Qui per secoli hanno regnato i Savoia e si vede. A Chambéry, la prima fermata del Tgv sulla linea tra Milano e Parigi, piazze, vicoli e palazzi raccontano i secoli d’oro di una corte tra le più eleganti d’Europa. E se nel 1563 la capitale si trasferì a Torino, i legami tra vecchia e nuova sede non si interruppero affatto. A darne prova sono la centralissima Rue de Boigne, porticata come una via torinese, le facciate a colori vivaci, i grandiosi trompe-l’oeil o i palazzi sormontati da stemmi nobiliari.
Il tutto è però miscelato a un francesissimo dedalo di vicoli coperti che collegano il côté rue (lato strada) al côté cour (ovvero la corte interna, impreziosita da logge, scale a chiocciola, torri), a una distesa di tetti d’ardesia e all’imponente castello duecentesco che domina la città.
Proprio accanto c’è la Sainte Chapelle, all’interno della quale, sotto una volta che sembra ricamata con il marmo (ma è un trompe-l’oeil), è custodita una copia della Sindone. Un tempo l’originale stava esattamente qui, ma poi, con il trasferimento della corte a Torino, anche la reliquia cambiò sede. Altra presenza, quasi da Guinness, è il grande Carillon che il sabato pomeriggio fa sentire le sue melodie suonate da 70 campane.
Ai piedi del castello si visita la Cattedrale
Sulle sue volte gli occhi vedono preziosi arabeschi scolpiti, ma si tratta della più estesa superficie a trompe-l’oeil del Vecchio Continente. Chambéry, però, non vive solo del suo passato e si rinnova di continuo: l’architettura moderna ha conquistato il centro e gli archistar come Mario Botta hanno realizzato un mélange intrigante tra antico e moderno.
Così le vecchie scuderie sabaude sono state trasformate in un centro congressi e il Museo delle Belle Arti, con la più grande collezione francese di arte italiana dopo il Louvre, è stato appena svuotato e ricostruito con criteri moderni, passerelle aeree, fonti di luce naturale a volontà.Tutto a due passi dalle antiche statue dei vip nati o vissuti a Chambéry (come De Boigne, immortalato nella fontana degli elefanti che ricorda le sue avventure in India, o J.J. Rousseau).
Ulteriori motivi per fare tappa a Chambéry sono l’ambiente che la circonda (si trova all’entrata di tre parchi nazionali, a pochi minuti da due laghi cristallini e da chilometri di piste da sci) e la buona tavola. E se i ricettari tradizionali parlano di fondue e raclette, altre specialità affondano le loro radici nelle cucine ducali e nella parentela con le specialità transalpine. È il caso, per esempio, del Gateau de Savoie (un dolce a base di albumi e zucchero creato da uno chef di casa Savoia).
Prima di mettersi a tavola, si beve il Vermouth, ovviamente made in Savoie, e poi dagli alpeggi arrivano formaggi a volontà: delizie come il Farou, il Colombier des Aillon, la Tomme de Savoie. Per non parlare dei tartufi al cioccolato e della Brioche Saint Genix, avvolta da una carta rossa e bianca che celebra ancora, ogni giorno, i colori dell’antico Ducato.
a cura di Daniela Falsitta, testi di Enrico Serravalle, ricette del ristorante “Le Savoyard”