Non so se siete al mare, in montagna, in ferie o state lavorando, ma se mi leggete vi invito a progettare una vacanza complementare alla vostra perché è il momento giusto per parlare di olioturismo
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Come si va per cantine si può andare per frantoi alla scoperta della cultura olivicola di un territorio. Sono in Liguria, per Oliveti aperti, il mio punto di partenza è il Santuario di Montegrazie, a circa 250 metri sul livello del mare, a 20 minuti di auto da Porto Maurizio. E ne vale la pena, per gli affreschi, il paesaggio mozzafiato e la storia che li coinvolge. La nascita del Santuario, nel 1450, ha una motivazione religiosa (ricordare, con la costruzione di una chiesa più grande, l'apparizione della Vergine a una pastorella nel `300) e un'altra politica: sacralizzare, da parte della comunità di Porto Maurizio, un territorio dove a partire dal `400, nei terrazzamenti (le "fasce" liguri, ricavate con fatica dai boschi) era stata impiantata in maniera massiva l'olivicoltura, che prometteva un reddito agli abitanti e consentiva da quelle zone il commercio dell'olio verso il Piemonte o per mare.
Sono gli albori di quello che oggi apprezziamo come Olio Dop Riviera Ligure, frutto di una olivicoltura che come in passato è rimasta eroica per il grande lavoro manuale che comporta in un territorio dove tutto è in salita. Sono a Lucinasco, una ventina di chilometri da Imperia, qui l'extravergine è per qualità e finezza tra i più rinomati della Liguria, alla massima quota nel territorio interessato dalla menzione geografica Riviera dei Fiori. Facendo due conti si comprende l'importanza economica per il paese che, su un'estensione di 819 ettari, ne occupa più della metà con gli alberi di ulivo e conta 300 abitanti e una trentina di aziende agricole che producono olive di qualità Taggiasca.
Dai suoi 500 metri di altitudine si vedono le Alpi marittime, il mare e i paesi circostanti, mentre il museo diffuso Lazzaro Acquarone racconta, con la sezione di oggetti sacri, quella etnografica e la ricostruzione di una casa contadina dell'800, la vita di un passato non troppo lontano. Gino o Ginetto, come affettuosamente viene chiamato in paese, è un giovanotto che ha passato gli 80, ma con la sua apecar percorre quasi tutti i giorni uno stretto sentiero da casa agli oliveti. Oggi li ha dati in affitto ma con orgoglio afferma di occuparsi ancora di una cinquantina di piante.
Sono ad Arnasco, una manciata di chilometri da Albenga e Ginetto è uno dei trecento soci della cooperativa olivicola del paese. Chi arriva nel borgo è accolto dai murales che costeggiano la provinciale 35, dipinti a partire dalla fine degli anni '90 da artisti provenienti da tutt'Europa sui temi della civiltà contadina. Nell'unica piazzetta c'è la vita del paese che è un tutt'uno con la cooperativa: lo dimostra la caldaia, che va a sansa realizzata con gli scarti della lavorazione dell'olio e che d'inverno scalda chiesa, oratorio e altre opere parrocchiali.
Una visita al frantoio, al museo dell'olivo, al negozio e una degustazione chiudono in bellezza una giornata iniziata in spiaggia. Già perché sotto scorre la Riviera ligure con il suo turismo consolidato e i suoi ristoratori che raramente mettono in carta l'olio Dop Riviera Ligure. Per assaggiarlo e capire la fatica di chi lo fa bisogna salire, si sa la Liguria è verticale, dove è più fresco, ci sono paesaggi straordinari, borghi da scoprire, uliveti e frantoi da visitare e ci scappa anche un bicchiere di vino locale. È l'olioturismo agli esordi, qui e in molte altre parti d'Italia.