio PC (che non è il PET).


Uno studio dell’università della Florida aveva anche messo in luce come l’acqua in bottiglia, surriscaldata, calda, possa rappresentare un problema per la salute. In un’auto lasciate al sole per quattro ore, ma anche in garage, il portabagagli raggiunge la temperatura di 70°. Quella pericolosa. E il pericolo è sempre il BPA, ma anche l’antimonio, un semimetallo tossico che dà un avvelenamento simile a quello da arsenico e che, secondo uno studio danese pubblicato la scorsa estate su Toxicology Letters, fu il killer silenzioso dell’Impero Romano dato che era fortemente presente nell’acqua che scorreva nelle loro strordinarie reti idriche, come rivelato dall’analisi delle tubazioni di Pompei.


Il bisfenolo A è un interferente ormonale che provoca estrogenizzazione, nelle persone cioé va a legarsi coi recettori degli estrogeni. Nell’uomo provoca una femminilizzazione: abbassa i livelli di testosterone e nel nascituro può modificare somaticamente le caratteristiche. Può poi causare scarsa libido e impotenza – spiega Balducci – “Nella donna peggio ancora: favorisce l’endometriosi, l’ovaio policistico, il cancro al seno perché sono estrogeni che rompono il delicato rapporto tra estrogeni e progesteroni.”


Ma nell’acqua in quelle bottiglie sono presenti quantità tali da causare tuti questi problemi? “No, non solo quello dell’acqua, è il carico tossico cumulato con altre sostanza, per esempio gli scontrini fiscali – attraverso pelea per via trascutanea passa il bisfenolo A – le padelle in alluminio, la carta forno, la pellicola trasparente… Un carico tossico di interferenti ormonali”.


Una cosa è certa: più queste bottiglie sono tenute al sole e alla luce, peggio è. E il modo in cui le casse vengono trasportate e conservate nei magazzini, soprattutto nei mesi caldi, non è affatto rassicurante. La soluzione se si vuole bere acqua minerale? Bottiglie di vetro. Che per lo meno non rilasciano queste sostanze tossiche e dal punto di vista ecologico, che poi ricade su quello della salute, sono meno dannose.


Carola Traverso Saibante
novembre 2017

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