È un’isola slow l’Elba, da scoprire tra i profumi della macchia mediterranea, sulle sue spiagge da cartolina, tra i sentieri che tagliano i boschi di lecci e castagni, lungo i vicoli dei borghi che raccontano storie di invasioni, di minatori e di imperatori in esilio. Sì: storia e storie sull’isola si intrecciano perché l’Elba è stata teatro di grandi eventi e da qui sono passati Etruschi e Romani, Pisani e Fiorentini, Spagnoli e Inglesi, lasciando miniere e terme, castelli e torri, fortificazioni e prigioni dorate. Forse l’Elba non ha la bellezza griffata di altre isole italiane ma in cambio regala una rilassante normalità, che si respira anche nelle sue piccole capitali. Come Portoferraio, per esempio, dove un trekking storicamente urbano sale lungo scalinate di pietra rosa, porta fino ai bastioni medicei di Forte Stella e Forte Falcone e regala una vista a 360° su quella che è considerata la prima città rinascimentale ideale, progettata dalla corte dei Medici.
In cima all’altura che domina la rada c’è anche la Palazzina dei Mulini, residenza cittadina di Bonaparte in esilio. Che, vale la pena ricordarlo, in soli dieci mesi di sosta forzata sull’isola fece costruire strade, riorganizzò l’economia mineraria, incrementò la produzione e l’esportazione del vino. Di lui, dell’empereur, rimangono oggi le sue “case” (oltre alla Palazzina anche la residenza di campagna, Villa San Martino) e i luoghi che gli isolani vogliono legati a lui e alla sua turbolenta famiglia: lo scoglio di Paolina (dove, si dice, la più piccola dei Bonaparte si dedicava all’abbronzatura integrale), la Sedia di Napoleone (qui l’Imperatore si sedeva per scorgere i profili lontani della sua Corsica), il Romitorio del Bosco, teatro dei rendez vous con Maria Walewska e l’Acqua della Fonte, degna di dissetare anche un imperatore.
Poi c’è Rio nell’Elba, il paese dove le strade brillano per la presenza dei cristalli di ematite: qui, infatti, ha battuto per secoli il cuore minerario dell’isola e sempre qui si va alla scoperta di un paesaggio unico dominato dai rossi, dagli ocra, dagli arancio delle miniere di ferro a cielo aperto, come quella di Calendozio. Da Rio, poi, parte una ragnatela di sentieri panoramici che permettono di raggiungere i monti Strega, Capannello e l’antica For- tezza del Volterraio. Una camminata più facile porta, invece, fino all’Eremo di Santa Caterina e al suo Orto dei Semplici, che dal 1990 ospita specie endemiche e antiche cultivar a rischio di estinzione e dove, tra cespugli, arbusti ed erbe officinali, sono disseminati anche manufatti di zolle, acqua, terracotta e pietre.
Napoleone a parte, l’isola ha altri assi nella manica: panorami da brivido (provare per credere quelli dall’alto del Volterraio),spiagge, cale e baie più o meno segrete, scogliere e falesie che strapiombano nel mare e, in un mix insospettabile, perun’isola così marinara, sentieri di montagna, boschi di querce e di castagni e persino scenografici villaggi d’altura. Tant’è vero che in pochi minuti si passa dal massiccio granitico del Monte Capanne, regno dei mufloni e delle capre selvatiche, alle dune di Lacona dove fioriscono i pancrazi (i candidi gigli di mare), dall’Anello Occidentale, una teatrale strada costiera da percorrere al tramonto per scoprire spiagge e scogliere sel- vagge (Fetovaia e Cavoli, per esempio) alla Via dell’Essenza, un sentiero costiero di una dozzina di tappe, ognuna intitolata a una pianta officinale (lavanda, rosmarino, ginepro, elicriso...) le stesse che entrano nella composizione delle fragranze di Acqua dell’Elba, brand sponsor di questo progetto.
