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Cosa vedere (e gustare) in Valchiavenna

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A 14 km dalla Svizzera, l'antica Chiavenna apre le porte di una favolosa ski area e quelle dei crotti, scrigni di specialità

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Qui, in Valchiavenna, tra le cime che separano la Lombardia dalla Svizzera, montagne, neve, prati e boschi sono le tessere di un puzzle seducente. Non mancano all'appello panorami tra i più belli dell'arco alpino, piste da campioni per sciate indimenticabili, borghi e cittadine dal fascino discreto per un après ski da dolce vita

Non c'è da stupirsi allora se, proprio tra questi monti, è cominciata la storia dello sci italiano: a Madesimo, in Alta Valle, più di un secolo fa è nato uno dei primi sci club italiani e ancora oggi il comprensorio è una delle destinazioni più amate dal popolo degli sport invernali. La Ski Area, infatti, regala ai suoi fan oltre 60 chilometri di piste per lo sci alpino e 25 chilometri di anelli per il fondo: c'è solo l'imbarazzo della scelta fra i tracciati in alta montagna e quelli in mezzo ai boschi, tra le piste della Val di Lei, della Colmanetta e del Canalone (mille metri secchi di dislivello su tre chilometri e mezzo di percorso), tra le ciaspolate nelle notti di luna piena e le acrobazie per snowboarder e free styler nel Madepark. E per chi non è uno ski addict? Madesimo pensa anche a loro: ecco, allora, le camminate ad alto tasso di spettacolarità fino alle baite di Motta Alta, al Lago Azzurro, lungo il corso del torrente Scalcoggia o fino alle cascate del Groppera, ghiacciatissime in questa stagione e quindi ancora più spettacolari.

I tesori di Chiavenna e della Bassa Valle
Scendendo dalle montagne si continua nell'esplorazione del territorio: Chiavenna, soprattutto, racconta, all'interno delle sue mura sforzesche, un passato ricco e importante. Il centro storico è, infatti, disseminato di antichi palazzi nobiliari (come il Palazzo Salis e il Palazzo del Pretorio con gli stemmi affrescati delle dinastie locali), di fortificazioni (il Castello dei Conti Balbiani), di chiese sontuose (come la Collegiata di San Lorenzo con il suo millenario fonte battesimale di pietra ollare e il Museo del Tesoro). Quasi a strapiombo della Piazza Granda (quella del Castello, per intenderci) ci sono i due colli del Paradiso e del Castellaccio che ormano uno scenografico Parco Botanico: percorso da una rete di sentieri, ospita specie rare di vegetazione esotica ma anche ruderi delle vecchie mura e la Caurga, un'antica cava di pietra ollare, utilizzata, si dice, già ai tempi della colonizzazione romana. Chi è alla ricerca di percorsi naturalistici, si può impegnare in un facile trekking per raggiungere il Parco delle Marmitte dei Giganti dove si incontrano massi levigati e pozzi giganti scavati nella roccia dall'erosione dei ghiacciai. Altra sosta alle Cascate dell'Acqua Fraggia, le "belle chadute d'aqua" come le descriveva Leonardo nel suo Codice Atlantico. E per finire, una visita al cinquecentesco Palazzo appartenuto alla famiglia Vertemate Franchi, voluto come casa di delizie da due rampolli della ricca famiglia. Il complesso, che comprende anche aree verdi, sorge nelle vicinanze del borgo di Piuro, distrutto da una frana nel 1618. Le linee rigorose del prospetto non fanno immaginare la scenografica ricchezza degli interni: appena oltrepassata la soglia, infatti, si percorrono sale, saloni di rappresentanza, stüe e boudoir dai soffitti intarsiati e dagli affreschi coloratissimi che raccontano episodi delle Metamorfosi di Ovidio, illustrano il succedersi dei mesi e dei segni zodiacali o rappresentano le divinità dell'Olimpo.

Formaggi, brisaole e "violini"
La Valchiavenna è famosa anche per essere patria dei crotti, le tipiche cantine o grotte scavate nella roccia in cui da secoli, grazie al Sorèl, un venticello fresco che spira tra le fenditure della pietra, si conservano e si stagionano le specialità locali: formaggi, prima di tutto (tra i tanti citiamo il bitto e la magnocca), ma anche brisaole (con la i e non con la e) e salumi. Una sosta in queste celle frigorifere ante litteram è sicuramente da mettere in conto. In fondo il fil rouge che contraddistingue la gastronomia della Valchiavenna è costituito, soprattutto, dai prodotti della montagna: grano saraceno e patate, formaggi e carni essiccate, che da eredità di un passato avaro di risorse, sono diventati elementi insostituibili di preparazioni gustosamente naïf. Tra tappe gastronomiche di qualità e tavole rustiche in Valchiavenna si trovano prodotti dalla genealogia secolare: già secoli fa qui si parlava (e si scriveva) di carne salada, diventata ai nostri giorni, per tutti i chiavennaschi la brisaola (la "i" fa da sempre la differenza tra il prodotto lavorato a mano e quello industriale) ma nelle vetrine delle macellerie e delle salumerie della valle sono esposti anche i Violini di Capra, piccoli prosciutti realizzati solo con la coscia e la spalla di capre di razza orobica. Oltre ai taglieri di salumi, un menu chiavennasco prevede gli gnocchetti di Chiavenna (di pane raffermo e farina, benedetti da una sferzata di burro e formaggi) e polenta taragna, a base di farina di grano saraceno. Ma il burro, entra di prepotenza e in dosi massicce anche nella preparazione dei biscotin di Prosto preparati ancora oggi secondo una ricetta secentesca.

Enrico Saravalle
gennaio 2023

foto di Laura Spinelli

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