Nessuno al mondo beve tanta acqua minerale quanto noi italiani: siamo a quota 190 litri annui pro capite per un totale di 11,2 miliardi di litri l’anno (fonte Iri). Un record che si deve alla ricchezza di acque del nostro Paese: grazie alle 189 fonti in funzione la “minerale” è una bevanda alla portata di tutti, per cui in media ogni famiglia spende 234 euro all’anno (fonte Censis).
“Minerali” per legge
Se l’acqua che sgorga dal rubinetto di casa deve essere potabile, quella “minerale naturale” deve possedere delle virtù in più, stabilite da una serie di leggi e direttive europee. Innanzitutto deve provenire da una falda o da un giacimento sotterraneo, sfruttato tramite una fonte naturale o perforata. Poi dev’essere batteriologicamente pura, ossia non deve contenere alcun microrganismo pericoloso né alla fonte né in bottiglia. Infine deve contenere minerali, oligoelementi o altri costituenti con effetti favorevoli alla salute.
La legge non dice solo quello che dev’esserci in un’acqua minerale, ma anche quello che non deve contenere. Stabilisce la concentrazione massima ammessa per i contaminanti naturalmente presenti nelle acque (come arsenico, cromo e boro) e per le sostanze dovute all’inquinamento (come nitrati, idrocarburi e tensioattivi). Per essere commercializzata, l’acqua minerale deve essere riconosciuta dal Ministero della Salute che valuta gli studi geologici, le analisi batteriologiche e chimico-fisiche e le eventuali sperimentazioni clinico-farmacologiche. Solo così il Ministero può dare la sua approvazione e avallare le indicazioni delle particolari proprietà (diuretiche, digestive, eccetera) riportate sull’etichetta. Infine, la commercializzazione dev’essere autorizzata dalla Regione.
Non tutte le acque sono uguali
In Italia ci sono circa 280 marche di acqua in bottiglia (fonte Mineracqua). A fare la differenza è il contenuto di sali minerali, misurati dal residuo fisso che è sempre bene controllare sull’etichetta e che distingue 4 famiglie di acque.
Controlli puntigliosi
Dal 1972 sono le Regioni, le Province e i Comuni ad autorizzare l’uso delle acque minerali, a rilasciare le concessioni per gli stabilimenti di imbottigliamento e a occuparsi della vigilanza igienico-sanitaria. Gli imbottigliatori pagano un canone stabilito dagli enti locali che può essere calcolato in diversi modi: sulla base della superficie della concessione, dei quantitativi imbottigliati o di entrambi.
In Veneto, per esempio, si pagano da 117 a 587 euro a ettaro più 3 euro ogni 1.000 litri di acqua imbottigliata; in Emilia c’è solo un canone di 197 euro per ettaro, in Puglia di 130 euro a ettaro, in Liguria 5 euro.
Le minerali vengono imbottigliate così come sgorgano dalla sorgente e non possono essere sottoposte ad alcun trattamento “risanante”. Solo nel caso l’acqua sia troppo ricca di arsenico, ferro, manganese o zolfo, viene ammesso un trattamento con l’ozono. In questo caso in etichetta va specificato “Sottoposta a una tecnica di ossidazione autorizzata all’aria arricchita di ozono”.
L’altro trattamento autorizzato è quello che rende frizzante l’acqua liscia con l’anidride carbonica; in genere se ne aggiungono circa 5000 mg/litro. Le acque effervescenti naturali ne contengono già alla fonte dai 250 mg/l agli oltre 1.000 mg/litro.
Asl e Arpa (le agenzie regionali per la protezione ambientale) sottopongono ogni giorno le acque minerali a controlli ed esami di laboratorio. Inoltre, ogni anno su ogni acqua minerale dev’essere effettuata un’analisi chimica e batteriologica completa. I risultati di tali esami sono riportati sulle etichette, che vengono aggiornate ogni 5 anni.
Plastica o vetro?
In vetro e Pet, le bottiglie sono sicure e mantengono inalterate le caratteristiche dell’acqua, ma solo se trattate nel modo giusto. Ossia conservate in ambienti freschi, asciutti, puliti e senza odori, al riparo dalla luce solare e da fonti di calore.
Altrettante garanzie non le offrono le bottiglie lasciate al sole, messe in armadietti vicino a detersivi o in cantine umide o sporche: in queste condizioni, l’acqua subisce un degrado dei caratteri organolettici, sia perchè i vari tipi di plastica di cui son fatte le bottiglie “cedono” sostanze che ne peggiorano il sapore (come l’acetaldeide) sia perché assorbono gli odori presenti nell’ambiente (come quello di muffa).
Quanto costano
L’Italia è uno dei Paesi europei dove l’acqua minerale costa meno: per comprarne un litro al supermercato si spendono in media 0,22 euro (fonte Iri). Ma la forbice dei prezzi è ampia perchè si va dagli 0,11 euro/litro delle minerali economiche ai 1,80 euro/litro delle marche top. Anche il tipo di minerale incide sul prezzo: in media le meno care sono le acque lisce (0,21 euro/litro), poi le gassate (0,22 euro/litro). Le più costose, invece, sono le effervescenti naturali (0,27 euro/litro).
Manuela Soressi
Foto Credits: Andrei Zverev