Il matrimonio della terra con il mare
Anche a tavola l’isola non delude: un ricettario elbano è un mix di varie cucine, di ingredienti poveri, di sapienza e fantasia popolare, di preparazioni lunghe e complesse oppure di cotture veloci. Accanto al cacciucco locale (con un sapore più deciso di quello livornese o viareggino do- vuto alla presenza del baccalà) e allo stoccafisso alla riese, che per secoli è stato il pasto di minatori e contadini, si trova il gaspaccio (conosciuto anche come gurguglione) che ricorda, nel nome, una preparazione spagnola ma in realtà assomiglia più a una ratatouille provenzale. Quanto al polpo all’elbana, si può dire l’antesignano dei moderni street food: viene infatti lessato in acqua aromatizzata con il peperoncino e si mangia alla forchetta, per strada. Frequenti anche i piatti in cui i pesci più poveri (o gli scarti del pescato) vengono arricchiti con i prodotti della terra e quelli della terra insaporiti con i profumi del mare, come lo stoccafisso con le patate, il tonno con le bietole, il baccalà con i ceci o il cavolo nero con l’acciugata. E per il vino? La tradizione vinicola dell’Elba ha una lunga storia e due vitigni bandiera, l’Ansonica, che dà un bianco floreale e mediterraneo, e l’Aleatico, da cui si ottiene un passito color rubino che profuma di marasca e spezie ed entra come ingrediente nella schiaccia briaca, il dolce isolano per eccellenza.
TACCUINO DI VIAGGIO
BITTA 20
Calata Mazzini 20, Portoferraio, tel. 0565 930270 Sul lungomare, con vista sulle fortificazioni medicee,
i menu Elba Active ideati dallo chef Michele Nardi che ha realizzato i piatti fotografati.
MICKEY MOUSE
Loc. Molino, Capoliveri
Tel. 0565 967020
Una terrazza panoramica e una cucina che parla elbano stretto, dalle acciughe fritte agli gnocchi di castagne *con lardo e pecorino.
Via Madonna 19, Marciana Tel. 0565 901284
La cucina di terra
(e di montagna) incontra quella di mare: tagliatelle di castagne con porri e scampi oppure polpo con borlotti.
Forte Falcone, Portoferraio. Sugli spalti della fortezza, Schiaccina&Biretta (con una sola “r”), ovvero il classico aperitivo elbano.
TERRA&CUORE
Str. del Buraccio, Portoferraio. Una selezione di caprini e un gelato al latte di capre con infusione di erbe officinali.
PESCHERIA ANTONIETTA
Via Verdi 3, Capoliveri
Oltre al pesce, sughi e sottoli.
Loc. Schiopparello 28, Portoferraio
Extravergine da olive Leccino, Frantoio, Pendolino.
Loc. Schiopparello 30, Portoferraio
Pasta integrale da farine antiche di grano duro.
Loc. Pian del Monte,
Porto Azzurro Accostamenti inediti tra uve autoctone e non.
PALAMITA SOTT’OLIO ALLE ERBE E FIORI ELBANI
PER 4 PERSONE
INGREDIENTI: 1 palamita di 3 kg sfilettata - 100 ml di aceto bianco - 50 ml di olio extravergine d’oliva - 2 rametti di rosmarino - 5 rametti di nepitella - 5 rametti di finocchio selvatico - misticanza di songino - rucoletta selvatica - foglie di rapa - fiori eduli - 300 g di sale grosso - 1 cucchiaio di pepe in grani
1) Mettete a bollire 2 litri d’acqua con l’aceto, il sale grosso, i grani di pepe, un rametto di rosmarino, 3 di nepitella e 3 di finocchio. Quando bolle, unite i filetti di palamita e lasciatela cuocere a fuoco dolce per 20 minuti.
2) Scolate i filetti e fateli asciugare su un canovaccio pulito. Una volta raffreddati, tagliateli a fette grossolane e conditeli con l’olio e le rimanenti erbe sfogliate.
3)Lavate e asciugate le insalatine selvatiche, suddividetele nei piatti, adagiatevi sopra il pesce e decorate a piacere con i fiori eduli.