Invece della classica coppa, il trofeo per il vincitore è un aratro d’oro, simbolo del faticoso lavoro dei campi. Perché il Giro ciclistico delle Pesche Nettarine di Romagna, che si corre ogni anno a maggio dalla cittadina di Medicina (BO) a Faenza, è un atto d’amore non solo per lo sport ma anche per la terra romagnola e uno dei suoi frutti d’eccellenza. Quella nettarina che, insieme alla "cugina" a buccia vellutata (Persica vulgaris), dagli inizi del secolo scorso viene coltivata con dedizione e fatica nelle piane che vanno da Bologna fino a Ravenna e Forlì, culla di tutta la frutticoltura italiana.
È proprio in Emilia Romagna infatti che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, sono nati i primi impianti a frutteto, per la maggior parte pescheti. In particolare, fu Massa Lombarda a dare l’avvio all’attività che, partita nel 1898 con un piccolo appezzamento di 3 ettari, già nel 1927 ne copriva più di 3 mila. Grazie alla vicinanza con il Mare Adriatico infatti, l’area geografica è ideale per la coltivazione delle pesche, che già nel lontano 1300 ne deliziavano gli abitanti con la loro polpa profumata. Oggi la produzione vede ancora in testa la regione emiliana e in particolare è la Romagna la terra d’elezione delle nettarine, con oltre il 60% dell’offerta nazionale. Ottenuto da tempo il riconoscimento europeo dell’Igp, certificato dal bollino che contrassegna ogni frutto, le nettarine vengono commercializzate dal 10 giugno al 20 settembre da aziende iscritte all’albo apposito, con sede in molti comuni delle province di Ferrara, Bologna, Forlì e Ravenna.
Dal cheese cake agli spiedini
Con la buccia liscia e sottile, la polpa croccante e il profumo intenso, le nettarine (chiamate anche pesche noce) negli ultimi anni si sono conquistate il favore dei consumatori, superando le pesche comuni, dall’epidermide vellutata e la consistenza più morbida. A polpa gialla, le più diffuse, ma anche bianca, si possono mangiare anche quando non sono arrivate a piena maturazione e la polpa è più compatta; se sono ancora acerbe, basta lasciarle a temperatura ambiente in un sacchetto di carta per 2-3 giorni. Rinfrescanti e perfette per la bella stagione in succhi e frullati o al naturale, le nettarine sono deliziose in cucina.
Più pratiche delle pesche comuni perché non richiedono di essere sbucciate e molto scenografiche grazie al colore rosso squillante della buccia, hanno una consistenza più soda, ideale per decorazioni di torte e coppe ma anche per macedonie o insalate sfiziose, rese speciali dal tocco croccante della buccia. Per il resto, la polpa dolce e profumata delle nettarine si adatta a tutte le preparazioni con le pesche comuni. Dunque torte, crostate, crumble, clafoutis, crêpes, tartellette e fagottini. Dolci al cucchiaio come mousse, bavaresi e trifle; gelati, coppe, topping per cheese cake e panna cotta. Tra le ricette della tradizione romagnola, le pesche ripiene con mandorle e agrumi canditi, passate in forno con il vino bianco; le nettarine caramellate oppure cotte al profumo di cannella o ancora gelate, servite in coppe di Spumante di Romagna.
Per chi ama il gusto agrodolce, le nettarine si adattano anche ai piatti salati. Oltre alla insalate (da provare per esempio con il pollo o i gamberetti), sono ottime per il risotto, il riso all’orientale e il cuscus, per dare un tocco speciale agli spiedini di carni bianche o di pesce, per insaporire l’arrosto.
di Marina Cella, foto di Maurizio Lodi, ricetta di Livia Sala, stylist Laura Cereda