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Copenhagen e la cucina nordica

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Shopping a go go, prelibatezze gourmand e tutta la suggestione del Nord in una città dalle mille anime, dove passato e avanguardia convivono

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Percorsi d’arte tra superantico e postmoderno, golosità e shopping griffatissimo. Aggiungete una spruzzata di design raffinato e il gioco è fatto: il cocktail Copenhagen è pronto. Tra decorazioni, Palazzi Reali e quartieri trendy, le feste di fine anno sono più festose che altrove. Così almeno assicurano gli abitanti, che scherzosamente si giustificano con il fatto che Babbo Natale vive in Groenlandia (politicamente, territorio danese) e che proprio qui sono nati i piatti di Natale (le note porcellane bianche e blu di Bing&Grøndahl) e i francobolli natalizi (da più di un secolo appiccicati su lettere, cartoline e biglietti d’auguri).

54024Piatti e francobolli a parte, tra dicembre e gennaio l’aria di festa si respira ovunque. Il Tivoli, per esempio, il celebre parco di divertimenti, in questo periodo ospita un mercatino aperto fino a notte fonda con decine di negozietti colmi di regalini cheap&chic e golosità natalizie (come i brunkager, i biscotti allo zenzero, e il gløgg, una sorta di vin brûlé molto speziato e spruzzato di acquavite o cognac). Neppure a Nyhavn si scherza, in fatto di Natale: l’antico porto, su cui si affacciano decine di eleganti bistrot, è affollato di chalet zeppi di souvenir, delikatessen e oggettini di porcellana (ovviamente della Royal Copenhagen).

Anche a Christiania (storica comunità hippy), Natale è più Natale: i figli dei figli dei fiori lo celebrano con un mercatino che è un tripudio di oggetti fatti a mano nelle botteghe e negli atelier che si aprono sulle viuzze del villaggio. Mercatini a parte, Copenhagen tra dicembre e gennaio è uno spettacolo da non perdere: lo Strøget, una specie di via Montenapoleone danese, è illuminato a giorno da centinaia di candele, luci, decorazioni. Qui c’è Bodum, con quattro piani di oggetti di gran design, ma anche Illum, con decine di stand monomarca e bellissimi utensili per la casa; per non parlare del flagship store di Royal Copenhagen: da non perdere il secondo piano, l’area discount con i pezzi fuori produzione e i fine serie.

Compito degli appassionati d’arte, invece, è quello di trovare i gioielli che impreziosiscono il centro storico. Poco più a sud dello Strøget, ecco lo Strædet dove si affollano i negozi e le botteghe di antiquariato dietro agli edifici delle Scuderie Reali. In Ny Vestergade, c’è il NationalMuseet (il Museo Nazionale) che racconta, in quattro piani di esposizione, la storia danese dalla A alla Z.

Imboccando uno dei ponti che collegano l’isola Slotsholmen (cuore storico e geografico di Copenhagen, circondato da canali) con il resto della città, si arriva alla secentesca Borsa Vecchia con la sua curiosa guglia formata dalla code intrecciate di quattro draghi. Poco oltre si erge il palazzo di Christiansborg, un tempo abitazione dei sovrani danesi e ora sede del Parlamento. La famiglia reale adesso abita nel Castello di Amelienborg (ci si arriva da Nyhavn percorrendo l’Amaliegade), un complesso di quattro palazzi rococò su una piazza ottagonale. Nella città vecchia, poi, si può salire sulla Rundetaarn, l’osservatorio più antico funzionante in Europa, con una vista mozzafiato (nelle giornate più luminose si può intravvedere anche il celebre scoglio della Sirenetta).

A tavola tra passato e futuro

54025A tavola, durante le feste, è il grande momento della cucina tradizionale, che prevede scorpacciate di salmone e aringhe, aragoste e granchi, salsicce e polpette (servite con cavolo rosso e barbabietole), maiale con mele fritte, pâté di fegato e ris à l’amande. Un autentico Danish Christmas è poi confortato da abbondanti assaggi di Julbryg, la birra di Natale, che si acquista ovunque (ma solo durante le feste), anche lungo lo Strøget presso i carretti trainati da cavalli.

Al di là della tradizione natalizia, il panonorama gastronomico danese si muove verso avanguardie d’eccellenza. Merito soprattutto di René Redzepi, giovane chef che dal suo NOMA ha lanciato, nel 2003, il trend della “cucina nordica”, idea rivoluzionaria (al pari di quelle di Marchesi e di Adrià) che prevede l’utilizzo di soli prodotti del profondo Nord (dalla linfa di betulla alla carne di bue muschiato) cucinati in modo creativo. Grande successo di René (le Stelle Michelin e i Best Award per lui si sprecano) e via libera ai discepoli, che hanno fatto diventare Copenhagen un piccolo eden per foodies e amanti del bien vivre: provare per credere le proposte di Aamanns, di Alberto K o di AOC.

a cura di Cristiana Cassè, testi di Enrico Saravalle, foto e realizzazione piatti di Ilva Beretta

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