Divise dal confine si fonderanno in una sola Capitale Europea della Cultura 2025. Un'ottima occasione per scoprire il fascino antico dell'una e innovativo dell'altra e l'intreccio saporito delle loro cucine
Una ha il fascino del passato. L'altra è nata meno di cento anni fa e brilla dei bagliori delle architetture moderniste. Separate per decenni da guardie e dogane, quest'anno Gorizia e Nova Gorica sono unite da Go! 2025, il progetto che le fa Capitale Europea della Cultura. Un piano inimmaginabile nel secolo scorso, quando la Guerra Fredda aveva diviso tra Italia e Jugoslavia i territori delle "vecchie province" dell'Impero Asburgico. Eppure Gorizia e Nova Gorica vivono questo grande appuntamento insieme, con un programma che vede danza e arte, teatro e cinema, ecologia e cucina. Tutto declinato intorno al tema borderless, senza confini.
Ai visitatori Gorizia offre il suo charme di armonie e contraddizioni, con l'allure di quando, nel Medioevo, era la piccola capitale del Conte Mainardo, o di quando la corte di Vienna l'aveva scelta come meta di villeggiatura ed era considerata la "Nizza austriaca". La visita può iniziare dal castello che fu residenza dei potenti Conti di Gorizia e del Tirolo. Oggi ospita collezioni di armi antiche, strumenti musicali, dipinti e sculture. A Borgo Castello, una manciata di edifici che circonda la fortezza, trovano posto il museo della Grande Guerra e la Collezione Archeologica della città.
Oltre si distende la città con le sue architetture medievali, barocche e ottocentesche, la cuspide del Duomo e i campanili a bulbo della Chiesa dei Gesuiti, i palazzotti neoclassici degli Strassoldo, degli Attems, dei Lantieri che gravitavano nell'orbita della corte Asburgica e i parchi, i viali, gli edifici razionalisti del Ventennio. Piazza della Transalpina è il simbolo di questa città di frontiera: al centro un disco metallico indica dove finisce l'Italia e comincia la Slovenia.
A circa 30 metri, l'elegante edificio liberty della stazione, sorta nel 1906 sulla storica linea che collegava Trieste e Vienna, è il primo monumento di Nova Gorica. Che è una città nuova, uscita dalla matita dell'architetto sloveno Edo Ravnikar, allievo e collaboratore di Le Corbusier. Costruita a ridosso del confine italiano per rappresentare l'immagine politica della nuova Repubblica Socialista, Nova Gorica ha palazzi in tinte pastello, simmetrie, linee pulite e rigorose, geometrie di cilindri e archi. Insomma, è una città studiata a tavolino, un esperimento di democrazia architettonica, con ampi spazi verdi e tutti i servizi necessari alla giovane popolazione che la doveva abitare.
I suoi luoghi simbolo sono senza dubbio la piazza Bevkov Trg e il Travnik, il grande prato attorno al quale sorgono il municipio, la biblioteca e il Teatro Nazionale. Testimone del passato del territorio, si erge il Monastero di Kostanjevica dove, per una serie di strane coincidenze, in una cripta monumentale sono sepolti alcuni membri della dinastia dei Borboni, tra cui Carlo X, l'ultimo re di Francia. E, qui, si visita anche la biblioteca del convento che custodisce oltre 10 mila volumi nelle lingue più disparate mentre nel giardino che si affaccia sulle due città, uno splendido roseto racchiude una delle più complete collezioni di rose Bourbon.
A tavola i due territori non sono mai stati davvero divisi: la cucina di Gorizia è poliglotta e transfrontaliera. I ricettari dell'Austria Felix, le materie prime delle campagne e delle colline slovene, la sapienza delle massaie isontine hanno creato menu fusion dove i nomi delle preparazioni giocano con le ortografie italiane, slave e austriache. Perciò accanto alla jota (la zuppa di crauti, patate e fagioli) si trovano il gulasch locale (senza pomodoro) e il frico friulano, mentre gli štruklji (ravioli dolci bolliti) e la potica sloveni sfidano la gubana italiana.
Tra le eccellenze di Gorizia, poi, c'è la sua Rosa, nome romantico di un radicchio rosso e identico al fiore che viene coltivato solo nei dintorni della città. "La Rosa di Gorizia", racconta Fabio Brumat, uno dei produttori, "si distingue per le sue foglie che formano una specie di bocciolo rosso. La lavorazione lunga ed estenuante della Rosa consente anche di regalarle un gusto delicato e leggermente amarognolo".
E il vino? Tra le eccellenze di Gorizia c'è la Ribolla Gialla, un vitigno antico che i viticoltori della frazione di Oslavia vinificano con lunghe macerazioni sulle bucce, seguendo una filosofia naturale e biodinamica. "Il risultato", spiega Dario Prinčič, uno dei suoi guru, "è un vino ambrato, un orange wine, con note di mandorle tostate, spezie, agrumi canditi ed erbe aromatiche". Da provare seduti lungo il percorso delle Panchine Arancioni di Oslavia (sono state installate nel 2021, una per ogni cantina locale) ammirando il magnifico panorama.
febbraio 2025
Enrico Saravalle è giornalista di vasta e varia cultura, che ama viaggiare, mangiare e usare mouse e tastiera per raccontare luoghi, esperienze e sapori ad ogni angolo del globo. Quando non è in giro per il mondo si divide tra Milano e la Sicilia.
Enrico Saravalle è giornalista di vasta e varia cultura, che ama viaggiare, mangiare e usare mouse e tastiera per raccontare luoghi, esperienze e sapori ad ogni angolo del globo. Quando non è in giro per il mondo si divide tra Milano e la Sicilia.